Ho chiesto ad un amico, il Dr. Corrado Patriarca di Roma, di raccontarmi qualcosa dello Shen. Una tecnica della quale non avevo mai sentito parlare. Ho avuto la fortuna di conoscere un professionista come lui che da anni, nel suo studio romano, la pratica con risultati sorprendenti. Corrado è un medico, psicoterapeuta che si occupa anche di agopuntura, medicina cinese, fiori di Bach...insomma, uno di quei medici a 360°. Uno di quegli uomini che fanno la differenza. Grazie Corrado per questo regalo.
Molti si chiederanno: perché mettere a confronto una pratica famosissima con una pressoché sconosciuta come lo SHEN? Sarebbe come paragonare un film di Fellini con uno sconosciuto capolavoro cinese…
Prima di rispondere va detto che lo SHEN è una pratica poco conosciuta solo in Italia. In America non è infrequente trovarla negli ospedali come pratica per alleviare disturbi di natura somatopsichica. Lo SHEN è un acronimo: Specific Human Energy Nexus. E’ una tecnica sciamanica pre-colombiana, affonda le sue radici nella notte dei tempi. E’ una potente tecnica energetica, senza implicazioni filosofiche o religiose. Tramite le mani dell’operatore (che non deve necessariamente avere nessun tipo di “potere”), seguendo un protocollo ben preciso, si vanno a sbloccare emozioni molto profonde. A volte è sufficiente una seduta per risolvere un problema che dura da anni. Non c’è nulla di miracolistico in tutto ciò. Il protocollo SHEN, analogamente a quello che avviene nell’agopuntura, va a lavorare su zone ben precise.Con questa premessa affrontiamo un punto estremamente delicato: la chiusura dei flussi energetici. Negli anni ’80, nei policlinici romani, successe un fenomeno piuttosto strano: i reparti di neuropsichiatria si riempivano misteriosamente il lunedì. Dopo un’accurata indagine si scoprì che molti pazienti provenivano da incontri di fine settimana tenuti da psicologi neolaureati. La facoltà romana di Psicologia cominciava a sfornare i primi laureati. Presi dal sacro fuoco della liberazione a tutti i costi, i miei colleghi aprivano, più o meno volontariamente, quelli che oggi conosciamo bene: i chakras. Le emozioni venivano fatte uscire come se fossero mandrie liberate dal recinto. Molte di queste persone tornavano a casa la sera sbloccate… senza il senso del limite. Il lunedì mattina, disperate, andavano, come si dice a Roma, a metterci una pezza a Neuropsichiatria. Lo SHEN è una pratica che alla fine di ogni seduta chiude i canali. L’ultimo passaggio è sempre alla pianta dei piedi. Ogni protocollo, sia che si lavori sul plesso solare , sul cuore,ecc., termina con tutte e due le mani che lavorano sulle piante. L’importanza di questa parte del corpo è ben conosciuta da chi lavora esclusivamente con la riflessologia.
Per rinforzare questa chiusura, da tempo cerco di integrare queste due tecniche, da solo o in collaborazione. Questo richiede pazienza e tempo anche del cliente, la cui seduta complessiva può anche superare le due ore. Troppo spesso si assiste all’utilizzo di tecniche energetiche che, inseguendo il mito della “liberazione”, creano danni a volte difficilmente riparabili. Per questo motivo qualche minuto in più per riarmonizzarsi rende il nostro cammino interiore più sicuro e, quindi, più ricco di prospettive.Dr. Corrado Patriarca
medico psicoterapeuta, Roma
mail: cpatriarca@libero.it
Immagine: www.nuovamentecorsi.it
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