[...]Il mio regno, invece, è grande come l’universo perché non sono né italiano, né francese, né indiano, né americano, né spagnolo: io sono cosmopolita. Nessun paese può dire di avermi visto nascere; Dio solo sa quale terra mi vedrà morire. Io adotto tutti gli usi, parlo tutte le lingue. [...] Dunque capirete che, non essendo di alcun paese, non chiedo protezione ad alcun governo; non riconoscendo alcun uomo per mio fratello, non può arrestarmi né paralizzarmi alcuna sorta di scrupoli che arrestano i potenti o di ostacoli che paralizzano i deboli. Io non ho che due avversari, non dirò due vincitori, perché li sottometto con la tenacia: la distanza e il tempo. Un terzo avversario, il più terribile, sta nella mia condizione di mortale. La morte soltanto può arrestarmi nella via che percorro e prima che abbia conseguito lo scopo a cui miro; tutto il resto l'ho calcolato. I cosiddetti capricci della fortuna, vale a dire i rovesci, i cambiamenti, le eventualità li ho tutti prevenuti: e se qualcuno qualcuno può colpirmi, nessuno può annientarmi. A meno che non muoia, sarò sempre ciò che sono.
da "Il Conte di Montecristo" di Dumas
Ha ammaliato anche me, tanto tempo fa. Un libro eccezionale. Un modo di essere che condivido, senza se e senza ma. Grazie a Marta per avermelo ricordato
http://ballerottabohemien.blogspot.com/2011/11/subisco-il-fascino-delle-imperfezioni.html
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