Avevo capito che rinunciare a se stessi, non amarsi è come sbagliare a chiudere il primo bottone della camicia. Tutti gli altri poi sono sbagliati di conseguenza. Amarsi è l'unica certezza per riuscire ad amare davvero gli altri.
Fabio Volo dal libro "È una vita che ti aspetto"




giovedì 25 febbraio 2010

Scrivo a te donna

Ogni mattina, dopo il segno della croce,
scriverti
è come recitare una preghiera.
Non si può far di peggio,
ma io so fare di meglio.
Ora che non ti vedo,
di buon mattino,
mentre tutti dormono,
prendo la penna, come un ladro prenderebbe
la chiave di un forziere,
e con la penna
rubo la vita che non mi appartiene
e scavo un camminamento
per raggiungere te che, contro ogni legge,
considero mia.

Salvatore Fiume

RODIOLA

Rhodiola rosea
dimagrante, alza i livelli di serotonina, abbassa i livelli di grasso nei tessuti, dona senso di sazietà, allevia e controlla la fame ansiosa, pianta adattogena, antiossidante, allevia la sensazione di stanchezza, utile nel metabolismo rallentato, è anti stress, antidepressiva,alza il tono dell'umore, antimutagena, stimola il sistema immunitario,aumenta la capacità di apprendimento, la memoria, utile nell'amenorrea, per le performance sportive, antinvecchiamento, nei problemi sessuali.

Fame nervosa e attacchi di fame...W la RODIOLA

Cos'é la fame nervosa e perchè ci prende.
L' aumento costante dell' obesità nel mondo costituisce la ragione principale dell' interesse attuale dei ricercatori per la determinazione dei meccanismi di regolazione del comportamento alimentare. Nel corso degli ultimi trent'anni, sono stati fatti progressi importanti per trovare i fattori nervosi implicati nel bisogno di cibo. Molti sperimentatori hanno mostrato che la caduta della glicemia registrata al livello dei neuroni gluco-sensibili ipotalamici è un fattore d'induzione di un pasto. È come dire che ci sono delle sentinelle nel cervello che avvertono il corpo quando il livello di zuccheri è troppo basso e inducono come risposta il bisogno di cibo e le azioni per procurarselo.

martedì 23 febbraio 2010

Perle ai porci

Dare cose preziose a chi è incapace di valutarle, offrire valori, consigli, parole a chi non è in grado di apprezzarli. E' preso dal Vangelo (Matteo VII, 6): "Non gettate le cose sante ai cani e le perle ai porci, perché non le mettano sotto i piedi e vi si volgano contro per sbranarvi". La locuzione ha conservato il valore che aveva nel testo: non tutto è fatto per tutti.

immagine: cverdier.blogspot.com

Come superare l'abbandono

Quando veniamo lasciati cerchiamo sempre le cause, ma questa non è mai la soluzione al malessere. Ecco come superare l’abbandono
Il momento dell'abbandono
Lui, o lei, prepara la valigia e chiude la porta dietro di sé buttandosi alle spalle ciò che c'è stato fra di noi fino a pochi momenti prima. A tutti probabilmente è capitato: il momento in cui il nostro partner decide di lasciarci è un vero e proprio shock emotivo. Che sia un fulmine a ciel sereno o abbia avuto una lunga preparazione non cambia poi molto: è un fatto che ci "spezza dentro" e ci fa mancare il terreno sotto i piedi. Le tipiche frasi di circostanza - «Sento il bisogno di riflettere, non so più cosa voglio, è meglio che ci separiamo per un po'...» - hanno il potere di innescare un'enorme sofferenza. Ci sentiamo invasi da un vortice di sentimenti: tristezza, rabbia, gelosia che creano un filtro che travolge tutto ciò che ci circonda. Fiumi di pensieri cominciano ad assillarci e rendono il tutto ancora più insopportabile: «Avrà un altro»; «C'è qualcosa che non va in me»; «Cosa ho sbagliato?»... Quando una relazione finisce, infatti, cerchiamo a tutti i costi di trovare una spiegazione razionale a ciò che è accaduto andando ad indagare i perché, le cause di una scelta che ci fa stare così male.
Come vivere l'abbandono
Questo è l'atteggiamento più comune, ma il meno adatto per affrontare la situazione. Anziché logorarci per mesi andando a rovistare nel passato, dovremmo provare a pensare che gli eventi della vita, soprattutto quelli dolorosi, arrivano per farci cambiare rotta. C'è dolore, certo, ma può essere visto come una condanna senza appello, oppure come uno strumento che ci aiuta a far nascere qualcosa di nuovo. Il dolore, cioè, è un processo naturale, funzionale. Nulla in natura accade per caso. Se vi prestiamo attenzione, attraverso il dolore ci stacchiamo dal passato e iniziamo a forgiare un nuovo "me stesso", con altri interessi, altre passioni, disponibile a nuovi incontri.
Del resto quasi sempre una storia finisce perché ci eravamo "seduti", trasformandola in una quotidianità monotona, un'abitudine poco spontanea. Il nostro amor proprio non lo ammette e ci fa soffrire, ma molto spesso stavamo tenendo in vita qualcosa che non lo meritava davvero.
La "bomba" che esplode a ciel sereno ha la funzione di scuoterci da una vita artificiale e anonima.
Cosa fare allora? La parola d'ordine è stare nel presente e vedere che cosa accade. Se infatti guardiamo bene le nostre emozioni, ci accorgeremo che, per esempio, quel corso di ballo seguito con il partner e del quale non abbiamo perso nemmeno una lezione non ci appassiona più, o forse non ci ha mai veramente appassionato. Lo facevamo per compiacere lui. O magari ci rendiamo conto che la furibonda gelosia che sentiamo adesso sta accendendo un eros che in realtà, durante la relazione, era totalmente spento. O che avevamo messo in ombra i nostri passatempi preferiti che ora finalmente possiamo riscoprire...
L'abbandono: cosa non fare
- Ricercare le cause dell'abbandono cronicizza la sofferenza. Mai chiedersi: «Perché mi ha lasciato?».
- No ai sensi di colpa. Non domandarti: «Dove ho sbagliato?». Quando si è in coppia e la relazione finisce non è mai responsabilità esclusiva di uno dei due partner. Inconsapevolmente vogliono entrambi che il rapporto s'interrompa.
- Cercare di rimediare al passato: non è risolutivo e non permette di attivare nuove risorse.
L'abbandono: fai così
- Percepisci la rabbia, la tristezza o la gelosia quando arrivano, senza sforzarti di mandarle vie: solo così verranno messe in campo nuove energie per trovare le soluzioni giuste per te.
- Rimani nel presente e osserva che cosa accade, dentro di te e nell'ambiente circostante. In questo modo scoprirai che, mentre si chiude una porta, si aprono nuove possibilità, per esempio si fa avanti un incarico lavorativo che aspettavi da tempo o arriva una telefonata inaspettata che ti apre nuovi orizzonti, interessi o modi di essere.
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Vuoi ritrovare l'autostima? Comincia dal tuo modo di parlare

L’autostima sgorga spontanea se siamo capaci di usare - con noi stessi e con gli altri - le frasi giuste: esistono parole che accrescono l’autostima e altre che aprono le porte alla sfiducia
Chi manca di autostima si ammala di più
Autostima: secondo molte indagini tre italiani su quattro l'hanno perduta e si sento noi sempre più sfiduciati. Ma quanto è importante avere un buon rapporto con se stessi e quindi una buona autostima? Basti sapere questo: la medicina contemporanea ha ormai accertato che "non piacersi", non avere autostima è all'origine di molti malesseri e non solo di ordine esistenziale. La disistima infatti indebolisce il sistema immunitario e gioca quindi un ruolo-chiave anche nelle cosiddette malattie organiche. Per capirci meglio: l'ipertensione, l'infarto, il sovrappeso, la cefalea, la colite, la gastrite, l'asma, le malattie allergiche possono dipendere anche dalla nostra incapacità di trovare un buon rapporto con noi stessi e quindi dalla bassa autostima.
Agisci sul linguaggio e ritroverai l'autostima perduta
Un famoso proverbio dice: "noi siamo quello che mangiamo". Se questo è vero, è altrettanto certo che noi diventiamo quello che diciamo ogni giorno. Le nostre convinzioni - soprattutto quelle che riguardano noi stessi - quotidianamente ci "creano". Quanto più useremo nei nostri confronti le parole sbagliate, tanto più crescerà l'insicurezza, la sfiducia, la disistima. Ecco perchè, per ritrovare la strada della fiducia e dell'autostima, è necessario partire dalle parole.
le frasi sbagliate: così l'autostima se ne va
- È tutta colpa mia, non riesco a farne una giusta!
- Mi chiedo sempre: sarò una brava moglie? Sarò una brava mamma?
- Non riesco mai a dire di no e tutti ne approfittano. Sono un debole
- Quando mio marito mi fa una critica mi crolla il mondo addosso!
- Mi tratta male e io sono sempre qui ad aspettarlo... Sono la solita cretina...
- Sono sei mesi che non riesco ad ottenere l'aumento: sono un incapace
- Avrei voluto essere più controllato e invece mi sono messo a urlare. Se non perdo questo vizio non concluderò nulla!
Perchè queste frasi allontanano l'autostima
- Giudichi tutto e tutti, in primis te stesso
- Dai eccessivo peso al passato e al futuro e ti perdi il presente
- Fai confronti continui e non ti vai mai bene, ma vorresti assomigliare a...
- Fai sempre bilanci (intevitabilmente insoddisfacenti)
- Vuoi avere il successo a tutti i costi: così una piccola sconfitta ti fa sentire un fallito
Le frasi giuste: così l'autostima "torna a casa"
- È vero, è un problema grave, ma non mi cambierà certo la vita!
- Chi sono io? Dipende... Posso cambiare in un attimo
- Inutile piangerci sopra: mi hanno fregato. Si ricomincia...
- Mi impegno al massimo, poi sia quel che sia
- Anche se non faccio solo la mamma, i miei figli sanno che possono contare su di me
- All'improvviso ho avuto una strana sensazione e ho cambiato il lavoro. È stata la mossa vincente.
- Sì, ho alzato la voce, ma che bello è stato dirgli a muso duro quel che pensavo di lui!

Perchè questo modo di parlare è amico dell'autostima

- Non pensi mai che una situazione sia definitiva e immodificabile
- La creatività ha spazio per esprimersi
- Non ti preoccupi del giudizio altrui
- Sai accogliere le novità
- Sai esprimere i tuoi veri sentimenti

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Gli oli essenziali che spengono la cefalea

Gli oli essenziali, un rimedio naturale per qualsiasi tipo di cefalea. Con la musica e il massaggio ne potenzi l’effetto benefico.
La cefalea è un disturbo che può esplodere all'improvviso, dopo un periodo di "incubazione", oppure può farsi sentire ogni giorno con sintomi più o meno intensi. L'aromaterapia può intervenire in entrambi i casi; un utilizzo quotidiano degli oli essenziali, infatti, ci permette di scaricare le "tensioni" che a lungo andare portano alla crisi.
Tanti dolori, tanti oli essenziali

Oli essenziali di angelica e zenzero per ossa sempre al top

Questi oli essenziali aiutano a smaltire le scorie che inquinano i liquidi corporei e si depositano nelle giunture, provocando dolori e infiammazioni alle ossa
Angelica e zenzero: gli oli essenziali giusti contro i dolori di fine inverno

lunedì 22 febbraio 2010

Endometriosi

L'endometriosi è una patologia che si sviluppa quando l'endometrio (che è il tessuto che riveste la superficie interna dell'utero), si trova al di fuori della sua sede naturale, ovvero della cavità uterina. Ciò comporta conseguenze fisiche piuttosto variabili ma in generale, un anomalo sanguinamento durante il ciclo mestruale, infiammazioni croniche, formazione di tessuto cicatriziale, aderenze tra i vari organi. L'endometrio fuori sede, a seconda di dove si localizza, prende nomi diversi:- adenomiosi o endometriosi interna se si localizza a livello del collo o del miometrio- endometriosi in genere si ha quando l'endometrio si localizza nelle tube di Falloppio, nel peritoneo (il rivestimento interno dell'addome), nel setto retto-vaginale (membrana fibrosa fra vagina e retto), nel sigma, nel basso addome come nel Cavo del Douglas (la regione più bassa della cavità peritoneale, posizionata dietro l'utero), nell'intestino, nella vescica ed uretere, nelle ovaie.-endometriosi esterna pelvica se si localizza nell'ombelico, nell'appendice, nella vulva, nei polmoni, nella regione inguinale, nelle cicatrici chirurgiche-infine endometriosi esterna quando si trova in organi o tessuti al di fuori della pelvi. E' importante riconoscere di che tipo è l'endometriosi per trovare la corretta metodologia di operare. Ad ogni tipo, infatti è associato un preciso, diverso stato d'animo. L'endometrio è quanto di più femminile e materno abbia il corpo della donna.

lunedì 15 febbraio 2010

Colite: la spia che rivela profondi disagi

Chi soffre di colite non accetta i pensieri "sporchi" tentando di eliminarli con le feci. Ecco un esercizio che allevia il disturbo
È una delle patologie maggiormente rivelatrici dei nostri disagi emotivi: disturbo psicosomatico per eccellenza, la colite è una vera e propria spia di personalità e modi d'essere non ascoltati che si esprimono in una parte centrale dell'organismo: la pancia. È qui, infatti, che vengono "pensate" le emozioni viscerali, è qui che decidiamo se viverle o no. La colite ci segnala che non le stiamo vivendo nel modo giusto.

domenica 14 febbraio 2010

“Amare se stessi è l'inizio di un idillio che dura tutta la vita.”
Oscar Wilde
Buon San Valentino a tutti! Chi si ama non è mai solo e non ha bisogno dell'approvazione degli altri. Oggi regalatevi una coccola: preparatevi qualcosa che vi piace, mettevi quel vestito fantastico nascosto nell'armadio, un bel bagno profumato e schiumoso. Chiamate quell'amico che non sentite da tanto. Ridete, ridete tanto. Fate le smorfie davanti allo specchio. Cantate a squarciagola, fate l'amore, giocate...insomma, GRATIFICATEVI. "Io mi amo", continuate a ripetervelo e non dimenticatevelo MAI. Oggi ho fatto così e i risultati non sono mancati. Grandi novità, nuove opportunità, amore dove non ricordavo...

Grazie Oscar, grazie Valentino

sabato 13 febbraio 2010

I rimedi verdi per i disturbi del ciclo mestruale

Le soluzioni vincenti al naturale per un ciclo mestruale doloroso o troppo abbondante

I disturbi mestruali: cosa significano, come superarli

Gli aspetti simbolici del ciclo mestruale e le patologie più diffuse: scopri se sei rischio.
Le mestruazioni racchiudono in sé la specificità più forte della femminilità: la facoltà di procreare, di essere “terra” feconda e corpo sensuale. Ecco perché l’apparato riproduttivo, più di altri, è un organo che porta con sé diversi significati culturali, tabù e curiosità. Gli uomini primitivi furono colpiti ad esempio dalla straordinaria corrispondenza tra i cicli della luna e il ciclo mestruale.

L'aromaterapia per i disturbi femminili

Gli oli essenziali giusti per affrontare mestruazioni abbondanti, dolorose, in ritardo, assenti
Con gli oli essenziali ritrovare la regolarità del ciclo mestruale
Grazie all'aiuto della natura posiamo ritrovare un ciclo mestruale regolare ed equilibrato. Oli essenziali e aromaterapia sono una tra le soluzioni più efficaci in caso di mestruazioni irregolari, dolorose, scarse o abbondanti.

Ciao a tutti. Vi ringrazio per l'attenzione e Vi invito a lasciare qualche commento. E' un modo per farmi capire cosa Vi piace di più, gli argomenti che Vi interessano, quali approfondire, le Vostre impressioni, le critiche...aiutatemi a dare un senso al mio lavoro di "bloggettara"!

OLIO DI ROSA MOSQUETA E DI BORRAGINE

Ci sono fiori e piante che profumano e ci allietano con i loro colori. Utilizzati per la preparazione di cosmetici, oggi come allora stanno ritrovando un posto di spicco per la cura e il mantenimento della bellezza femminile.

IPERICO il fiore della serenità

L’Iperico deriva dalla parola greca ” hypo” che significa sotto ed “erike” che significa erica, quindi si può tradurre: pianta che cresce fra/o sotto le eriche.
L’ Iperico è detto anche Erba di San Giovanni o Scacciadiavoli e fa parte della Famiglia delle Ipericacee.
Durante la sera gli apostoli e il loro maestro si riunirono nel luogo scelto da Gesù stesso e cominciarono le celebrazioni pasquali. Giovanni ci rivela già da principio lo stato d'animo di Gesù: "Sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine" .
I discepoli, ignari degli eventi che sarebbero presto accaduti, da bravi uomini del loro tempo erano in contraddizione a causa dei posti:
ognuno di loro desiderava un posto più onorifico e già nascevano le lamentele su chi di loro fosse il più grande fra i dodici. Gesù aveva già precedentemente sedato una discussione simile con una parabola e con la celebre frase: "Gli ultimi saranno i primi".
Ora a quell'umiliante scenata Gesù risponde, secondo Giovanni, con i fatti. Dopo avergli espresso come sia il più grande colui che si renderà schiavo dei suoi fratelli, egli si alzò dal tavolo, si cinse al fianco un asciugatoio e, preso un catino, cominciò a lavare i piedi ai propri discepoli dimostrando come lui, che era il maestro, si era reso il più umile fra loro
. Solo Pietro tentò di fermare il gesto del maestro, dicendo: "Signore tu mi lavi i piedi?"e ricevendo come risposta il fatto che, se non avesse accettato questo servigio, non sarebbe stato partecipe con lui nel regno dei cieli.

da Wikipedia

venerdì 12 febbraio 2010

Contusioni sugli sci? Ottimi arnica e iperico

Qualche caduta di troppo sulle piste? Il dottor Roberto Bianchi ci illustra come applicare arnica e iperico sulle parti dolenti dopo una giornata di sci.
Calzati gli sci (carving possibilmente!) e stretti al punto giusto gli scarponi siete pronti a lanciarvi nella mischia. Inutile dire che per non rimetterci braccia, gambe, ginocchia e spalle dovete sciare con prudenza, calibrando velocità e mantenendo una traiettoria ben definita. Sterzate e controsterzate vi possono costare caro: per attutire i colpi non possiamo certo contare su una carrozzeria! Qualche ruzzolone però, specie se siete alle prime armi, è d´obbligo. E se la caduta vi lascia postumi un po´ dolorosi, basta affidarsi all´arnica e all´iperico, seguendo i consigli del dottor Roberto Bianchi.

Fregare e spazzolare. i segreti per i piedi caldi

In questa stagione il freddo si fa sentire e spesso fa soffrire i nostri piedi. Ecco alcuni rimedi contro i piedi freddi

ARGILLA, ARGILLA, ARGILLA


Antisettica, depurante, assorbente, battericida, cicatrizzante, energizzante, mineralizzanteL'uso dell'argilla risale all'inizio della storia umana, l'uomo osservò che gli animali feriti, o malati, cercavano il fango per spalmarne il corpo, si consiglia sia per uso interno che per uso esterno.E' diffusa in Cina, India, Egitto, America Meridionale, Ha un potere antisettico e veniva impiegata dagli Egizi nei processi di mummificazione.

giovedì 11 febbraio 2010

Ancora RIBES NERO

Dove e come si trova: Il Ribes Nigrum nasce spontaneamente in tutta l'Europa settentrionale e centrale e nelle zone alpine. Si trova soprattutto nei luoghi pietrosi. In commercio si trovano i frutti, che hanno la forma di bacche polpose, ma anche il macerato glicemico (1DH), che si ricava dalle gemme, e la tintura madre, che si ricava dalle foglie e dai pezzi di corteccia triturati.
Le sue proprietà: E' un riconosciuto antiallergico, antinfiammatorio, antireumatico, diuretico e antidolorifico.Si utilizza a sostegno di terapie contro l'asma bronchiale, l'orticaria, la cefalea da pollinosi, le affezioni della gola, naso e occhi, la calcolosi renale, le dermatiti atopiche e gli eczemi.

Ribes nero: un rimedio contro l'allergia primaverile

Nel periodo primaverile molte persone presentano sintomi riconducibili alle allergie da polline, quali rinite, dermatite, prurito al palato e agli occhi.
Da anni è impiegata con successo la tintura madre idroalcolica (TM) ottenuta dalla macerazione di gemme fresche di ribes nigrum (ribes nero), da diluire in poca acqua, e da assumere lotano dai pasti. Anche alcuni medici tradizionali impiegano il ribes nero per curare le allergie con successo, ma anche come antinfiammatorio agendo come cortison-like, cioè con azione analoga al cortisone, come si può facilmente verificare dalle numerose testimonianze di questo rimedio fitoterapico.

CISTITE - Significato psicosomatico

Infiammazione della vescica, che può avere forma acuta, cronica, oppure recidivante. Si manifesta in genere con uno stimolo assai frequente a urinare, spesso accompagnato da bruciore uretrale. E' dovuta perlopiù a infezioni da batteri (spesso di origine intestinale), ma anche ad allergie e traumi di origine sessuale. In diversi casi non si riesce a riconoscerne le causa.

Vedo

Vedo un camoscio
e gli stambecchi saltare
un'aquila vola in alto
e le marmotte zampettano circospette
amore, sei sicura che di qui si va a Rimini?

Non è stato facile dirti "Ti amo"

Non è stato facile dirti "Ti amo"
non è stato facile dirti "amore"
non è stato facile dirti "addio"
certo che il cinese è una lingua un po' del c.....

Noi

Noi amanti perduti nella tempesta
noi amanti battuti dal vento
noi amanti frustati dall'uragano
amore:
ma vaff.... te e il pic-nic.

sabato 6 febbraio 2010

Abili artefici

Siccome è un po’ di tempo che tentiamo di riscoprirci attraverso i nostri piedi, avanziamo con decisione in questa giungla capovolta e allarghiamo il nostro modo di vederci “da sott’in su”, come suggerisce spudoratamente il titolo della rubrica.
Scommetto che la maggior parte dei lettori l’aveva considerato un titoletto allegretto, un simpatico gioco di parole: invece no, è un enunciato programmatico, ed è anche abbastanza faticoso all’inizio.La prenderò alla lontana. “Il pensiero crea” ci hanno insegnato a scuola, spronandoci a progettare la soluzione di un problema, lo schema di un oggetto, il tracciato di un testo. In superficie abbiamo capito questo semplice concetto e andiamo applicandolo con diligenza nelle più svariate occasioni, dall’immaginare un impianto elettrico all’elaborare un piano di studi efficace, allo scegliere una pettinatura o un vestito adatti a noi. Lo usiamo sempre e comunque, solo che a volte non ce ne accorgiamo affatto. “Io gioco a calcetto” sembra un’affermazione, ma presuppone la scelta di uno sport, di un luogo, di un gruppo di compagni e di un abbigliamento, nonché l’uso di tempo e denaro: in fin dei conti è il risultato di un progetto.Che dire allora di frasi come “Io sono sfortunato”, “Come sono grassa”, “Ogni primavera ho l’allergia”?O ammettiamo che il pensiero, per suoi oscuri e beffardi meccanismi, a volte crea e a volte no, oppure… orrore, signor capitano! Se ci soffermiamo con onestà dobbiamo forse riconoscere di essere dei grandi, potenti creatori a tutto tondo. Io non sono arrabbiata perché qualcuno o qualcosa mi ha urtato, ma piuttosto ho un progetto di rabbia dentro di me che filtrando il mondo esterno lo permea del suo colore. Osiamo ancora di più: non ho l’artrosi perché sto invecchiando, ma nutro al mio interno un progetto di rigidità così totale che mi ci vuole una vita per realizzarlo completamente. Fa paura, vero? Bene, questo è il primo passo, riconoscere per lo meno il beneficio del dubbio a un simile meccanismo e permettersi lo spavento delle sue implicazioni. La reazione potrebbe essere: “Non sarà mica colpa mia se ho l’asma!” L’idea di colpa è impregnata di giudizio, meglio sfrondarla.Non è colpa del progettista se il risultato del suo lavoro è un piccone: se gli avessimo commissionato un’oliera, lui avrebbe pianificato quella e noi ora staremmo ungendoci le giunture anziché disgregandoci le cartilagini articolari. Non c’è colpa, ma progetto ed esecuzione accurata.Ed ecco che il passo successivo ci porta un raggio di sole: ma allora, se sono un così abile esecutore, basta cambiare il progetto. E questo è il succo della chiacchierata odierna, riprendersi il potere di se stessi. Ogni qualvolta mettiamo una causa fuori di noi, ce ne priviamo inconsapevolmente: lui ha fatto, lei ha detto, l’inquinamento provoca, i conservanti causano, ecc ecc Tutto agisce su di noi, ma il modo in cui lo farà dipende dal nostro progetto. Ecco perché guardare negli angoli bui che ciascuno ospita, allo scopo di ripulirli, richiede coraggio, ma ci preserva dal contaminare pagine e pagine di progetto vitale con i residui di passate esperienze indigerite. La volta scorsa avevamo osservato come attitudini energetiche monodirezionali prolungate nel tempo finiscano per sovraccaricare o svuotare un compartimento corporeo, e come ciò sia leggibile sui piedi. Ora, camminando lungo il fiume in direzione della sorgente, possiamo anche considerare l’opportunità di renderci consapevoli dei progetti che hanno lentamente creato tali dislivelli.Torniamo al famigerato eccesso in zona toracica (leggi: ‘sta durezza sotto le dita che fastidio): magari un mio progetto è “respiro piano per non far rumore” ovvero “mi servo di aria con cautela” ovvero “sono timida”. Riprendendomi i diritti d’autore sulla mia vita, mi si aprono alcune possibilità allettanti. Posso lavorare sulle mie capacità relazionali e rivedere gli spazi reciproci occupati in me da intro - ed estroversione: il risultato sarà un ampliamento della capacità respiratoria – meno energia trattenuta in loco – ammorbidimento della durezza di cui sopra.O posso iniziare “da sott’in su”: massaggiare con garbo, affetto e costanza la zona ispessita. Ciò stimolerà la circolazione sanguigna, smuoverà tossine, farà vacillare la corazza non solo sul piede ma anche sull’organo che vi si specchia. In tal caso il risultato potrebbe essere lasciar espandere e svuotare con maggior libertà la cassa toracica, quindi usare più aria, quindi affermare con maggior sicurezza la propria presenza nel mondo. In fondo non è una novità, ce l’ha spiegato chiaramente Einstein col suo e=mc2: materia ed energia sono la stessa cosa, grazie (o nonostante) a quel misterioso c2.
Alessandra Atti

Responsabilità

Immaginiamo due piedi uno vicino all’altro e immaginiamo l’intero corpo in essi riflesso, cominciando dalla cima dell’alluce per finire su una linea artificiosa situata una decina di centimetri sopra il malleolo.
La punta dell’alluce rappresenta il punto più alto della testa, mentre i lati del tendine di Achille riflettono le gambe. Quando stiamo in piedi, la nostra postura e varie funzioni dell’apparato muscolare dipendono direttamente dal modo in cui li usiamo, da come distribuiamo il peso. E’ così che essi rappresentano un’espressione del nostro modo di collocarci e spostarci nel mondo, sul piano fisico e su quello energetico.Il corpo umano è perciò interamente rappresentato nei piedi e un punto di essi che è in relazione con una zona corporea si dice “punto riflesso”.Già da questo termine possiamo intuire che i caratteri della connessione punto-organo sono in un rapporto più ampio e complesso di quanto potevamo immaginare. Non semplici estremità opposte di un filo ideale che scorre in una data sezione somatica, ma reciproco specchio. Ecco che cominciamo ad intravedere l’importanza di decifrare il codice del linguaggio di carne, ossa, tendini. Se un piccolo angolo del mio piede “specchia” la mia cistifellea, allora ogni particolare dell’immagine ha valore, perché tutto sommato è assai più agevole maneggiare, ammorbidire, rivitalizzare quello che non la cistifellea stessa.Il vero problema non risiede tanto nella localizzazione dei vari punti, quanto nella loro decodifica. Esistono mappe accurate che descrivono la posizione di tutte le zone del corpo proiettate sul piede: basta usarle con flessibilità, come un riferimento più che come una carta topografica, tenendo sempre conto della variabilità individuale, per cui un punto può essere leggermente spostato (in genere non più di un centimetro) nel piede di carne di mia mamma rispetto alla figura di carta del libro. Ma, per l’appunto, una volta individuata una posizione possiamo, tramite l’osservazione ed il contatto, avere una descrizione di una parte del corpo raccontata dal corpo stesso.Molte volte mi sento dire : “Ah, quel callo me l’ha fatto venire una scarpa…Sì, lì c’è una durezza ma è perché cammino scalzo… l’unghia del pollice si è sollevata per colpa di un fungo che ho preso l’anno scorso in piscina…”Tutto ciò è vero ma non è vero.Una scarpa nuova, anche se giusta per il mio piede e ben fatta, può comunque causare qualche difficoltà di adattamento sotto forma di piccole ribellioni arrossate da qualche parte. Portandola però ci si aggiusta l’uno sull’altra e nell’arco di un mesetto ogni manifestazione dovrebbe sparire: se rimane non è più colpa della scarpa.E’ che un agente esterno (la scarpa, appunto) sta mettendo in evidenza una fragilità che era già presente sul piede allo stato latente, specchio di un distretto sofferente nel corpo. Questo vale in generale, poiché ogni nostro malessere è il risultato della rottura di un equilibrio che, essendo arrivato a uno stato precario per motivi di conduzione interna, viene smosso da una concomitante causa esterna. Esempio: mi sto trascinando addosso da tempo una scelta difficile che mi stanca e mi spezza in due - rigidità muscolare - "colpo della strega" per una minuscola torsione.Ecco, anche riguardo al piede è inutile accusare del suo stato il mondo di fuori, cosa che fra l’altro ci priva di ogni potere di rigenerazione su noi stessi: meglio dare un’occhiata al mondo di dentro. Per questa volta compito scritto. Tema: Osserva e descrivi i tuoi piedi. Mi raccomando, ragazzi, attenti ai particolari e mi farebbe anche piacere qualche nota di commento, alcune impressioni sugli aspetti non fisici (sono forti, volitivi, accomodanti, timidi…)

Alessandra Atti

L'Agio e il Disagio

Energia vitale può significare molte cose diverse. Tutte le religioni, come pure le arti marziali, le scuole mistiche, lo yoga e, avvicinandosi temporalmente a noi, la bioenergetica, assumono l’esistenza di un campo di energie collocato dentro ed intorno al corpo umano, che lo avvolge come un guscio d’uovo.
Senza cercare di definire tale energia, ma limitandoci a prenderne atto, notiamo anche in questo caso la distinzione fra i due poli di Cielo e Terra. Le frequenze energetiche più basse sono descritte come dense e i relativi colori scuri, mentre le più elevate sono sottili ed i relativi colori chiari, comunque si procede da lunghezze d’onda ampie verso altre sempre più corte e vibranti velocemente.Il punto di contatto tra l’energia vitale di base dell’uomo e l’energia di base della terra è il piede. Tutti i disturbi sono creati dalla forza vivente dell’essere, che influenza la totalità della persona: il corpo, lo stato mentale, i sentimenti, lo stato spirituale fanno interamente parte del disturbo stesso. Anche i malesseri presenti sono parte di un grande mosaico, un frammento di storia che viene a galla. Se vogliamo avvicinarci alla riflessologia come a uno strumento di riequilibrio, dobbiamo considerare la malattia come una disarmonia della persona intesa globalmente o come il risultato di un suo tentativo di compensare una nuova esperienza. Il disagio che provoca la sofferenza e le difficoltà di un individuo il più delle volte non deriva da eventi recenti, ma è conseguenza di un cammino intrapreso molto tempo prima. Anche se spesso non ce ne rendiamo conto, siamo noi stessi gli artefici del nostro malessere, che si può quindi vedere come un auto-richiamo verso uno stile di vita efficace e soddisfacente. Massaggiare i piedi non corregge direttamente il disturbo, ma partecipa a tale processo contribuendo a facilitarlo e velocizzarlo.Sediamoci comodamente e appoggiamo il piede da trattare sul ginocchio opposto. Mentre lo muoviamo, prendiamo nota della presenza di formazioni come: durezze, verruche, crescita di peli localizzata, nei, ipertrofia delle unghie, gonfiori, insensibilità in certi punti, aree fredde. Tutti questi segni denotano uno stato di “eccesso”, cioè le zone del corpo corrispondenti hanno e trattengono più energia dell’occorrente. Poi andiamo alla ricerca di: zone pallide, pelle umida e che si squama, piaghe lente a risolversi, perdita delle unghie, solchi e pieghe nella pelle, funghi, aree calde, cicatrici. Se troviamo caratteristiche simili, esse ci mostrano segni di carenza, cioè lì si riflettono zone che hanno a disposizione minor energia di quanta ne occorrerebbe per funzionare senza sforzo.Noi siamo esseri non statici, in cui tutto si rimaneggia di continuo e l’armonia è generata da un abile ritmo di crescita e diminuzione, espansione e contrazione; l’importante è non fermarsi troppo in una fase, ma lasciarsi fluire. Praticamente dalla nascita alla morte possono prodursi carenze ed eccessi, che però dovremmo cercare di sciogliere velocemente affinché non si consolidino. I fattori che li determinano sono i più svariati, da quelli ereditari legati a squilibri di tipo familiare, a fattori esterni come incidenti o ferite, alle abitudini capaci di originare un disordine cronico che poi si automantiene. Ma non dobbiamo escludere dall’elenco anche le situazioni di prolungato disagio emotivo, nonché l’uso ridotto del proprio potenziale umano. Sarebbe a dire che, se mi è stata data in sorte una Ferrari, e io la uso per fare quattro volte al giorno il percorso casa-ufficio ai 50 km orari, brucerò il motore e l’energia che non ho riversato all’esterno brucerà dentro di me.Spero di aver dato una bella scrollata ai possessori di calli e durezze varie, che avranno senz’altro capito che l’esempio precedente si rivolge a loro: dove un eccesso ristagna così a lungo da produrre zone indurite ed insensibili, c’è un organo o un tessuto troppo sotto pressione.Ma se Sparta piange, Atene non ride: chi si ritrova unghie spezzate o tagliate senza motivo traumatico, o è spesso preda di micosi lente a risolversi, deve immaginarsi qualche sua parte assetata di sostegno energetico.Vediamo almeno di localizzarle sommariamente, considerando il piede attraversato da tre linee trasversali. La prima risulta condotta attraverso tutte le articolazioni della base delle dita, sia a destra che a sinistra, a partire dagli alluci verso l’esterno e nel corpo corrisponde alla linea orizzontale del cingolo scapolare: praticamente la testa e gli organi del collo sono in corrispondenza di tutte le falangi delle dita.Gli organi della cavità toracica e della parte superiore dell’addome hanno la loro rappresentazione nella zona dei metatarsi, la cui base coincide con la seconda linea immaginaria che taglia i piedi in orizzontale.Gli organi di addome e bacino si trovano dal punto di vista riflesso in corrispondenza della base del piede fino ai malleoli. La terza linea trasversale, che attraversa il calcagno, corrisponde alla linea del pavimento del bacino a livello delle anche.A questo punto qualcuno si potrebbe chiedere, dopo accurata podo-analisi: cosa significa un eccesso in zona toracica (ovvero: cosa sarà quella durezza che ho sotto le dita prima della pianta)? Facciamo allora esempi di “eccessi” energetici che potrebbero mostrarsi proprio là: abitudine di fumare, respirazione poco ampia e profonda, inalazione di aria inquinata, malattie ricorrenti dell’apparato respiratorio, preoccupazioni continue e/o paure che causano il “fiato corto”, difficoltà nei rapporti interpersonali e nella comunicazione, respiro trattenuto insieme a lati di se stessi che non ci si sente liberi di offrire al mondo… Effettivamente, ce n’è per tutti: quando vi dicevo che i piedi parlano, non scherzavo affatto.
Alessandra Atti
www.buonpernoi.it

Fra capo e collo

Fra le moderne epidemie che ci affliggono senza ucciderci, ma semplicemente sembrano messe sul nostro cammino per ostacolarci quel tanto da offuscare la gioia di vivere, troneggia la famigerata “cervicale”.
Tanto che ci siamo abituati a chiamarla solo così, come fosse un diminutivo fra vecchi amici, senza nemmeno tentare di descriverla. Succede allora che nelle parole e nella mente si cementa la sovrapposizione, per cui avere “una vertebra cervicale” o “l’artrite cervicale” diventano un unico pacchetto regalo. E ciò conferma il danno perché, come ho ribadito tempo fa, il pensiero crea e il suo strumento è la parola.Quindi diciamo: le vertebre cervicali le hanno tutti, per fortuna, l’artrite cervicale l’hanno in molti, per diversi motivi. Ma poiché vi sto tediando da mesi sul significato energetico dei sintomi e sull’importanza della loro decodifica, oggi partirò dalla solida materia di cui son fatti muscoli ed ossa.Le zone della colonna vertebrale sono identificabili lungo le arcate longitudinali di entrambi i piedi, in particolare il rachide cervicale è riflesso lungo la falange basale dell’alluce sul lato mediale, cioè lungo la linea mediana del corpo e non verso le altre dita. Seguiamo tutto il percorso in direzione del calcagno: la zona dorsale si specchia lungo il primo metatarso, quella lombare continua sul margine del primo cuneiforme fino circa a metà dello scafoide, da cui iniziano i riflessi di sacro e coccige. Mentre li scrivo, riconosco che le ossicina del piede hanno nomi simpatici e fantasiosi, che però non chiamiamo mai, quindi per identificare le parti citate vi allego una mappa tratta dal libro di Hanne Marquardt, la massaggiatrice che contribuì a diffondere in Europa la “terapia zonale”. (fig. pag.48)Già possiamo dire che per via riflessa conviene trattare un’eccessiva tensione muscolare, perché ciò si traduce in una buona distensione anche dei tendini e delle fasce vertebrali, specie nel distretto cervicale, operando sulle zone sensibili delle corrispondenti parti del piede. Consideriamo in particolare la tendenza all’alluce valgo, cioè alla flessione laterale del pollice con flessione mediale del primo metatarso: in forma più o meno accentuata ci riporta alla famosa “nocetta” sporgente, dolente protagonista di tanti racconti di mamme e zie. La zona di transizione alluce-metatarso riflette il tratto inferiore della regione cervicale e l’inizio di quella dorsale: ne consegue che l’alterazione statica del piede danneggia la riflessa zona cervicale e viceversa, la fatica del collo si imprime a specchio nel corrispondente distretto del piede. Anche senza chiarirne l’origine, esiste comunque un effetto di scambio piede-collo; l’osservazione ha permesso di stabilire l’associazione fra tendenza all’alluce valgo e sindrome cervicale più o meno intensa, con contrattura della zona spalla-collo. Possiamo alleviare questa situazione massaggiando i riflessi relativi, cioè le zone del collo e del cingolo scapolare (vedi mappa) fino alle spalle: eliminando le tensioni fra le ossa dei metatarsi si ha un ottimo risultato nella distensione del tratto fra la base del collo e l’impianto delle scapole.Ho preso in esame questa zona non solo perché è fonte di un malessere assai diffuso, ma anche perché ben si presta come modello della profonda connessione corpo-anima, materia-energia, disagio-tentativo di correzione consapevole. Proviamo di tradurre il sintomo: ho male al collo - quanto peso devo portare! - il pollice (= la testa) devia dal centro di me stesso, la fatica lo spinge verso l’esterno - sono tutto rivolto “fuori”, ai doveri e agli impegni a cui sto “chinando la testa” e mi distolgo da me medesimo. Si capisce allora perché la nocetta e il dolore cervicale affliggono soprattutto le donne col passare degli anni: rappresentano la deviazione dai propri interessi personali in nome di qualcun altro, il sovraccarico di pesi altrui, allontanandosi o rinunciando al proprio “allineamento” interiore. Non sto guardando a tutto ciò per fare di noi donne delle povere vittime; anche se esistono ancestrali pressioni socio-culturali a spingerci sul collo, è responsabilità di ognuno l’accettare di deviare da se stesso in nome di… Però val la pena di pensarci un po’ su.In ogni caso, ancora una volta il sintomo parla per il nostro bene: “Non c’è peso se ciò che ti sobbarchi lo fai con amore. Se porti troppo e con fatica, vuol dire che non ti rispecchia del tutto. Raddrizzati e vivrai meglio”.
Alessandra Atti
www.buonpernoi.it

Io sono tutto d'un pezzo

Pensarla in questo modo a volte ci fa sentire forti e inamovibili, ma alla lunga la nostra colonna vertebrale potrebbe essere costretta a pagarne il duro prezzo.
Avendovi appena fornito una utile mappa sulla localizzazione riflessa del rachide, vorrei continuare a parlarne, allargandomi a qualche considerazione sul sistema scheletrico. Lo scheletro, con tutta la sua forza e resistenza e sostegno alla forma, è molto più vivo di come di solito lo immaginiamo. Si modifica costantemente, cresce e cala, fissa o libera calcio, insomma, si rimaneggia in maniera incessante; anche nell’adulto, con una segreta pazienza degna di Penelope, di continuo fa e dis-fa la propria struttura. Solo che in questo caso Ulisse è presente, e siamo noi, signori e padroni del nostro “penso, dico, faccio”. Come ovunque nel perfetto sistema energia-mente-corpo, lo scambio di in-formazione è instancabile, e nello specifico che il risultato sia una “forma” è ben visibile.Poiché la coscienza rappresenta tutto ciò che possiamo sperimentare ad ogni livello, si può dire che essa riassuma in sé l’esperienza di esistere. La possiamo anche descrivere come un sistema energetico governato dai sette centri dei chackra, per cui analizzando la relazione che li interconnette con le varie parti del corpo abbiamo una possibile chiave di lettura del rapporto fra un sintomo e l’aspetto della nostra coscienza che è in tensione. Il sistema scheletrico e le sue patologie fanno capo al primo chackra, il chackra della Radice. Esso concerne le aree della sicurezza e della sopravvivenza, quindi nella nostra società per estensione anche denaro, lavoro, casa. Se siamo colpiti da malattie che toccano lo scheletro, ciò può indicare che stiamo percependo il mondo attraverso un filtro d’insicurezza o addirittura di paura. Forse sentiamo minacciata la certezza di avere un riparo sicuro dal mondo esterno, o forse temiamo per le nostre risorse materiali. Può anche trattarsi di una forma più antica di sfiducia in noi stessi, visto che il primo chackra è collegato all’elemento terra, un po’ come fosse la radice attraverso la quale sentirsi fondati e nutriti, non solo fisicamente. In senso lato, qui si riflette pure il rapporto con la madre che, come fonte di nutrimento e di riparo, esprime la base di ogni sicurezza. Alla luce di tutto ciò, un buon approccio a tutti i disturbi delle ossa è la valutazione degli aspetti legati al benessere delle nostre “radici”: ricercare pratiche e situazioni che ci facciano sentire a nostro agio dentro noi stessi, potenziare il sostentamento dell’anima nei modi a noi congeniali, essere saldamente presenti nel qui e ora, coltivare la fiducia nella vita, e, manco a dirlo, toccarsi i piedi.Dalla colonna vertebrale si dipartono 31 paia di nervi spinali, quindi, agendo sulle zone relative ad essa, si va ad interagire anche sugli organi da questi innervati. Per i dolori articolari, si può trattare il riflesso delle vertebre relative alla zona dolente. Per esempio, se si tratta dell’arto superiore, massaggiare vertebre cervicali e dorsali, passando poi al punto che riflette direttamente la sede del dolore, nonché alle aree linfatiche del distretto relativo.Nel caso dei reumatismi, poiché il disturbo è diffuso, è consigliabile trattare, oltre ai riflessi dei punti addolorati e all’intera colonna vertebrale, anche le ghiandole endocrine ed i sistemi linfatico e urinario.L’effetto analgesico e disintossicante della riflessologia plantare offre come sempre risultati efficaci e senza effetti collaterali.

Alessandra Atti

Il mondo ci attraversa

Siamo sicuri che basti scegliere alimenti sani per essere in salute? Forse è giunto il momento di interrogarci di più sul nostro rapporto col mondo e gli alimenti; potremmo scoprire che tra mangiare e pensare c'è più affinita di quanto non si creda...
Massaggiare le zone relative ai diversi organi della digestione serve a ripristinarne l’equilibrio e quindi un buon funzionamento, ridistribuendo l’energia bloccata in certi distretti e carente in altri. Per trarre però il massimo vantaggio da qualunque approccio terapeutico, conviene investire un po’ di tempo ed onestà introspettiva ponendosi la domanda: “Cosa significa questo per me?”La decodifica del sintomo può trasformare un disagio nell’occasione di operare un benefico cambiamento direzionale dei propri investimenti energetici, convertendo uno stentato “conto in rosso” in una inopinata fonte di ricchezza. Quindi, da persone di buona volontà quali cerchiamo di essere, trasponiamo delle valenze fisiche in significati di matrice più sottile: quali processi simbolici si configurano nella sequenza materiale del 1)mangio- 2)scompongo- 3)assimilo- 4)ricompongo- 5)scarto?Innanzi tutto, notiamo che, di qualunque cosa io mi cibi, introduco in me dell’energia “aliena”, assemblata in quel modo con mezzi e per scopi non miei, con l’intenzione di trasformarla in me medesimo e tradurla nei miei propri intenti. Subito si presenta un nodo cruciale: ciò che scelgo per far parte di me mi è congeniale?Ormai conoscete la mia pignoleria e non vi meravigliate se vi invito a riflettere sull’etimologia della parola: con-geniale, nato insieme a me, figlio degli stessi genitori. Se nel profondo del mio essere temo gli OGM ma nella superficialità del mio essere non mi preoccupo di verificare la composizione di un cibo, mi creo un conflitto digestivo. Se nel profondo del mio essere disprezzo lo sfruttamento di taluni paesi legato all’imposizione delle monocolture, ma poi ne compro i prodotti, idem. Lo stesso accade quando il cuore sanguina per la terra avvelenata dagli antiparassitari ma la mano non sceglie un frutto se ha la superficie imperfetta. E purtroppo, ciò vale anche a rovescio, quando tutti i miei tessuti agognano una noce di burro grasso e vivo ma la testa guida l’acquisto di mezzo litro di latte extra-scremato e così inattivato che può durare in frigo come la mummia di Ramsete senza alterarsi (e più o meno con la stessa appetitosa cera). Perché il metabolismo si impegni al meglio della propria efficienza, è indispensabile allineare (e perciò prenderne consapevolezza) tutti i piani dell’essere. Altro punto fondamentale sono le associazioni, e non intendo gli sposalizi fra carboidrati e proteine, ma le concomitanze che si realizzano ai pasti. Esempio: immaginiamo di consumare un pasto di buona qualità e in linea con i nostri intendimenti, ma in compagnia di qualcuno che sta litigando, o con gente con cui non sentiamo alcuna affinità, o ascoltando notizie repellenti alla TV. Una parte del cervello biologico bloccherà l’entrata di siffatte energie ritenendole giustamente tossiche, ma è inevitabile che ciò si esprima anche sul piano del nutrimento fisico che stiamo introducendo. Conclusione: per ben as-similare, cioè desiderare di render simile a me, qualunque cosa, devo sentirla af-fine a me, cioè vicina ai miei confini. Credo che le tanto diffuse intolleranze alimentari nascano da un meccanismo energetico di tal genere, per cui, oltre ad eliminare temporaneamente qualche cibo, è forse utile chiedersi che cosa ci renda “in-tolleranti”, cosa non possiamo né vogliamo più portarci addosso.E non è finita: avviciniamoci con il medesimo atteggiamento indagatore agli ultimi due punti dello schemino iniziale. 4) Ricompongo: che cosa? Come uso l’energia di quello zucchero, che se lo brucio con un fiammifero è perfino visibile, dove metto i mattoni proteici che ho smontato dal petto di pollo? Il cervello biologico lavora per la mia perfetta riuscita di essere umano completo e di certo si offenderà se la disponibilità delle risorse verrà deviata verso mete inadeguate. Alcuni dolorosi esempi: perché impiegare proteine di ottima qualità a formar muscoli, se sono poi costretti ad agire un lavoro che non mi soddisfa? Quali robusti componenti inviare allo scheletro se non sono sostenuto dalla stima in me stesso?Con occhio pietoso ma autorevole andiamo a cercare se e dove è presente uno spreco di preziosi materiali, o un loro misero uso, e agiamo per nobilitarne la direzione, ricordando che qualcosa di vivo (dalla carota al bue) me li ha ceduti per diventare “me”.Dulcis in fundo, ma a volte non tanto: 5) scarto. Tenendo presente che la parola chiave del meridiano del colon è “eliminazione della stagnazione”, esaminiamo il nostro rapporto con tale tematica. Eliminiamo davvero ciò che non serve più, affinché non diventi per noi come un residuo disseccato e tossico? Solo lasciando andare le modalità vecchie ed i vecchi pensieri, che magari un tempo sono risultati utili alla sopravvivenza ma ora sono stati spremuti e non hanno più nulla da offrirci, facciamo spazio per il nuovo. E ancora: ho il coraggio di guardare negli angoli della mia vita e tenerli puliti, o mi capita di chiudere in un cassetto le cose difficili da affrontare e lasciarle lì, sperando si risolvano da sole? Forse i diverticoli del colon esprimono un meccanismo che non è poi così dissimile, piccoli sacchetti dove qualcosa che dovrebbe procedere nella sua elaborazione corre il rischio di venir accantonato (di-vertere: far cambiar direzione)...Un intero mondo di sensazioni, comportamenti e sentimenti ruota attorno e si esprime attraverso il nostro apparato digerente, certo poche righe non hanno la pretesa di esaurire l’argomento. Spero però di avervi fornito qualche spunto per i vostri spuntini (oltre che guardare cosa nascondono, mi piace anche giocare a palla con le parole) e acceso un sano appetito di volerne sapere sempre di più su voi stessi.
Alessandra Atti
www.buonpernoi.it

Vedo che mi senti

Dopo tanto parlare di organi interni, occupiamoci un po’ di chi ci proietta all’esterno e da fuori riceve informazioni, cioè gli organi di senso.
I riflessi degli occhi si trovano, in regione plantare, sulle falangi prossimali (quelle “prossime” al corpo) del II e III dito, come a formare una U comprendente la zona dove le dita si congiungono al piede. Ad ogni piede corrispondono gli organi situati nello stesso lato del corpo, ma è sempre consigliabile trattare entrambi i punti riflessi anche in presenza di un disturbo unilaterale. Buoni risultati si hanno sugli orzaioli, fastidiose infiammazioni che colpiscono a volte una o più ghiandole sebacee delle palpebre; oltre a massaggiare, possiamo esercitare una pressione sulla prima giuntura di secondo e terzo dito, nel piede ma anche nella mano. Questa piccola manovra è davvero utile da ricordare perché serve a rilasciare la tensione accumulata sugli occhi per via della stanchezza. Il trattamento riflessologico può essere risolutivo per disturbi dovuti a fatti infiammatori, come congiuntiviti e disagi vari legati alle forme allergiche stagionali; per malattie più profonde si può ottenere sollievo, ma le zone vanno trattate spesso e per periodi lunghi.Comunque, per ogni problema legato agli occhi è bene trattare anche i riflessi dei reni, che qui scaricano indirettamente gli effetti di un loro mal funzionamento.Per le affezioni delle orecchie, il discorso è simile: è difficile vincere la sordità, ma è possibile migliorare il decorso di forme acute come l’otite servendosi dei percorsi riflessi. La zone delle orecchie è localizzata plantarmente sulle falangi prossimali di IV e V dito, mentre dorsalmente, alla base dello spazio interdigitale fra le ultime due dita, si trova la zona del vestibolo, molto importante da trattare per chi ha problemi di equilibrio.Per rivitalizzare l’olfatto e liberare il passaggio dell’aria, possiamo massaggiare la zona del naso, che si trova sul dorso degli alluci, fra la base dell’unghia e l’articolazione della falange distale (la più lontana dal corpo).Queste semplici indicazioni hanno un valore sintomatico, nel senso che per alleviare il decorso di un raffreddore è sempre bene trattare anche l’aspetto di drenaggio delle tossine, stimolando quindi i riflessi di apparato digerente ed escretore.E ora una carrellata energetica.Gli occhi sono correlati al terzo chackra, quello del plesso solare, per cui se ci sono problemi di vista ciò indica la presenza di tensioni nelle aree che riguardano la gestione del potere personale ed il controllo che si tende ad esercitare sulle situazioni e sugli altri. Se per esempio una persona reprime emozioni intense come paura, rabbia, confusione, così facendo provoca, senza rendersene conto, una sorta di distorsione nel filtro delle proprie percezioni. Nel tempo tende a riconoscersi in questa visione inesatta e modificata, credendo che corrisponda alla sua identità profonda, ma non è così: “non vede” una certa parte della propria vita, si impedisce di accorgersi di qualcosa, spesso nella relazione con se stesso. Ne consegue che anche il tipo di difetto visivo incarna un preciso simbolo di come il soggetto vede il mondo; di base comunque possiamo pensare che chi non vede chiaramente sta rinunciando al potere di essere se stesso, poiché si sta precludendo di vedere ciò che vuole (se la patologia colpisce l’occhio yang) o di percepire ciò che sente (se riguarda l’occhio yin).Le orecchie sono invece associate al V chackra, il centro energetico che esprime la capacità di manifestare la nostra verità riguardo a ciò che vogliamo per sentirci felici, nonché la disponibilità a riceverlo. Simbolicamente, poiché l’effetto di una patologia qui localizzata è un calo dell’udito, possiamo dedurne che all’origine vi è la decisione inconsapevole di non sentire qualcosa, come una situazione conflittuale fuori di noi o la nostra stessa intuizione.A volte sono associati aspetti relativi ad altre tematiche, come nella labirintite, che essendo un processo infiammatorio tocca anche il terzo chackra (il Fuoco dell’infiammazione è inerente al Plesso Solare). Poiché chi ne è affetto prova senso di vertigine e perdita dell’equilibrio, vi è tensione anche nel primo chackra, quello della radice, e quindi mancanza di sicurezza. Per esempio, il soggetto sta vivendo una profonda insicurezza per cui si sente minacciato (tensione in primo e terzo chackra) e decide di non ascoltarsi e di non esprimere ciò che veramente è (tensione nel quinto).Il raggio di applicazione della lettura metaforica dei sintomi è vasto ed interessante, e io sto solo cercando di farvene apprezzare il profumo per stimolare un salutare appetito di saperne di più. Nella mia esperienza ho constatato che la stimolazione riflessologica risulta assai efficace se accompagnata e sostenuta da questa chiave interpretativa; saper leggere bene il romanzo che ognuno di noi sta scrivendo quotidianamente nella propria vita può offrirci la possibilità di cambiar trama e personaggi, e magari di cavarne un capolavoro. E se diventa piacevole ed avvincente, poco importa se a leggerlo siamo solo noi.


Alessandra Atti


Mare nostrum

Ora che ci siamo imbarcati sul fiume liquido che ci scorre dentro, vediamo di continuare ad esplorarlo parlando dei suoi “gestori”, reni e vescica.
Come organi di eliminazione, sono controllati dal primo chakra, la Radice di cui abbiamo già trattato in precedenza. A questo proposito, vorrei solo ricordare come una tensione qui localizzata manifesti una debolezza inerente l’aspetto della sicurezza vitale. Presentare patologie legate a questi organi può significare la reazione a periodi di grande stress dovuto a problemi contingenti, che ci abbia fatto temere per la sopravvivenza. Nella nostra società, tutto sommato fortunata, le sicurezze sono spesso rappresentate dal denaro, dalla casa o dal lavoro, per cui le difficoltà riguardanti tali aspetti pratici possono venire da noi vissute come minacce alla vita stessa.In senso più lato, ci può risultare penoso affidarci, lasciarci scorrere nelle diverse situazioni che sfuggono al controllo. Basta pensare alla localizzazione dei corrispondenti meridiani, che è posteriore, nelle gambe e nella schiena: ciò che sta dietro non lo posso vedere, è il mistero, può rappresentare la fiducia del “lasciarmi andare” certo di un ignoto sostegno, o l’aspettativa di una pugnalata alle spalle. Da dietro di me, fuori dalla mia portata e dalla mia gestione, viene l’energia trasmessami dagli avi, quel “prendere o lasciare” che come un’imprevedibile roulette mi ha fatto nascere proprio qui e proprio così. Dietro la testa, dove non ho occhi per vedere ma solo antenne da affinare vivendo, sta acquattato l’intuito, la spinta inconscia che mi può portare verso direzioni scelte, ma non dalla ragione.Forse le rispettive sfere d’azione delle energie di Stomaco e Vescica assomigliano un po’ alla differenza esistente fra il procedere decisi nuotando a stile libero verso una meta, calcolando distanza e direzione, o l’abbandonarsi al disimpegno del “fare il morto”, sostenuti e portati da forze più grandi di noi: per godersi il bagno (o la vita) è utile e simpatico alternarli.Per i cinesi, il Rene incarna il forziere dove è depositata l’energia ereditata dagli antenati, una dotazione velata nel linguaggio di noi occidentali, che dovremmo cercare di rispettare perché non ci manchi quando, per l’appunto, abbiamo bisogno di “un colpo di reni” per cambiare qualcosa d’importante. E’ alla forza del rene che attingiamo per trovare risorse quando crediamo di non farcela, rappresenta ciò che è nascosto e si manifesta, come un talento che non pensavamo di avere o un evento inatteso che rimescola i nostri progetti. Questa stessa forza può divenire fiducia o paura e può manifestarsi nel corpo facendoci chiudere le spalle e piegare la schiena per proteggerci, o inchiodarcela perché non vogliamo concederci di fluire con gli avvenimenti. Alla luce di quanto esposto, dobbiamo proprio esser grati ai piedi, attraverso i quali possiamo fare una nobile opera di prevenzione massaggiandoli per mantenere fluide ed equilibrate tali energie. Le zone dei reni sono poste fra la base di secondo e terzo metatarso in entrambi i piedi; da esse, scendendo medialmente verso il calcagno, si trova il percorso degli ureteri che, sul lato interno sotto i malleoli, porta al riflesso della vescica (vedi fig.). Questa essendo un organo impari al centro del corpo, è rappresentata centralmente su tutt’e due i piedi, nei suoi aspetti destro e sinistro ovvero maschile e femminile.Se compariamo l’acqua fisica, che ci compone ed attraversa, alla marea non-fisica delle emozioni, ne nasce una similitudine interessante: la funzione meccanica della vescica è riempirsi dell’acqua che abbiamo usato, percepirla, poi liberarsene.Tale dovrebbe essere il modo più funzionale di elaborare le emozioni, ed allora organo ed energia potrebbero procedere in accordo e reciproco equilibrio. Ma spesso ci accade di non lasciar scorrere facilmente le nostre emozioni, di trattenerle o mascherarle o censurarle: l’organo sollecitato a farsi allora carico della sofferenza fisica derivante è proprio la vescica, che si va irrigidendo ed indurendo, e perde la morbida elasticità delle sue pareti.Esiste un parallelo impressionante fra il rifiuto di sentire con chiarezza e onestà le nostre emozioni ed i disturbi della funzionalità vescicale; lo stimolo a urinare spesso, dal punto di vista energetico, può essere letto come un estremo tentativo corporeo di manifestare la necessità di “lasciar uscire”, mostrando quanta fatica il soggetto stia facendo per trattenere un’acqua emotiva in via di diventare inutile se non tossica.Anche l’incontinenza a questo punto potrebbe avere il senso di riequilibrare forzatamente con uscite incontrollabili ciò che altrove viene compresso esercitando un faticosissimo controllo. Il massaggio delle zone riflesse ha ottimi risultati su tutti questi disturbi e credo abbia anche un enorme valore nella loro prevenzione: mantenendo morbido e disteso il tessuto nel piede, rendiamo tale quello della vescica e forse ci aiutiamo nel percorso individuale di comprensione ed auto-accettazione.

Alessandra Atti

Cercando di ben tra-scorrere - La linfa

Linfa, la nostra fonte di energia lenta e robusta. Un amica che ci aiuta a resistere nei periodi di stress prolungato, ma della quale è bene non abusare... il rischio è di sentirsi spremuti come un limone.
E ora parliamo un po’ di liquidi, iniziando da quello che forse conosciamo meno, ma il cui ristagno ci causa disturbi ben noti: la linfa.Di colore giallino pallido, trasparente, essa viene dal sangue e a lui ritorna attraverso il sistema linfatico che si ramifica dall’apparato circolatorio. Le pareti dei vasi linfatici sono più sottili e permeabili di quelle dei capillari sanguigni e raccolgono il liquido dai tessuti, filtrandolo attraverso i gangli in modo da ripulirlo dalle sostanze tossiche, dai detriti di cellule morte, dai batteri, arricchendolo al tempo stesso di globuli bianchi giovani. Lentamente la linfa riporta quindi al sangue un liquido pulito e immunologicamente efficace, ecco perché dal buon funzionamento di questo sistema dipende in gran parte la nostra resistenza alle malattie.A partire dalla sommità del piede, le zone degli organi linfatici di capo e collo si trovano nelle pieghe cutanee degli spazi interdigitali, dorsalmente e plantarmente. Di particolare importanza è la zona delle tonsille, posta alla base degli alluci lateralmente, quindi a stretto contatto con i riflessi della gola. E’ possibile alleviare una tonsillite massaggiando tutto intorno agli alluci ed allargandosi poi anche agli altri spazi fra le dita, che in caso di infiammazioni risultano di solito dolenti e pungenti. In realtà, accade spesso che queste piccole zone siano assai sensibili al dolore, forse perché siamo un po’ tutti intossicati, da fuori e da dentro noi stessi.Nel caso di tonsilliti ricorrenti, occuparsi solamente dei suddetti rilessi ha un valore soprattutto sintomatico; per arrivare a risultati più profondi è necessario trattare i piedi in modo più esteso e, perché no, considerare anche altri aspetti; si potrebbe ad esempio associare al massaggio delle zone riflesse un cambio di alimentazione, diminuendo drasticamente gli zuccheri e gli amidi e aumentando invece frutta e legumi. E se poi vogliamo prendere in considerazione anche significati energetici, si potrebbe considerare che tutta la zona è di pertinenza del V chakra, quello della gola, dove viene metabolizzata la capacità di dire ed esprimere la nostra verità: quali parole ci restano strozzate in gola, cosa di noi stessi riteniamo impossibile manifestare e preferiamo tenerlo a bruciare sotto la cenere di un focolaio infiammatorio?Scendendo verso la zona riflessa della spalla, troviamo lo specchio dei linfonodi ascellari, mentre gli inguinali si riflettono sulla linea trasversale che collega malleolo interno ed esterno. Poiché fra la coscia ed il piccolo bacino abbondano i vasi linfatici, nel piede riflettono il circolo della linfa anche le parti mediale e laterale del calcagno nonché il tendine di Achille (vedi fig.). Perciò se vogliamo alleggerire le gambe, sia come sensazione sia come effetto estetico, massaggiamo tutti i giorni per qualche minuto queste zone.La maggiore massa di tessuto linfatico nel corpo è rappresentata dalla milza, organo deputato all’eliminazione dei globuli rossi vecchi e alla produzione di linfociti, per cui trattandola otteniamo il duplice vantaggio di stimolare la liberazione del ferro qui depositato e di sostenere le difese immunitarie. Essendo localizzata a sinistra nel corpo, si trova sul piede sinistro sotto la zona cosiddetta “di rivestimento” del cuore.E’ bene massaggiarla nelle infezioni ed in tutte le infiammazioni croniche ed acute nonché in presenza di forme allergiche. Vorrei spendere poche parole sul Meridiano della Milza, la cui energia, secondo la medicina cinese, regola il sangue sia nei suoi elementi, sia nel sistema immunitario e nella sua forza: ecco perché portare a termine un’impresa titanica abusando della potenza di questo meridiano può costarci la caduta in uno stato di debolezza o di anemia o addirittura farci ammalare. Infatti la parola chiave che illustra il suo funzionamento è “spremitura”, da quella delle ghiandole endocrine, a quella di un grosso sforzo intellettuale, alla pazienza in situazioni difficili di lunga durata. La sua energia ci permette di perseguire uno scopo grazie ad un impegno costante anche attraverso le difficoltà, nonché di resistere a situazioni pesanti che si protraggono nel tempo. Non per niente è il meridiano della femminilità e agisce anche sull’utero e sull’equilibrio mestruale. Molte donne hanno la forza di resistere in condizioni di gravi tensioni o di malattie che durano anni, rischiano di uscirne “spremute come un limone” ma ci riescono. Di solito invece l’uomo è abile nel confrontarsi con problemi gravi ma di durata più breve. Anche se è ovvio che le caratteristiche maschili e femminili sono comunque presenti in tutti noi, ho toccato questo argomento per esortare le lettrici a non abusare dell’energia lenta (come la linfa) e robusta del Meridiano della Milza sobbarcandosi di impegni pesanti e a lungo termine; se spremiamo tutta la sua energia per questi, come inciderà ciò sulla delicata armonia del ciclo mestruale?

Alessandra Atti

Facciamo conoscenza con i nostri piedi

Il piede, come ogni nostra parte, si conforma sul modello di ciò che incarniamo nella totalità di noi stessi.
Siamo noi gli artefici ed i continui creatori del nostro personale stare nel mondo e questo si legge sul viso, nella postura, in quel che diciamo, nelle relazioni interpersonali ed in ciascuna sezione del corpo. Il piede è il fondamento su cui erigiamo la cattedrale dell’essere individuale che riveste l’anima di ognuno. E’ il punto di contatto con la madre Terra, senza il quale ci manca la forza di protenderci verso il padre celeste. E’ il polo non appariscente di umiltà contrapposto alla faccia che continuamente mostriamo al mondo con intenzione. Possiamo atteggiare, esercitare, modificare viso espressioni e parole in modo da trasmettere messaggi artificiosi così ben congegnati da convincere persino noi stessi. Ma per fortuna, più discendiamo allontanandoci dal dominio della mente, più rientriamo in zone a cui è ignota la possibilità di “mentire”. Ecco perché si possono stabilire connessioni fra l’aspetto concreto, strutturale del piede e l’attitudine energetica della persona. Attraverso la manipolazione e con l’uso di particolari tecniche proprie della riflessologia plantare è così possibile ottenere una descrizione dei meccanismi interiori e del quadro comportamentale che sta a monte dei processi osservati.Un approccio ampio e globale al piede apre una strada per avvicinarsi al nucleo dell’individuo e portare alla consapevolezza punti nevralgici non solo di tipo fisico, ma anche emotivo e psichico.Ma per arrivare ad essere bravi interpreti e buoni tutori è necessario conoscere a fondo, ascoltare con affetto e accudire amorevolmente l’oggetto delle nostre attenzioni.Ecco perché, se mi volete seguire in questo viaggio che va da un piede all’altro, ma non è affatto corto, dobbiamo partire da lontano.L’uomo primitivo si muoveva scalzo su terreni accidentati e così facendo praticava inconsapevolmente forse il più antico metodo di autocura: ovvero stimolava di continuo i riflessi degli organi anche più lontani, favoriva il buon funzionamento del sistema circolatorio e si manteneva in un proficuo scambio energetico con la terra. La pianta del piede infatti è attraversata da una complessa rete di vene e capillari, dal nome suggestivo: “soletta di Lejart”. Potremmo quasi considerarla nella sua funzione come un cuore ausiliario, poichè poggiandovi il nostro peso comprimiamo questa ricca trama di vasi e spingiamo il sangue verso l’alto. In tal modo, anche zone sfavorite per la distanza dal cuore e la forza di gravità risultano ben irrorate.Gli studiosi di massaggio asseriscono che da 5000 anni fa e per secoli il piede è stato usato in Cina e in India come strumento di comprensione e cura dei più svariati disturbi fisici. La diffusione di tale pratica è dimostrata da un dipinto murale (che forse risale a 4300 anni fa) ritrovato nella tomba di un medico a Saqqarah, in Egitto: vi si vedono due figure di terapeuti dalla pelle scura che massaggiano mani e piedi ad altre due persone. Presso alcune tribù pellerossa del nord America il massaggio del piede è tuttora in uso; potrebbero averlo appreso dagli antichi abitatori dell’America centrale e meridionale, come Maya e Aztechi.Non mancano le valenze di tipo sacro: nella visione indiana il piede è l’origine ed esprime tutto il corpo e il suo divenire. Nel piede di Buddha è racchiusa l’ evoluzione che dai pesci sul tallone porta allo sviluppo della scintilla divina presente in ogni uomo, passando attraverso figure animali e simboliche, con al centro la ruota solare. Noi invece, persone assai civilizzate, ci occupiamo dei piedi solo per lamentarcene se fanno male o per costringerli nelle calzature “sado-maso” richieste dalla moda del momento. Li abbiamo con decenza ribattezzati “estremità inferiori” sottolineando che dove regna la testa siamo ben lontani da estremismi ed estremità. Così, come ai remoti confini del vasto impero romano, arrivano solo le briciole delle nostre immense ricchezze, perché Roma, “caput mundi”, risiede nel cervello. Risultato: calli, durezze e piedi freddi.Ecco quindi il compito per la prossima volta: pediluvio serale con rosmarino o salvia o timo, asciugare e toccare. Senza voler per ora cambiare nulla, iniziamo a mandare laggiù un osservatore neutrale, ma almeno un po’ curioso.

Alessandra Atti

Il germoglio del domani

Un aiuto al delicato equilibrio dell'apparato genitale e riproduttivo? la risposta può essere in un approccio più dolce e rispettoso dei naturali mutamenti del corpo...
Per chiudere in bellezza la nostra carrellata sulle potenzialità ed i significati dell’uso dei riflessi a scopo benefico, consideriamo infine l’apparato genitale. Le zone riflesse delle gonadi non le troviamo sotto i piedi, ma ai lati. Infatti, a parte un riflesso cosiddetto “indiretto” localizzato al centro dei talloni, e che quindi tutti i giorni camminando scambia energia con la madre terra, i punti riflessi di ovaie e testicoli sono posti a metà del percorso obliquo che divide malleolo esterno e tallone, quelli di utero e prostata sono parallelamente situati a metà strada fra caviglia e tallone, ma all’interno. Il semicerchio, che attorno al collo del piede unisce idealmente i malleoli, riflette rispettivamente tube e canali seminali.Sembra quasi che la natura abbia scelto di proteggere i riflessi di organi così importanti e delicati dal rischio di sollecitazioni eccessive, come può succedere alla pianta del piede, sollevandoli ai lati e lasciandone solo un messaggero indiretto a confermare ad ogni passo il nostro aggancio alla materia, la solida commistione materiale di cui siamo impastati e da cui traiamo la forza per mandare avanti la specie.La stimolazione riflessa può rivelarsi utilissima per ridare vitalità a tutti gli organi connessi con la riproduzione, qualunque fase del ciclo vitale stiamo attraversando. Fa eccezione la gravidanza, in cui è bene astenersi dai trattamenti nei primi mesi e continuare ad agire con garbo e cautela anche in seguito. L’intuito deve guidarci a dosare intensità e durata del massaggio, senza che paura e sfiducia prendano il sopravvento; infatti tramite trattamenti leggeri e ben calibrati si possono comunque alleviare diversi disturbi tipici di questa situazione, dalle nausee alla pesantezza circolatoria e linfatica, dal mal di schiena alla sciatica. Lo stesso punto del Meridiano della Vescica, usato in agopuntura anche a livello ospedaliero, per stimolare un bambino pigro a mettersi nella posizione giusta per nascere, può essere trattato anche in ambito di riflessologia plantare con ottimi risultati. Si trova all’angolo inferiore esterno dell’unghia del mignolo, e non ve lo insegno per incitarvi ad un avventuroso “fai da te” in casi così importanti, ma per ricordarvi quante possibilità il corpo ci offre per reagire ad ogni evento in modo spontaneo e dolce, prima di ricorrere a rimedi estremi. Comunque, anche nell’ambito di un auto-trattamento volto semplicemente a mantenere giovane e vivace la propria dotazione naturale in materia, una bella tirata ai mignolini è consigliabile, dopo averli massaggiati e picchiettati lateralmente fino al bordo dell’unghia.Il trattamento dell’apparato genitale va eseguito seguendo l’andamento anatomico; per esempio, si può partire dalla zona dell’ovaio destro, procedere sul percorso della relativa tuba e scendere dal malleolo mediale giù verso l’utero. Si ripete il tutto a sinistra, senza scordarsi di massaggiare le zone sotto i calcagni che, essendo più robuste, possiamo permetterci anche di pizzicottare allegramente. Un’applicazione benemerita è senz’altro quella di alleviare i dolori mestruali, liberandoci dal ricorso periodico ai farmaci. Per avere risultati è necessaria un po’ di costanza, ripetendo i trattamenti fra una mestruazione e l’altra, astenendosene invece nei primi giorni del ciclo, specie se abbondante. Purtroppo l’abuso farmacologico impera ovunque e il ciclo mestruale femminile, coi suoi misteri ed i suoi delicati equilibri, ben si presta ad alimentare il “mercato della paura”: paura di non avere una bella pelle, di non sapersi riprodurre, di riprodursi incontrollatamente, di non avere latte, di averne troppo, di non essere all’altezza delle aspettative “in quei giorni”, di lasciarsi alle spalle la fertilità insieme alla bellezza. Prima di aver paura di ciò che il nostro corpo, plasmato al meglio dall’evoluzione, può fare o rifiutarsi di fare, forse possiamo ascoltare cosa si sforza di agire al di là del controllo della mente. La giovinezza non si prolunga con ormoni che il corpo rifiuta di produrre da solo, ma accettando di indirizzare la propria spinta creativa verso nuove mete. Non a caso una delle parole chiave del Meridiano della Vescica (lo stesso che si occupa dell’energia dell’apparato genitale) è “spinta”: questo ci accompagna e funzionerà perfettamente durante l’intero arco di vita, a patto che riconosciamo il graduale, fisiologico modificarsi del “cosa” spingere e “verso dove”.

Alessandra Atti

Paris at night

Tre fiammiferi accesi uno per uno nella notte
Il primo per vederti tutto il viso
Il secondo per vederti gli occhi
L' ultimo per vedere la tua bocca
E tutto il buio per ricordarmi queste cose
Mentre ti stringo fra le braccia.

Jacques Prèvert

giovedì 4 febbraio 2010

PARACELSO

Theophrastus Paracelsus (1493-1541) insegnava i principi di una medicina a misura d’uomo. Si occupò anche di psicologia e di malattie mentali. Trattò e spiegò gli stati di mania, il ballo di San Vito, l’epilessia e le nevrosi. Si occupò delle ossessioni e dei sogni, dell’isteria e di psicoterapia. Egli fu medico dell’anima e del corpo.

«Non sia di altri chi può esser di se stesso» (il motto di Paracelso)
«Il ciarlatano studia le malattie negli organi colpiti, dove non trova altro che effetti già avvenuti, e [rimane] sempre un ignorante per quello che riguarda le cause. Il vero medico studia le cause delle malattie studiando l'uomo universale»

«Coloro che si limitano a studiare e a trattare gli effetti della malattia sono come persone che si immaginano di poter mandar via l'inverno spazzando la neve sulla soglia della loro porta. Non è la neve che causa l'inverno, ma l'inverno che causa la neve»

ALIMENTI SCONSIGLIATI ALLE PERSONE DI GRUPPO AB

CARNI
Tutte le carni tranne: agnello e montone, fagiano, tacchino e struzzo. No pollo.
PESCE
Acciuga, anguilla, aringa in salamoia, coregone, halibut, ostrica, passera, persico-spigola, polipo, ricciola, salmone affumicato, spigola, branzino, aragosta, gambero, granchio, vongole. Rane.
LATTE LATTICINI E UOVA
Brie, burro, Camembert, gelato, gorgonzola, latte intero, Parmigiano, Provolone. Sì alle uova.
OLI
Olio di girasole, di mais, di cartamo, di sesamo.
ORTAGGI
Carciofo, ravanelli, topinambur, olive nere, peperoni, mais bianco e giallo
FRUTTA E SEMI
Avocado, arancia, banana, cachi, fichi d’India, mango, melograno, noce di cocco. Nocciole, semi di girasole, papavero, sesamo, zucca.
LEGUMI
Ceci, fagioli azuki, fagioli di Lima, fagioli di Spagna, fagioli neri, fagioli dall’occhio; fave.
CEREALI
Mais, grano saraceno. Frumento: consumarne con moderazione.
SPEZIE E DOLCIFICANTI
Aceto, amido di mais, anice, aspartame, colla di pesce, fruttosio, gelatine, guar, Guaranà, capperi, pepe di tutti i tipi, peperoncino.
SALSE
Ketchup, sottaceti, verdure in agrodolce, condimenti speziati.
BEVANDE
Bibite frizzanti, caffè, coca-cola, the, succo d’arancia.
INFUSI E FITOTERAPICI
ALOE, stimmi di mais, Capsella bursa pastoris, Tussilago farfara, Fieno greco, Genziana, Luppolo, Rabarbaro, Scutellaria, Senna, Tiglio, Trifoglio rosso o pratense, Verbasco.


N.B. sono evidenziati gli alimenti particolarmente dannosi

ALIMENTI SCONSIGLIATI ALLE PERSONE DI GRUPPO B

CARNI
Anatra, cuore, maiale, oca, pernice, pollo, quaglia, faraona, cavallo; salumi in genere
PESCE
Acciuga, anguilla, branzino, palombo, passera, polpo, ricciola, salmone affumicato, spigola, aragosta, cozze, gamberi, granchi, ostriche, vongole.
Rane e lumache.
LATTE LATTICINI E UOVA
Gorgonzola, ricotta fresca, gelato. Limitare comunque i formaggi se poco tollerati o se si hanno problemi di produzione di muco. Sì alle uova ma solo di gallina.
OLI e GRASSI
Olio di arachidi, di girasole, di mais e di sesamo. Si all’olio di oliva.
ORTAGGI
Carciofo, cime di rapa, mais, olive, pomodori, ravanelli, tofu, topinambur, zucca.
FRUTTA E SEMI
Avocado, cachi, fichi d’India, melograno, noce di cocco; anacardi, nocciole, pinoli, pistacchi, semi di girasole, di papavero, di zucca, semi di sesamo, arachidi.
LEGUMI
Ceci, fagioli (neri, azuki, dall’occhio, pinto), tutte le lenticchie.
CEREALI
Amaranto, frumento (tollerati i prodotti di farina tipo 0), mais, grano saraceno, orzo, segale. Pasta di semola di grano duro.
SPEZIE E DOLCIFICANTI
Cannella, malto d’orzo, pepe macinato (si in grani), gelatina, amido di mais, aspartame, colla di pesce, glutammato, guar, destrosio, guaranà, salsa di soia.
SALSE
Ketchup, succo di pomodoro.
BEVANDE
Bibite frizzanti, coca-cola, liquori.
INFUSI E FITOTERAPICI
Aloe, stimmi di mais, Capsella bursa pastoris, Tussilago farfara, Fieno greco, Genziana, Ginepro, Luppolo, Rabarbaro, Scutellaria, Senna, Tiglio, Trifoglio rosso o pratense, Verbasco.


N.B. sono evidenziati gli alimenti particolarmente dannosi

ALIMENTI SCONSIGLIATI ALLE PERSONE DI GRUPPO A

CARNI
L’assunzione di carne andrebbe evitata totalmente. Tollerati pollo, faraona, piccione, struzzo e tacchino. Sostituire con soia e derivati.
PESCE
Acciuga, anguilla, aragosta, aringa, branzino, calamari, capesante, caviale, sogliola comune e dell’Atlantico (halibut), orata, nasello, passera, pesce-gatto, persico dorato, seppia, spigola, rane, polpo, aragosta, cozze, gamberi, granchi, ostriche, vongole.
LATTE LATTICINI E UOVA
Latte intero e scremato, burro, formaggi vaccini (tollerati formaggi di capra, yoghurt, mozzarella e ricotta se magri). Limitare le uova.
OLI e GRASSI
Olio di arachidi, di mais, di sesamo, di cartamo. (Si all’olio di oliva e di lino).
ORTAGGI
Funghi coltivati, tutti i cavoli, crauti, melanzane, olive nere e greche (si le verdi), patate, peperoni, pomodori.
FRUTTA E SEMI
Arancia, mandarino, mango, banana, noce di cocco, papaia, anacardi, pistacchi, noci del brasile.
LEGUMI
Ceci, fagioli borlotti, fagioli di Lima, fagioli rossi e di Spagna.
CEREALI
Limitare il frumento (soprattutto integrale), specie se si soffre di asma, sovrappeso, acidosi e diabete. Evitare la pasta di semola di grano duro.
SPEZIE E DOLCIFICANTI
Aceto di tutti i generi (anche di mele), capperi, pepe e peperoncino. Aspartame, colla di pesce, gelatina, glutammato, guar.
SALSE
Ketchup, maionese.
SUCCHI
Succo d’arancia, di pomodoro e di papaia.
BEVANDE VARIE
Acqua frizzante, bibite dietetiche e a base di cola, birra, liquori, the nero.
INFUSI E FITOTERAPICI
Acetosa, stimmi di mais, erba gatta (Teucrium marum), Ginepro, Rabarbaro, trifoglio rosso o dei prati.

N.B. sono evidenziati gli alimenti particolarmente dannosi

ALIMENTI SCONSIGLIATI ALLE PERSONE DI GRUPPO 0

CARNI
Maiale e salumi in genere, oca.
PESCE
Aringhe in salamoia, caviale, palombo, polpo, salmone affumicato, pesce gatto, rane, seppie.
LATTE LATTICINI E UOVA
Sono tutti da evitare. Tollerati burro, mozzarella e i formaggi di capra e pecora in modiche quantità. Si alle uova.
OLI e GRASSI
Olio di arachidi, olio di mais, olio di girasole, olio di cartamo, olio di semi vari.
ORTAGGI
Mais, alfa-alfa, senape, cavolfiore, cavolini di Bruxelles, cetriolo, melanzane, olive, patate (si alle patate dolci), porro, funghi coltivati.
FRUTTA E SEMI
Arance, mandarini, more, noce di cocco, avocado, litchi, pistacchi e arachidi, anacardi e noci brasiliane, semi di girasole.
LEGUMI
Tutti i fagioli (tranne gli azuki, i fagioli bianchi, dell’unghia, i cannellini, i Lima). Tutte le lenticchie. Tollerati piselli, ceci, fagiolini verdi, taccole.
CEREALI
Frumento e germe di grano (da sostituire preferibilmente con il farro o il kamut), mais, avena. Tollerati riso, miglio, segale, amaranto, quinoa, grano saraceno.
SUCCHI
Succo di arancia, succo di mela, sidro.
SPEZIE e DOLCIFICANTI
Aceto di vino, aceto di mele, aceto balsamico, cannella, capperi, noce moscata, pepe macinato (sia bianco che nero; sì al pepe di cayenna), semi di papavero, vaniglia. Aspartame, fruttosio, destrosio, maltodestrine; glutammato, guar, amido di mais.
CONSERVE E SALSE
Ketchup, verdure sottaceto.
BEVANDE VARIE
Coca cola, caffè (anche decaffeinato), liquori, the nero. Birra e vino bianco.
INFUSI E FITOTERAPICI
Acetosa, Alfa-alfa, aloe, stimmi di mais, Bardana, Capsella bursa pastoris, Echinacea, Ginepro, Iperico, Tussilago farfara, foglie di fragola, Rabarbaro, Senna, Trifoglio rosso o pratense, Plantago.

N.B. sono evidenziati gli alimenti particolarmente dannosi