Avevo capito che rinunciare a se stessi, non amarsi è come sbagliare a chiudere il primo bottone della camicia. Tutti gli altri poi sono sbagliati di conseguenza. Amarsi è l'unica certezza per riuscire ad amare davvero gli altri.
Fabio Volo dal libro "È una vita che ti aspetto"




giovedì 31 dicembre 2015

2016



"Meraviglia dello stare bene
quando le formiche mentali
non partoriscono altre formiche
e si sta leggeri come capre sulla rupe
della gioia."
(da: Le parole giovani di Mariangela Gualtieri)

martedì 22 dicembre 2015

Novità editoriali - Requiem per una fata

Ecco, finalmente, il nuovo libro di un mio caro amico. Vi invito a dargli un'occhiata.
 

lunedì 23 novembre 2015

Ringraziamento


Devo molto a quelli che non amo.
Il sollievo con cui accetto
che siano più vicini a un altro.

La gioia di non essere io
il lupo dei loro agnelli.

Mi sento in pace con loro
e in libertà con loro,
e questo l'amore non può darlo,
né riesce a toglierlo.

Non li aspetto
dalla porta alla finestra.
Paziente
quasi come un orologio solare,
capisco
ciò che l'amore non capisce,
perdono
ciò che l'amore non perdonerebbe mai.

Da un incontro a una lettera
passa non un'eternità,
ma solo qualche giorno o settimana.

I viaggi con loro vanno sempre bene,
i concerti sono ascoltati fino in fondo,
le cattedrali visitate,
i paesaggi nitidi.

E quando ci separano
sette monti e fiumi,
sono monti e fiumi
che si trovano in ogni atlante.

E' merito loro
se vivo in tre dimensioni,
in uno spazio non lirico e non retorico,
con un orizzonte vero, perchè mobile.

Loro stessi non sanno
quanto portano nelle mani vuote.

"Non devo loro nulla" -
direbbe l'amore
su questa questione aperta.

Wislawa Szymborska

martedì 27 ottobre 2015

Mi sei indifferente, ti ho dimenticato centinaia di volte

A. Jodorowsky

giovedì 6 agosto 2015


Camminavamo senza cercarci
pur sapendo che camminavamo per incontrarci

Julio Cortazar

domenica 26 luglio 2015

Anche i calli parlano


Tratto da : la via della salute.it

Un detto comune dice che le scarpe strette creano i calli ai piedi ... niente di più sbagliato !!!
se così fosse, che spiegazione si può dare al fatto che molte volte i calli compaiono solo su un piede, oppure su punti diversi di entrambe i piedi, o ancora, come mai persone che indossano scarpe comode per la maggior parte del tempo, es. pantofole, scarpe sportive ecc, presentano comunque delle callosità ?
A volte le scarpe strette possono accellerare questo processo ma non ne sono la causa.
Lo sapevate che anche i frati hanno i calli nonostante trascorano gran parte della vita indossando sandali ??!!

Il piede oltre ad essere una delle parti del corpo più innervate, è fondamentale per ciascuno di noi perchè permette al nostro corpo di appoggiarsi sulla Madre Terra ed essere in contatto con le sue energie.
Secondo la legge universale il cui le parti sono in rapporto con il tutto, possiamo dire che il piede è il microcosmo e il corpo il diretto macrocosmo. In pratica il piede riflette il nostro corpo, questo spiega il successo della Terapia Metamorfica e della Reflessologia Plantare, in cui la prima si occupa delle fasi dello sviluppo prenatale del feto nei punti riflessi del piede corrispondenti alla colonna vertebrale e la seconda legge nel piede la corrispondenza di tutti gli organi a livello multidimensionale.

Come disse Giuseppe Calligaris un emozione non vissuta perchè troppo dolorosa si cristallizza nel corpo e crea un blocco ... che inizialmente si manifesta con un disturbo ... nulla di più vero !!!
Quindi anche la "banale" callosità è un messaggio di disagio che il nostro corpo ci stà offrendo ... quindi non si forma mai a caso !

Il callo vero e proprio è in contatto con le terminazioni nervose e genera dolore mentre le callosità sono inspessimenti cutanei e non sono dolenti.
La callosità che si riscontra nella parte mediale dell'alluce, quella zona che in genere viene sollecitata dalla scarpa, indica che esistono nei conflitti con l'autorità. Se è a sinistra, significa molto probabilmente che non è stato tagliato il cordone ombelicale nei confronti del padre che in qualità di capo-famiglia, rappresenta l'autorità. Potrebbe essere stato un padre troppo autoritario e quindi repressivo o al contrario troppo debole al punto di essere succube della madre; in entrambe i casi tali vissuti potrebbero aver creato delle limitazione nello sviluppo della personalità.
Se la manifestazione è sull'alluce destro significa che il disagio non risale all'infanzia ma all'età adulta e si è in conflitto con tutte quelle situazioni che in qualche modo tendono a dare degli ordini o che rendono la persona dipendente e subordinata (es. capufficio, preside, direttore, padrone ecc.). Se tale callosità è inferiore a quella di sinistra significa che è in atto un miglioramento graduale; ma se al contrario è maggiore sull'alluce destro indica che i problemi del vissuto presente non sono in via di risoluzione e addirittura si stanno accentuando.

In corrispondenza al punto di unione tra la 2° falange del primo dito e il metatarso si identifica il punto riflesso della tiroide.
Questa ghiandola posta sul collo vicino alla trachea ha il controllo del 5° chakra, sede del suono e della vibrazione e dove risiede la nostra capacità di esprimere oltre che di comunicare e ascoltare. Non a caso un ispessimento molto frequente in questa zona indica in genere un conflitto con la propria parte creativanel senso più esteso del termine. Potrebbe manifestarsi in una persona che ha difficoltà a trovare la propria strada nella vita, o per un artista un periodo conflittuale in cui non riesce a esprimere ciò che prova, o ancora una costrizione a dover svolgere attività che non appagano le reali necessità della persona. Non a caso coloro che "cronicamente" hanno difficoltà in tal senso presentano squilibri anche a livello tiroideo.

Nella zona della pianta del piede appena sotto le dita e precisamente in corrispondenza al punto di unione tra  la 2° falange del 2° e 3° dito e il relativi metatarsi si trova il punto riflesso del polmone,  che, se presente una callosità chiamata a "100 lire" oltre ad indicare squilibri legati all'attività dell'organo (es. polomiti, brochiti, asma o debolezza polomonare in genere) suggerisce difficoltà di espressione e di comunicazione con l'esterno, per esempio nell'esprimere le proprie necessità o le proprie emozioni.

Le dita dei piedi rappresentano un universo a se. Fisiologicamente le dita del piede sono composte da 3 falangi per ogni dito ad eccezione dell'alluce che ne ha due. Simbolicamente le tre falangi ci riportano al concetto di uomo situato tra cielo e terra. La 1° falange, quella verso il tallone, rappresneta il collegamento con la terra e nel corpo rappresenta la zona dall'ombelico in giù e quindi assolve alle funzioni più fisiche e anche più materiali, per esempio la procreazione, l'evacuazione, la sessualità.
La 3° falange, detta anche falangetta, proprio per la zona in cui si colloca rappresenta il collegamento con il cielo, è collegata nel corpo alla zona dal diaframma in su e per questo assolve agli aspetti più sottili come l'idealità, il pensiero, ma anche quegli aspetti fisici che non controlliamo come il respiro e il battito cardiaco. La 2° falage invece proprio perchè stà nel mezzo tracielo e terra indica l'uomo ed è una sorte di mediazione tra una realtà e l'altra e nel corpo è situata tra l'ombelico e il diaframma ed è in diretta relazione con il metabolizzazione nel senso più ampio del termine.
Per ritornare ai nostri calli, un dito ad uncino che presenta un callo tra tra 2° e 3° falage molto probabilmente suggerisce un conflitto tra uomo e cielo, per esempio un eccessivo controllo delle emozioni o un idealismo troppo pronunciato.
Un callo sul 2° dito esprime in genere una difficoltà di realizzazione di se stessi, sul 3° dito un conflitto i propri valori, sul 4° indica difficoltà in eccesso o in difetto nell'ambito dell'affettività ed infine sul 5° dito, sempre molto dolente, che molte volte si presenta addirittura gonfio e congestionato suggerisce difficiltà di espressione istintiva/sessuale (la sessualità essendo un'energia libera è considerata una parte creativa molto importante per l'individuo, che non è direttamente collegata all'atto sessuale vero e proprio). Si tende quindi a trattanere e a non lasciarsi andare al flusso naturale degli eventi.

L'eliminazione delle callosità, certamente poco estetiche ma a volte funzionali, non saranno mai definitive perchè il corpo continuerà a manifestare lo squilibrio finchè non sarà ascoltato !

Fonte http://viadellasalute.blogspot.it/2012/03/calli-e-callosita-dei-piedi.html?m=1

martedì 19 maggio 2015

Sono un tumore. Mi nutro delle mie stesse ossa e mi rigenero nello scorrere del mio sangue. Sono fuori e dentro me. Fuori negli sguardi compassionevoli. In chi raccoglie i conati di vomito. In chi mi guarda scuotendo la testa e allargando le braccia. Sono nello specchio che riflette la pelle ingiallita, il viso gonfio e le occhiaie di petrolio. Sono le labbra spaccate. Le lacrime secche che non riescono ad uscire. Sono nelle chiese, nei sussurri delle preghiere che il vento disperde. Sono dentro. Nelle profondità della solitudine. Negli occhi che non vedono il futuro. Nei crampi allo stomaco, nei vuoti di memoria. Sono membra stanche alle quali non giova nessun riposo. Sono nei sorrisi di circostanza, in quelli spenti, in quelli repressi perché inutili. Io sono il mio tumore. Se mi faccio inghiottire sono lui che vince. Io sono io, nonostante il mio tumore, nonostante le flebo, le siringhe, lo strazio nelle viscere, i battiti accelerati, l'alito fetido e i capelli diradati. Io sto col mio tumore. Lo osservo, non posso fare a meno della sua compagnia e voglio diventargli complice. Voglio farlo ridere, respirare aria nuova, aria che non sa di disinfettante e di corridoio d'ospedale. Io rinasco quando sento il fresco dell'acqua sul viso. Quando guardo mio figlio prima di addormentarmi e so con certezza che domani lo vedrò riaprire gli occhi. Io sono io. A prescindere dalla mia patologia. Io ce la farò. Perché me lo merito, perché lascio che il male scorra, depositi il suo messaggio per troppo tempo inascoltato e fuoriesca dal mio essere. Lo faccio per me. Per nessun altro. Mi guardo ancora una volta allo specchio e so che domani sarò diverso, sarò diviso da questo male. Sarò e sarà ricordo. A questo punto sono già una persona diversa da quella che ha cominciato a scrivere. Non sono più il mio tumore. Non rileggo nemmeno quello che ho scritto perché le parole lasciamo tracce, spesso indelebili. Queste, invece, sono sassi e farfalle librate nel vuoto, lanciati nell'acqua. Sono cerchi che si allargano e mi lasciano solo quiete e libertà. Pace. Speranza 

martedì 27 gennaio 2015

Desideravo vederti:
desidero la fantasia dei tuoi capelli
a inaugurare grida
di libertà in ore troppo lente; la rivolta
dei tuoi polsi terrestri
che muovono inizi di bandiere,
e accusano l’indugio, la disperazione
cauta, il tempo.
Mi occorre l’urlo d’uno sguardo
ed oltre la violenza del tuo esistere
io esigo il gesto d’un tuo riso.

Giorgio Manganelli