Avevo capito che rinunciare a se stessi, non amarsi è come sbagliare a chiudere il primo bottone della camicia. Tutti gli altri poi sono sbagliati di conseguenza. Amarsi è l'unica certezza per riuscire ad amare davvero gli altri.
Fabio Volo dal libro "È una vita che ti aspetto"




venerdì 18 novembre 2011

Vivere bene senza farsi troppi problemi

La più che sostenibile leggerezza dell’essere de “Il metodo Sticazzi”


Questo libro può cambiarvi la vita. Forse stanno pensando questo i molti lettori italiani che lo spingono verso le zone alte della classifica dei libri più letti. Pensate al vostro capo che vi chiede un’oretta di straordinario, al vostro collega che vi chiede un “aiutino” per finire le sue cose, al vostro partner che insiste perché voi andiate a trovare sua nonna, al vostro amico che si vuol sfogare per quel che gli ha combinato la sua ex, o a quell’altro che non resiste nel farvi vedere le mille funzioni del suo nuovissimo I-Phone. Pensate di rispondere semplicemente: “E sticazzi”. Un gruppo di professionisti della comunicazione si è riunito sotto lo pseudonimo di Carla Ferguson Barberini e ha scritto questo “Il metodo sticazzi” per Aliberti, delineando i principi base dello “sticazzismo”. Origini etimologiche, radici filosofiche, rappresentazioni storiche e applicazioni alla vita quotidiana. Quello che conta è capire le cose importanti per noi, per tutto il resto c’è “sticazzi”, cioè chissenefrega (per un approfondimento sull’uso corretto del termine cercate su You Tube “G. Castellari sticazzi”: il famigerato regista di b-movies vi renderà edotti della dicotomia filosofica tra “me cojoni” – wow grande - e appunto “sticazzi” – ecchissene…). Abituatevi a scrollarvi di dosso il peso del mondo, vivete in leggerezza: è domenica, dovete pulire la casa nel vostro unico giorno libero? Esticazzi, andate a fare una passeggiata e vedrete che non vi succederà nulla di male, sarete solo più leggeri e più felici. Altro esempio: ecco come lo sticazzismo può aiutarvi sui social network. Se vedete un post tipo: “Che buoni i gamberoni della Cicci, brava Cicci”, rispondete seccamente: “Esticazzi, dillo alla Cicci, no?”. Oppure davanti allo sborone di turno: “Mi sono comprato la macchina nuova”, “Esticazzi”. “Ma è una porsche”, “E stigrancazzi”. In fondo perché nella storia umana chi ha inventato la dinamite deve essere più importante di chi ha inventato l’amaca? O perché Bob Marley o Bobby McFerrin debbono essere snobbati in favore di quei pesantoni di Wagner o Chopin (o Yngwie Malmsteen e i Dream Theater se preferite). Godersi la vita non è forse il fine della nostra esistenza? E uno “sticazzi” sempre pronto è il supereroe di quest’era stressante. Quello che può spazzar via tutto ciò che si frappone tra voi e la realizzazione dei beneamati affaracci vostri. Quindi imparate a fregarvene di quello che non è essenziale per voi, non vi fate problemi inutili, rimandate i vostri affanni a quel paradiso in terra che è “domani”, e non fatevi trascinare tra le miserie depressive e le spacconate di chicchessia. “Ho appena riletto La Recherche proustiana, in francese ovviamente: sublime!” “Ah si? E io mi sono appena letto “Il metodo Sticazzi”.

Cominciamo..ste luminarie natalizie psichedeliche..natale natale spendere, spandere, chili in più, regali last minute, cene da parenti (serprenti)..ma come si fa a sopravvivere? Semplice..chi conosce la risposta?

una risposta a caso:
 si fa la commessa in un centro commerciale e quando viene il cliente rompisticazzi gli si riponde:"e sticazzi! ancora con questi regali poco originali? Lo dico contro il mio interesse..e se regalasse una bella ora lieta con qualche professionista? Uomo, donna? sa..l'anno scorso al nonno è piaciuta molto l'idea!" Sticazzi...ecco, un altro bel pacchetto in meno da fare. Evaiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii

IL METODO STICAZZI. UNA FILOSOFIA CONTEMPORANEA

Basta perdere tempo e salute correndo dietro a mille impegni. Basta prendere troppo sul serio, sé stessi e il prossimo. È il consiglio di Carla Ferguson Barberini, nome collettivo dietro cui si celano gli autori de Il metodo sticazzi, un manuale per “diventare invincibili, lavorare meno e guadagnare di più” destreggiandosi tra colleghi stakanovisti ed etica professionale.

A testa china sul documento da consegnare a ore, squilla il telefono: è il capo, che da chissà dove, comunica un nuovo incarico. Naturalmente è urgente e non gliene importa nulla se sei già impegnato e hai anche altro da fare. Mentre hai la cornetta ancora in mano, con la coda dell’occhio scorgi sul monitor un’e-mail da quel cliente che proprio non ti aspettavi. Di sicuro sarà l’ennesima scocciatura. Intanto, Skype continua a lampeggiare. Sarà quella tua amica che ti bombarda di messaggi in chat oppure quell’altro cliente dall’altra parte del mondo?
È questa la giornata tipo delle lavoratrici e dei lavoratori, italiani e non. Mille impegni, sempre di corsa tra ufficio, riunioni, incontri, casa e vita privata, con figli da accudire, partner da non trascurare, il nonno che non sta bene e gli amici che si lamentano. Un tran tran a cui sottrarsi è quasi impossibile: qualcuno, quando non ne può più, si sfoga lanciando volgarità a pieni polmoni, qualcun altro si lascia travolgere dagli eventi, qualcuno arranca a starci dietro, qualcuno non ce la fa proprio.
Ma forse la soluzione c’è. E viene dalla tradizione popolare, come popolare, da borgata, è il sistema da seguire: è Il metodo sticazzi, titolo di un “agile manuale d’istruzioni per condurre una vita felice e serena” scritto da un collettivo di professioniste della comunicazione che si celano dietro l’altisonante quanto improbabile “nom de plume” di Carla Ferguson Barberini. Centododici pagine piene di (auto)ironia e un pizzico di cinismo (le edita Aliberti nella collana Freestyle, euro 9), sulla cui copertina capeggia un uomo in calzamaglia e mantello dal sorriso beato, un supereroe che non fa una piega se gli arriva una brutta notizia e gli basta stare in salute, avere vicino qualcuno che gli vuole bene e fare qualcosa che gli piace, perché “tutto il resto è sticazzi”.
È una linea di pensiero “destinata a illuminare l’umanità”Il Metodo sticazzi. Una filosofia contemporanea, un neoepicureismo alla romana, da abbracciare senza indugio e da praticare con costanza, in tutti gli ambiti della vita, sul lavoro come a casa, in auto oppure in vacanza. Il collega cleptomane ti ruba in continuazione le penne dalla scrivania? Tu riprenditele e non fare troppe storie. Al supermercato c’è un mega-sconto sui wurstel? E chissenefrega, compra solo quello che ti serve. In ritardo alla riunione? Tanto non si decide mai niente di importante. Il vicino ha iniziato a strimpellare la chitarra? Vivi e lascia vivere, la prossima volta che organizzi una festa non ti preoccuperai del rumore. Tua moglie ti accusa di non aiutarla nei lavori domestici? Proponile di mollare la scopa e di uscire insieme, un pavimento sporco non ha mai ucciso nessuno.
Prendere la vita come viene, insomma, è il segreto per stare bene, senza preoccuparsi di avere tutto sotto controllo, di essere perfetti, perché tanto la perfezione non esiste e c’è sempre qualcuno migliore di te. Un’attitudine alla leggerezza, che spesso, scrivono le autrice, proprio alle donne difetta. “C’è una tendenza generalizzata alla nevrosi – dice ‘una’ delle Carla Ferguson –, che rende le donne tra di loro nemiche, soprattutto nel mondo del lavoro, e le fa scannare anche per questioni di poca importanza. Ma la nostra arma in più è invece la solidarietà femminile, una donna nemica di un’altra donna va contro la sua natura, mentre dovremmo stare insieme e unite per combattere un mondo maschile e maschilista”.
Come una religione, Il metodo sticazzi ha i suoi profeti e i suoi modelli di riferimento, da Ponzio Pilato (che se ne lavò le mani) a Giulio Cesare (suo il motto “Alea iacta est” che, tradotto molto liberamente, è “Oramai è così, che ci posso fare?”), da Rossella O’Hara (che rimandava qualsiasi cosa a domani e a ogni altro giorno) a Josè Mourinho (tra le sue tante dichiarazioni, perfetta “Neanche Gesù era amato da tutti, figuratevi io”). E poi Bob Marley e i fricchettoni, i gatti (a cui bastano una scatoletta, un posticino caldo e un paio di coccole) e il bidello, che a scuola copriva gli ingressi in ritardo e firmava sul libretto al posto dei genitori. “Scovare l’uomo che può renderci la vita più agevole col minimo sforzo, reggendo il gioco di ogni nostro cedimento – scrivono gli autori – e legarlo a noi stessi in modo irrevocabile, è uno dei punti chiave della strategia sticazzista”.
Una strategia che ha le sue regole, prime fra tutte quelle di non essere invidiosi né permalosi, stare alla larga da persone precisine e pronte a tutto per questioni di principio. Sul lavoro, inutile innervosirsi per il collega stakanovista, quello che non rinuncia alla pausa pranzo, arriva per primo e va via per ultimo, non fa neanche una telefonata privata né ha Facebook perché non vuole perdere tempo. “Non angustiatevi e soprattutto non mettetevi mai in competizione con lui, sareste condannati alla sconfitta e in caso di vittoria perdereste comunque, perché vi trovereste a lavorare il doppio senza che nessuno ve l’abbia chiesto”. Meglio farselo amico, allora, così se arriva un cliente insopportabile, sarà lui a occuparsene e se nel prossimo mese toccherà fare gli straordinari, sarà sempre lui a farsene carico per tutti quanti.
Ma come tutte le più grandi invenzioni, avverte Carla Ferguson Barberini, anche Il metodo sticazzi, se utilizzato male, può portare all’autodistruzione. Fregarsene dell’ambiente e dell’inquinamento, girarsi dall’altra parte, commettere reati, non ha futuro. Ma anche non rispettare con frequenza gli orari di ufficio, dire sempre no, più tardi, forse, a capi-colleghi-clienti, può essere la strada più breve per il licenziamento. “Il metodo – conclude una delle autrici – va applicato con equilibrio, senza superare i limiti dell’etica, anche professionale, e distinguendo ciò che è importante da ciò che è del tutto superfluo”.



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