Avevo capito che rinunciare a se stessi, non amarsi è come sbagliare a chiudere il primo bottone della camicia. Tutti gli altri poi sono sbagliati di conseguenza. Amarsi è l'unica certezza per riuscire ad amare davvero gli altri.
Fabio Volo dal libro "È una vita che ti aspetto"




sabato 12 febbraio 2011

Il testo di sintesi del "Consensus internazionale su ADHD e abuso di psicofarmaci su minori"

Che cosa conosciamo realmente dell'ADHD? Quali sono i fattori di rischio e le terapie più efficaci confermate dalla ricerca sperimentale? In esclusiva su BrainFactor il testo di sintesi del "Consensus internazionale su ADHD e abuso di psicofarmaci su minori", sottoscritto a oggi da più di 400 firmatari fra medici, psicologi, operatori socio-sanitari, enti e università di tutto il mondo (*).


Premessa
La sindrome denominata “Disturbo di Attenzione e/o Iperattivà” (ADHD) è stata oggetto di una quantità impressionante di indagini sperimentali e di studi scientifici. La soluzione di elezione per il trattamento di questo disordine è tutt’ora quella farmacologica (stimolanti a base anfetaminica, ma non solo), ed in misura molto meno significativa la pedagogia clinica, la psicoterapia e gli interventi sociali autonomi. Le risorse finanziarie sono state concentrate prevalentemente sulla ricerca – in larga parte non indipendente, in quanto finanziata con fondi dei produttori stessi - mirata ad individuare le presunte cause biologiche del disagio nonché mirata a monitorare gli effetti degli interventi farmacologici, penalizzando la ricerca sulle cause psicologiche, ambientali e sociali, nonché  gli interventi pedagogici, psicoterapeutici e sociali autonomi. I metodi sperimentali utilizzati ed i risultati ottenuti sono stati oggetto di accalorati dibattiti ed accese controversie da parte degli addetti ai lavori, e negli ultimi anni anche dei media e del grande pubblico, ed  hanno generato problemi tutt’ora irrisolti.
L’attenzione - e l’assenza di problemi di carattere emozionale - sono i  pre-requisiti generali per ogni  tipo di apprendimento, e l’individuazione di una patologia dell’attenzione e del movimento che inibisce l’apprendimento rappresenta per contro una codifica che genera conseguenze  drammatiche sul piano personale, familiare, scolastico e sociale. I firmatari del presente documento, esperti di fama in ambito clinico e sperimentale, desiderano, con onestà intellettuale e competenza professionale, fare il punto della situazione alla luce anche delle  più recenti e/o meno conosciute risultanze sperimentali scientificamente accreditate, nonché dei dibattiti accademici trascorsi ed in atto, allo scopo di fare chiarezza su un tema di primo piano nel panorama del diritto alla salute dei minori, che riguarda la comunità scientifica e la società civile tutta, stimolando con l’occasione una metodologia di approccio eticamente più corretta nei confronti di un problema che da mezzo secolo è vittima di metodologie di approccio spesse volte infruttuose.
L’ADHD come “malattia”
È consuetudine consolidata definire l’ADHD – in termini di causalità primaria - come una “malattia geneticamente determinata”, relegando le cause psicosociali a “concause minori” se non a semplici “cartine di tornasole” in grado di far emergere quanto già determinato a livello genetico, influenzandone ne più ne meno i tempi e modi della comparsa della sintomatologia. In proposito va ribadito che non è stata ancora dimostrata sperimentalmente la causalità diretta di alcun gene o pool di geni, e che nessun marcatore biologico (fenotipo) è stato individuato con certezza.
Il corpo di ricerche sui gemelli omozigoti e dizigoti e sui fratelli è fortemente viziato dalla non dimostrata presunzione che l’ambiente in cui i bambini sono cresciuti sia sempre uguale. E’ virtualmente impossibile che questo accada. In aggiunta i risultati di tali ricerche sono viziati dal fatto che  i geni dirigono la sintesi delle proteine, che a loro volta sono influenzate da fattori ambientali quali lo stress, i traumi, la carenza di  sensibilità parentale. La presenza negli alberi genealogici di questo genere di disturbo non rappresenta una prova  di per se scientificamente accettabile della valenza genetica dell’ADHD, in quanto non sono state   tenute sotto debito controllo le variabili “apprendimento per imitazione” e “apprendimento per condizionamento”, i cui potenti effetti nel plasmare i comportamenti, da quasi un secolo, sono stati sperimentalmente dimostrati dalla dottrina del Comportamentismo, oltre ogni legittimo dubbio.
In merito alla più recente ed accreditata ricerca della scuola della psichiatria organicista «F. Xavier Castellanos e altri, Developmental Trajectories of Brain Volume Abnormalities in Children and Adolescents With Attention – Deficit / Hyperactivity Disorder, Journal of the American Medical Association (Jama 2002;288:1740-1748)», rimarchiamo che Castellanos, in una intervista rilasciata a Frontline il 10 ottobre 2002, dopo la pubblicazione di questa ricerca, alla domanda dell’intervistatore: «Quanto siamo prossimi ad individuare un marcatore biologico per l’ADHD?”» risponde: «Non lo so, non penso che lo sapremo fintanto che non lo troveremo...ci piacerebbe trovare un marcatore biologico, ci piacerebbe trovare qualche riscontro oggettivo, qualcosa che ci dia la conferma di quanto abbiamo capito su come funziona l’ADHD. Il problema è che cerchiamo nel buio, e non sappiamo dove ci condurrà la ricerca. La mia personale opinione è che brancoleremo per i prossimi 3 o 5 anni...»
La tesi della malattia resta pertanto una mera ipotesi, e l’utilizzo di termini quali «malattia» e «malattia mentale» sono quindi a tutt’oggi illegittimi sul piano scientifico. L’ADHD è, nella migliore delle ipotesi, un semplice elenco di comportamenti disfunzionali, troppo poco per identificare una malattia. L’insufficiente definizione di questi comportamenti-sintomo dal punto di vista operazionale, rende persino impossibile configurare nettamente l’ADHD come una psicopatologia. Sulla base delle risultanze scientifiche attualmente disponibili, la diagnosi di ADHD rischia di essere sostenuta da motivazioni di carattere principalmente economico e non indirizzata al reale beneficio del bambino / paziente.
La diagnostica dell’ADHD
Coerentemente con quanto esposto in merito al concetto di malattia, la diagnostica utilizzata è vistosamente carente. Il manuale diagnostico dell’APA rimarca nel DSM-IV che: «...non vi sono test di laboratorio confermati come diagnostici» per «il Disturbo del Deficit d’Attenzione / Iperattività». Nel documento «2000 American Academy of Pediatrics Annual Meeting Attention Deficit Hyperactivity Disorder: Current Diagnosis and Treatment, Mark L. Wolraich, MD», viene ribadito: «Comunque la diagnosi dell’ADHD resta legata a criteri diagnostici limitati. La diagnosi dipende dall’osservazione del comportamento dei bambini da parte di diverse fonti, in particolare genitori ed insegnanti, spesso discordanti tra loro, senza un metodo chiaro per risolvere queste discrepanze. Una delle fonti di discrepanza è il fatto che i comportamenti sono influenzati dall’ambiente. La classe scolastica quindi potrebbe dare adito a comportamenti diversi da quanto osservato a casa, inoltre i rapporti delle osservazioni sono spesso soggettivi a causa dell’assenza di specifiche competenze per l’osservazione dei comportamenti stessi, gli osservatori dovrebbero usare il loro proprio metodo personale di giudizio. Inoltre i criteri sono gli stessi indipendentemente da età e stato di sviluppo, mentre in realtà il comportamento dei bambini varia anche in base al loro stato di crescita».
Se si analizzano con attenzione i commenti ai test sperimentali che gli specialisti utilizzano per determinare le soglie di attenzione ed iperattività, emergono dati che ci inducono a riconsiderare  le nostre convinzioni. Emerge che i bambini sono in grado di prestare attenzione ai compiti loro graditi, mentre non lo sono per quelli rilevanti per l’apprendimento, se nella loro percezione sono “meno graditi”. Si parla pertanto di “carenza di attenzione in un contesto di scarsa motivazione” o di «ansia da apprendimento», nonché di «comportamenti iperattivi»  in un contesto famigliare in cui emergono gravi psicopatologie. Pare almeno discutibile che tutto questo possa tout-court essere trasformato in una malattia di carattere biologico, mentre appare evidente come siano implicate dinamiche personali e sociali di varia natura che sono state a tutt’oggi in larga parte trascurate dall’indagine scientifica. A fronte di disturbi dell’attenzione e di iperattività, sarebbe necessario effettuare un serio screening medico standardizzato ed un’approfondita analisi delle relazioni sociali dei piccoli pazienti, del loro reale grado di apprendimento scolastico e dei molti altri fattori che possono essere alla causa dei comportamenti anormali del bambino. Si deve pertanto concludere che la diagnostica non ha ancora una legittimazione scientifica tale da permettere una diagnosi certa al di là di ogni ragionevole dubbio.
La terapia farmacologica e i suoi effetti
La cura è un procedimento terapeutico che, rimuovendo le cause che hanno generato la patologia, porta alla guarigione. Il sollievo e la remissione dei sintomi, per quanto siano eventi importanti, non qualificano un intervento terapeutico come cura. Sia la cura che il trattamento sintomatico devono comunque garantire il rispetto della dignità umana e l’integrità psicofisica, condizione che la maggior parte degli psicofarmaci attualmente in commercio non sono in grado di rispettare. Non ci sono dubbi che tali prodotti farmaceutici hanno effetti collaterali anche gravi, inclusa la morte del paziente. I loro effetti si manifestano con la soppressione dei sintomi in presenza di assunzione regolare del farmaco, in quanto l’interruzione del trattamento farmacologico fa riemergere la situazione antecedente al periodo di regolare assunzione. Questo è il motivo per cui si rende necessaria la somministrazione a lungo termine, anche quando essa è sconsigliata dagli stessi specialisti ed a volte dalle stesse industrie produttrici.
In un documento datato Dicembre 1999 «Long-Term Effects of Stimulant Medications on the Brain» il NIMH (National Institute of Mental Health) dichiara: «Gli stimolanti sopprimono i sintomi dell’ADHD ma non curano i disordini, e come risultato i bambini etichettati ADHD sono spesso trattati con stimolanti per molti anni…». La terapia con questi prodotti farmaceutici di per sé non migliora il rendimento scolastico dei bambini, in quanto i procedimenti legati all’apprendimento sono qualcosa di molto più complesso del semplice "prestare attenzione".
Afferma il Professore Cesare Cornoldi, ordinario di psicologia all'Università di Padova, in merito alla prescrizione di metilfenidato: «E' bene allora ricordare che si possono registrare effetti positivi nel controllo dell'impulsività, dell'iperattività e dell'attenzione, per la durata della somministrazione del farmaco; i disturbi invece dell'apprendimento, della condotta e la difficoltà di interazione sociale richiedono interventi di natura diversa. Generalmente comunque la terapia farmacologica è cronica, perché se viene sospesa la somministrazione del farmaco – in assenza di interventi di tipo psicologico e pedagogico-didattico - il bambino in breve tempo tende a ripresentare la stessa sintomatologia» (Cesare Cornoldi, Iperattività e autoregolazione cognitiva, Erickson, 2001, pag. 188).
Nel 1993 il Dipartimento dell'Educazione degli USA incaricò James M. Swanson, direttore del centro studi sull'ADHD all'Università della California, Irvine (UCI), noto sostenitore della tesi biologica dell’ADHD e favorevole all’uso degli psicofarmaci sui minori, di condurre una ricerca che facesse il punto della situazione in merito all'efficacia del metilfenidato. Furono consultate 300 riviste (9000 articoli), spaziando su 55 anni di letteratura.
Questi i risultati, oltremodo deludenti:
  1. i benefici a lungo termine non sono stati verificati sperimentalmente;
  2. i benefici sul breve termine degli stimolanti non devono essere considerati una soluzione permanente sui sintomi cronici dell'ADHD;
  3. gli stimolanti possono migliorare l'apprendimento in alcuni casi ma danneggiarlo in altri;
  4. nella prassi le dosi prescritte possono essere troppo alte per l'effetto ottimale; sull'apprendimento, e la durata dell'effetto troppo breve per agire sul risultato scolastico;
  5. non ci sono grandi effetti sulle abilità e processi mentali superiori, genitori e insegnanti non devono aspettarsi significativi miglioramenti nello studio o in abilità atletiche, abilità sociali, apprendimento di nuovi concetti;
  6. nessun miglioramento negli aggiustamenti a lungo termine, insegnanti e genitori non devono aspettarsi miglioramenti sotto questo profilo.
Si può pertanto concludere che gli psicofarmaci non migliorano l’apprendimento scolastico, che non curano la presunta patologia ADHD, piuttosto agiscono sui sintomi permettendo una migliore accettazione sociale dei bambini da parte degli adulti. Poca attenzione è stata dedicata a studiare le ripercussioni psicopatologiche che i trattamenti farmacologici hanno sui bambini, ed anche nuove molecole commercializzate come “novità”, apparentemente prive degli effetti collaterali lamentati per gli stimolanti, sono in realtà banali “rivisitazioni” di psicofarmaci tristemente conosciuti in passato per i potenziali effetti collaterali dannosi nel medio-lungo periodo. I casi meritevoli di attenzione sotto il profilo clinico – sono una esigua minoranza -, dovrebbero essere prioritariamente trattati con strumenti di carattere pedagogico (pedagogia tradizionale e clinica), strumenti per i quali è in corso anche in Italia una vera e propria codificazione sotto forma di protocolli standard di intervento specificatamente mirati.
Reinterpretare i dati
Negli ultimi anni sono comparse sempre più numerose ricerche che individuano correlazioni di varia natura con l’ADHD. Si tratta di patologie fisiche, reazioni a terapie mediche, condizioni ambientali di vario tipo e di gravidanza sfavorevoli, psicopatologie, in grado di mimare la sintomatologia dell’ADHD raggiungendo i medesimi criteri diagnostici.
La nosografia ADHD ha di fatto l’effetto di depistare i medici che omettono di indagare queste cause, con un danno potenzialmente rilevante per la salute  del minore. Non possiamo dimenticare che studiare e stare fermi ed attenti a scuola sono condizioni che richiedono a tutti i bambini un sacrificio che viene diversamente assolto in armonia con la curva di Gauss, e che le variabili che possono spiegare tali variazioni sono talmente numerose che per ora non siamo in grado di valutarle ed esprimere giudizi clinici. Tutte queste correlazioni che sono emerse possono essere reinterpretate come cause? Possiamo ipotizzare che la sintomatologia ADHD sia in realtà una costellazione aspecifica di sintomi, indicatori di un disagio della persone, che rimandano alle più svariate cause? Possiamo abolire la nosografia ADHD con il suo fardello ideologico così come anni fa si fece con l’omosessualità (originariamente, come a tutti noto, classificata come malattia mentale al pari dell’ ADHD)?
Questa è la vera sfida che abbiamo di fronte, una ipotesi che merita tutta l’attenzione scientifica di cui siamo capaci, un diverso modo di fare sperimentazione, ed un approccio eticamente diverso all’utilizzo degli psicofarmaci su bambini ed adolescenti, che dovrebbe essere ispirato alla massima cautela e come ultima risorsa in casi estremi, al fine di prevenire e contenere i possibili rischi di abuso su larga scala, in più occasioni documentati sia in letteratura scientifica che da autorevoli fonti di informazione.
Prof. Claudio Ajmone (coordinatore del Consensus)
Dott. Giorgio Antonucci, MD
Prof. Silvia Barbieri
Prof. Fred Baughman Jr, MD
Dott. Marco Bertali, MD
Dott. Federico Bianchi di Castelbianco
Prof. William B. Carey, MD
Prof. Marco Catalano, MD
Prof. David Cohen, MD
Prof. Emilia Costa, MD
Prof. Piero Crispiani
Prof. Rosa Angela Fabio
Prof. Beatriz Janin
Prof. Bob Johnson, MD
Prof. Mariano Loiacono, MD
Prof. Paolo Migone, MD
Dott. Enrico Nonnis, MD
Dott. Paolo Roberti di Sarsina, MD
Prof. Marta Tessari
Prof. Graziella Fava Vizziello, MD
Prof. Alain Goussot
L'elenco integrale dei sottoscrittori del Consensus è disponibile sul sito web di "Giù le mani dai bambini" all’indirizzo internet http://www.giulemanidaibambini.org/consensus
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Ultimo aggiornamento ( Venerdì 31 Dicembre 2010 16:05 )http://brainfactor.it/index.php?option=com_content&view=article&id=443:adhd-e-abuso-di-psicofarmaci-su-minori-il-testo-del-consensus-internazionale&catid=33:healthcare&Itemid=3 
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Allego uno stralcio della tesi da me presentata alla scuola di naturopatia Riza, sezione Bologna. Anno accademico 2007/2008














A.D.H.D.
Possibili percorsi in ambito naturopatico
di Luciana Ferri


 Meglio accendere una piccola luce che fuggire il buio
(Confucio)

Cambierete il mondo se cambierete la vita di un bambino
(Jeffrey Freed)



L’idea di parlare dell’ADHD (Sindrome da Deficit di Attenzione e Iperattività-Impulsività) mi è venuta qualche anno fa.
Allora non ne sapevo nulla ma, per una serie di circostanze, sono entrata in contatto con questa realtà.
Questa tesi vuole essere un insieme di suggerimenti che possono aiutare tutti coloro che incontrano bambini “difficili”.
In Italia è stato autorizzato l’utilizzo di psicofarmaci (Prozac, Ritalin®) per i bambini. Io non contesto in assoluto questa scelta, di competenza esclusivamente medica e, a volte, necessaria, ma affermo con forza che si può provare ad aiutare i bambini in difficoltà con altre modalità, alla portata del naturopata.
In questo settore, ancora largamente sconosciuto ai non addetti ai lavori, l’operatore del benessere può intervenire in maniera globale, coadiuvando, se necessario, il medico e, meglio ancora, evitando o facendo diminuire l’uso dei farmaci, restituendo il bambino e la sua famiglia ad una vita “normale”, serena ed appagante.
Facendo le mie ricerche, vagliando le varie posizioni mi sono, infine, imbattuta nel “‘Bambino Indaco”. Questo bambino speciale che dovrebbe essere il ponte con il nostro futuro.
Consultando i testi “classici”, leggevo di bambini difficili, senza futuro e con gravi carenze intellettuali e psicofisiche, assolutamente da trattare con psicofarmaci e antidepressivi.
Nel Bambino Indaco tutto si ribalta. Finalmente l’individuo viene valutato in quanto tale. Unico e speciale. Quelli che per una parte di  medicina sono considerati difetti, tare, stati patologici non inquadrabili, nella visione olistica, vengono considerati pregi, doti speciali di ogni singolo individuo.
Questo mi ha ben reso l’idea di come una stessa cosa può cambiare a seconda di come la si guarda e la si comprende.
Con questa visione, cercando di non avere pregiudizi, mi sono addentrata in tale universo.



DEFINIZIONE  SINDROME  DA  DEFICIT DI  ATTENZIONE  E IPERATTIVITÀ   (da Wikipedia,)
ADHD (Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder), o più semplicemente ADD (Attention Deficit Disorder), è la sigla della sindrome da deficit di attenzione e iperattività.
Il Disturbo da deficit d'attenzione ed iperattività (ADHD) è un disturbo neuropsichiatrico caratterizzato da inattenzione, impulsività e iperattività motoria che rende difficoltoso e in taluni casi impedisce il normale sviluppo e integrazione sociale dei bambini. Si tratta di un disturbo eterogeneo e complesso, multifattoriale che nel 70-80% dei casi coesiste con un altro o altri disturbi (fenomeno definito comorbilità). La coesistenza di più disturbi aggrava la sintomatologia rendendo complessa sia la diagnosi sia la terapia. Quelli più frequentemente associati sono il disturbo oppositivo-provocatorio e i disturbi della condotta, i disturbi specifici dell'apprendimento (dislessia, disgrafia, ecc.), i disturbi d'ansia e, con minore frequenza, la depressione, il disturbo ossessivo-compulsivo, il disturbo da tic, il disturbo bipolare.  Per il trattamento di alcuni pazienti iperattivi e con deficit d'attenzione si sono rivelate efficaci alcune molecole psicoattive come il metilfenidato.
Ma critiche sono piovute sull'uso di questi medicinali, i quali sono stati ritenuti responsabili di diversi casi di morte (
infarto, suicidio, ecc.). Queste critiche hanno portato in Italia alla nascita di due campagne, una con funzioni di farmacovigilanza denominata "Giù le mani dai bambini", la seconda con funzioni di informazione sul rischio farmaci è denominata "Perché non accada". E' ancora pendente presso il TAR del Lazio un ricorso contro le attuali modalità di somministrazione di questi prodotti psicoattivi ai minori, e sono aperti presso il Ministero della Salute due tavoli di confronto - uno su iniziativa del Parlamento, l'altro su iniziativa del Ministro - per valutare l'ipotesi di una revisione in senso più restrittivo dei protocolli di diagnosi e terapia dell'Adhd. Nell'attesa, l'ISS e l'Agenzia Italiana del Farmaco hanno comunque ritenuto di autorizzare l'uso di tali presidi terapeutici anche in Italia

INTRODUZIONE


Nei  bambini di oggi si osserva sempre più spesso una generale diminuzione della capacità di stare attenti e di organizzare il proprio comportamento secondo regole che garantiscano un armonico fluire dei rapporti con gli altri bambini e con il mondo degli adulti; si tratta di un problema con una forte connotazione sociale, data la difficoltà delle famiglie, della scuola, della società intera a costruire spazi e tempi idonei per lo sviluppo del “bene” dell’attenzione infantile. Tempi di vita sempre più convulsi, esposizione a bombardamenti di immagini reali e virtuali (attraverso televisione, videogame, computer), stimolazioni comunicative continue e spesso frammentarie (due parole dette di corsa, magari al telefonino e un’infinità di sms che piovono quotidianamente su cellulari posseduti spesso prima dei nove o dieci anni di età) non aiutano certo i nostri bambini ad allenare le facoltà della concentrazione, della riflessione e della memoria.
Non a caso il disturbo più diagnosticato nell’infanzia è la Sindrome da Deficit di Attenzione e Iperattività (comunemente detto ADHD, Attention Deficit Hyperactivity Disorder), che consiste nella difficoltà di stare attenti a lungo, associata spesso ad una grande irrequietezza ed impulsività. I bambini che soffrono di ADHD sono agitati, non riescono a stare fermi, a scuola spesso non stanno seduti al banco, ‘sparano’ le risposte senza nemmeno aver ascoltato le domande e vengono etichettati, in un modo che rivela immensa incomprensione, incompetenza e dannosa incapacità di rapportarsi a un bambino, come ‘maleducati’, ‘svogliati’, ‘incapaci’.
L’ADHD, d’altro canto viene diagnosticato con una certa facilità laddove siano presenti anche pochi sintomi, che non giustificherebbero, di per sé, l’individuazione di una vera e propria sindrome. Tale sovrastima, con conseguenti prescrizioni farmacologiche non necessarie, si deve a molteplici fattori, dall’ambigua definizione della sindrome stessa, che rende difficile a medici e psicologi un accertamento veramente adeguato, alla tendenza malcelata di voler scaricare tutta la responsabilità dei nostri adulti fallimenti, contemporaneamente sociali, educativi e psicologici, su una presunta ‘malattia’. Assumendo il ruolo del disadattato il piccolo paziente finisce così per assolvere da ogni inadeguatezza le persone che gli stanno accanto e ogni nostra collettiva ‘maleducazione’.
Proprio per la grande complessità dei problemi infantili riguardanti disattenzione e iperattività, è attualmente in corso un vivace dibattito che coinvolge specialisti, medici, psicologici, insegnati, genitori, famiglie e, mi augurerei, anche naturopati-operatori del benessere, in cui si scontrano opinioni e visioni della salute psicoemotiva molto diverse.
Solo prendendo in carico i problemi dell’infanzia in modo globale possiamo considerarci una società responsabile, in grado di superare non solo le disattenzioni, ma anche tutti quegli atteggiamenti di negazione e aggressione verso i bambini, che spesso presentano comportamenti iperattivi, quando non addirittura sintomi della sindrome vera e propria, perché quotidianamente esposti a stress ingestibili o traumatici. Questi bambini sono troppo frequentemente mal sopportati dall’ambiente che li circonda, ricevono rifiuti, non vengono adeguatamente supportati nella difficile relazione con la scuola e con i coetanei, non ricevono sufficiente incoraggiamento nel contesto delle attività sportive, accumulano una lunga serie di dolorosissimi rifiuti e valutazioni negative, che coinvolgono anche le loro famiglie, additate come uniche responsabili di una situazione che ha radici ben più complesse. Sono, bambini e genitori, abituati a vedersi come dei falliti. In realtà e proprio questo pregiudizio a produrre danni ulteriori, al bambino e alla sua famiglia: il bambino infatti finisce per identificarsi con un ruolo negativo, mentre il clima in cui si sente immersa la famiglia non ne favorisce certo l’espressione delle risorse positive. Nella larghissima maggioranza dei casi genitori e fratelli sono le persone che risentono maggiormente della sofferenza dei bambini che vedono in difficoltà, sofferenti, quando non umiliati e frustrati. Per questo un intervento efficace non può che coinvolgere l’intera famiglia.
Oggi, poi, sappiamo che moltissimi elementi influiscono sul benessere psicofisico: persino la dieta dei bambini incide sul loro umore, sulla loro maggiore o minore impulsività. Ma quanto ne sono consapevoli educatori e genitori nelle loro azioni quotidiane? Alimentare un bambino con un eccesso di zuccheri e di cibo spazzatura non lo aiuta certo a trovare il giusto equilibrio psicofisico, e nemmeno giova il fumo assorbito nella vita prenatale o in casa: ogni abitudine malsana per gli adulti è migliaia di volte più dannosa per i bambini.


TERAPIA CONVENZIONALE


La medicina convenzionale tenta di risolvere il problema della ADHD con farmaci del gruppo delle amfetamine. Com’è noto, le amfetamine aumentano il tono cerebrale, migliorano l’umore, diminuiscono il senso di fatica ed il bisogno di sonno, spesso determinano irritabilità ed eccessiva loquacità. L’uso prolungato di queste sostanze può anche portare a sintomi psicotici simili a quelli della schizofrenia acuta assimilabili a quelli legati al consumo di cocaina.
La molecola più usata è il metilfenidato (Ritalin®) che modula la quantità di dopamina e di noradrenalina a livello dello spazio intersinaptico.
L’aumento di neurotrasmettitori migliora l’inibizione delle risposte anomale e discrimina gli stimoli. Questo aumento del metabolismo cerebrale sembra verificarsi solo nei soggetti ADHD mentre nei soggetti normali si può osservare un effetto paradosso. L’effetto di queste sostanze (efedrina, cocaina e metilfenidato) è sostanzialmente quello di stimolare la reattività simpatica e le funzioni cerebrali. Un problema non trascurabile è quello della dipendenza fisica e psicologica che il metilfenidato induce. Negli Stati Uniti si è registrato un vero e proprio abuso di Ritalin® tra gli studenti (che lo chiamano vitamina R.). Nel 1994 si attribuirono all’abuso di questa sostanza 7 decessi e 1171 ospedalizzazioni tra gli adolescenti. Questo approccio farmacologico, attualmente molto spinto da alcuni educatori e medici, è stato violentemente criticato dall’opinione pubblica e dalle associazioni di famiglie che ne hanno constatato gli effetti a breve e lungo termine sui propri figli.
Si segnala che il 25-40% dei bambini con ADHD non risponde al farmaco e un’importante percentuale di coloro che rispondono positivamente, rispondono anche al placebo.
Il miglioramento nell’apprendimento è minore rispetto al miglioramento dell’attenzione. La terapia con questo farmaco negli individui con ADHD non ha portato ad un miglioramento dei successi scolastici, del comportamento antisociale e dell’incidenza di arresti da parte delle forze dell’ordine.

QUALCHE ARTICOLO… (tratti da www.progettomedicina.it)


L’Atomoxetina migliore del Metilfenidato nel disturbo da deficit di attenzione e di iperattività ?

L’FDA ( Food and Drug Administration ) ha dato la sua approvazione alla messa in commercio di Strattera ( Atomoxetina ) , un farmaco di Eli Lilly per il trattamento del disturbo da deficit di attenzione e di iperattività ( ADHD ). L’ADHD ( Attention Deficit Hyperactivity Disorder ) è un disturbo che colpisce circa il 6-10% dei bambini in età scolastica. La malattia ha un forte impatto sia sull’apprendimento scolastico che sull’integrazione sociale. Inoltre stanno emergendo sempre più prove che questo disturbo abbia ricadute ( maggiore morbidità ) nell’età adulta. Prima dell’introduzione di Strattera il farmaco di scelta era il Metilfenidato ( Ritalin ), uno stimolante amfetaminico. I derivati amfetaminici si sono dimostrati efficaci , ma attorno al loro impiego si sono accese controversie. Inoltre alcuni bambini non tollerano il Metilfenidato. L’Atomoxetina , un inibitore del “transporter" presinaptico della norepinefrina , è il primo farmaco non-stimolante ad essere autorizzato per il trattamento del deficit di attenzione e di iperattività. L’Atomoxetina è metabolizzata nel fegato dal citocromo P450 2D6 ( CYP 2D6 ) e presenta un’emivita plasmatica che varia dalle 4 ore nei rapidi metabolizzatori alle 19 ore nei lenti metabolizzatori.I principali effetti collaterali osservati negli studi clinici pre-registrazione sono stati: cefalea e gastralgie. Come per i farmaci stimolanti è stata anche osservata una riduzione dell’appetito , con perdita di peso. Il Ritalin ( Metilfenidato ) era stato reintrodotto in Italia nel 2001 con l’indicazione : disturbo da deficit di attenzione. In realtà il Metilfenidato non è un farmaco recente , perché in passato era impiegato in associazione agli antiepilettici.

( Xagena2002 )

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FDA: nuovo warming per Strattera, un farmaco per l’ADHD

L’FDA ha informato gli HealthCare Professionals di un nuovo warning riguardo a Strattera ( Atomoxetina ), un farmaco approvato per il disturbo da deficit di attenzione ed iperattività ( ADHD ) negli adulti e nei bambini.Strattera può causare grave danno epatico.Il danno epatico può progredire ad insufficienza epatica, ed eventualmente morte o necessità di trapianto di fegato.Il farmaco deve essere interrotto qualora dovesse comparire itterizia o alterazioni dei parametri epetici.Secondo Eli Lilly Strattera, che è in commercio dal 2002, è stato impiegato da più di 2 milioni di pazienti.Dagli studi clinici effettuati su 6000 pazienti non sono emersi dati di epatotossicità.I segni ed i sintomi di disturbi epatici comprendono: prurito, itterizia, urine scure, tensione addominale al quadrante destro superiore o sintomi simil-influenzali inspiegabili. ( Xagena2004 )

Fonte: FDA, 2004

Farma2004 Pedia2004

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ADHD: Strattera associato al rischio di ideazioni suicidarie

Eli Lilly ha inserito nella scheda tecnica di Strattera ( Atomoxetina ) un warning riguardante il rischio di ideazione suicidaria tra i bambini e gli adolescenti trattati con il farmaco. L’Atomoxetina trova impiego nel trattamento del disturbo da deficit di attenzione ed iperattività ( ADHD ). I bambini e gli adolescenti trattati con Atomoxetina dovrebbero essere attentamente monitorati per il presentarsi, o per il peggioramento, di agitazione, intollerabilità, ideazioni o comportamenti suicidari, e per inusuali cambiamenti nel comportamento, soprattutto durante i primi mesi di terapia o nel momento in cui viene modificato il dosaggio del farmaco.Cinque giovani che stavano partecipando a studi clinici con Atomoxetina hanno riportato ideazioni suicidarie, contro nessuno dei pazienti che assumeva placebo. Un giovane, mentre stava assumendo Strattera, ha tentato il suicidio, ma è sopravvissuto.

( Xagena2005 )

Fonte: FDA, 2005

Pedia2005 Farma2005


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Immissione in commercio in Italia di Strattera e Ritalin, due farmaci per il disturbo da deficit di attenzione e iperattività

Il Consiglio di Amministrazione dell'Agenzia Italiana del Farmaco ( AIFA ) ha approvato l'autorizzazione all'immissione in commercio di 39 nuovi medicinali. Tra questi 3 nuove entità chimiche comprendenti due molecole, l'Atomoxetina ( Strattera ) e il Metilfenidato ( Ritalin ) indicate nel trattamento della sindrome da deficit di attenzione e iperattività ( ADHD ) in integrazione al supporto psico-comportamentale. In particolare, Strattera è stato registrato contemporaneamente in tutti i Paesi della Comunità Europea con procedura di mutuo riconoscimento che non consente alcuna discrezionalità autorizzativa nè da parte dell'AIFA né di qualsiasi altro Paese Membro. Al fine di garantire un uso appropriato, sicuro e controllato del Ritalin e dello Strattera e l'impiego esclusivo nei pazienti affetti da ADHD, sono state individuate procedure che vincolano la prescrizione del farmaco ad una diagnosi differenziale e ad un Piano Terapeutico definiti da Centri di riferimento di neuropsichiatria infantile appositamente individuati dalle Regioni; impongono controlli periodici per la verifica dell'efficacia e della tollerabilità del farmaco; richiedono l'inserimento dei dati presenti nei Piani Terapeutici in un Registro nazionale appositamente istituito presso l'Istituto Superiore di Sanità, con garanzia di anonimato, al fine di consentire il monitoraggio e il follow-up della terapia farmacologica. In questo modo è stata garantita la disponibilità del farmaco soltanto ai casi di reale necessità evitando gli usi impropri verificatisi in altri Paesi. In ogni caso l'Agenzia Italiana del Farmaco elaborerà un Rapporto annuale, sulla base dei dati del monitoraggio e del Registro, finalizzato alla valutazione complessiva del problema e delle eventuali altre misure da adottare. Il Metilfenidato, meglio conosciuto come Ritalin, è un analogo dell’Amfetamina. Negli Usa è in vendita, con il nome commerciale di Concerta, anche una versione e rilascio prolungato, che permette una singola somministrazione al giorno. L’Atomoxetina, anche nota come Strattera, è il primo farmaco non stimolante approvato nel trattamento del disturbo da deficit di attenzione  e iperattività. L’Atomoxetina è classificata come un inibitore del riassorbimento della noradrenalina.( Xagena2007 )

Fonte: AIFA, 2007

Farma2007 Psyche2007 Pedia2007

 I BAMBINI INDACO

Per  spiegare la motivazione della scelta di questa denominazione è necessario fare alcune considerazioni su colore e luce.

Colore e luce

In natura l’indaco è ricavato dalle foglie di varie specie di indigofera, pianta della famiglia delle leguminose papilionate che cresce nei paesi caldi. Noto agli egizi e coltivato dagli ebrei già nel 1300 a. C., l’indaco è stato per secoli il materiale colorante di maggior importanza perché forniva tinte bellissime e resistenti su ogni tipo di tessuto. Alla fine dell’ottocento fu scoperto l’indaco sintetico.
L’indaco è un particolare tipo di blu, uno dei sette colori dello spettro solare, più esattamente il penultimo. I colori che l’occhio umano può vedere sono giallo, arancio, rosso, verde, blu, indaco e violetto. Com’è noto, gli animali vedono anche gli infrarossi e gli ultravioletti.
Ma cos’è il colore? Il colore è luce. Quando i raggi del sole si posano su un oggetto materiale, vivente o inanimato, ne vengono riflessi e questa radiazione, secondo la sua lunghezza d’onda, si presenta all’occhio umano come colore.
Noi siamo circondati di luce e di conseguenza di colori. La luce diffusa dal sole è definita bianca, e bianco è detto ogni oggetto che riflette, diffonde o lascia passare in trasparenza quella luce senza modificarla. La luce bianca contiene radiazioni visibili che, come sappiamo, vanno dal rosso al violetto.
Per dimostrarlo è sufficiente proiettare un fascio di raggi luminosi attraverso un prisma di vetro. All’uscita del prisma i raggi non hanno più la stessa direzione, ma sono dispersi a ventaglio: ponendo uno schermo sul cammino dei raggi, su questo si forma un’immagine luminosa costituita da una striscia variamente colorata: i sette colori sopra indicati. Il famoso scienziato inglese Isaac Newton (1642-1727), che per primo osservò il fenomeno, lo chiamò spectrum, nome che tuttora designa l’immagine ottenuta scomponendo una luce con un prisma o un altro strumento.
Il fenomeno più suggestivo legato alla scomposizione della luce è l’arcobaleno, che si osserva quando il sole illumina le gocce di pioggia o quelle prodotte da una cascata. Volgendo le spalle al sole si vede l’arcobaleno, che si presenta come una fascia ad arco di cerchio e mostra una successione di colori simile a quella dello spettro solare, col rosso all’esterno e il violetto all’interno.

Il colore come test di personalità


Veniamo ora alla scelta del termine indaco per indicare i bambini del terzo Millennio. Esso richiama ad un particolare modo di descrivere la personalità, a quello cioè che classifica i tipi psicologici attraverso i colori.
Esistono altri modi per “classificare” gli esseri umani: test d’intelligenza e di personalità, test proiettivi come il Rorschach, classificazioni messe a punto da scienziati quali Freud, Jung, Adler, Fromm, Rogers, Maslow ed altri.
Si conoscono poi altri metodi più esoterici e metafisici per classificare gli esseri umani, per esempio, in base alla data di nascita (astrologia) o alle associazioni con animali sacri (tradizione cinese e degli indiani d’America).
C’è inoltre il metodo medioevale che suddivide i temperamenti in quattro gruppi. Sanguigno, malinconico, flemmatico e collerico, e li associa ad altrettanti colori: rosso, blu, bianco, giallo. Tale metodo risaliva peraltro al grande medico greco Ippocrate di Cos, vissuto fra il V e il IV secolo a. C., le cui teorie hanno influenzato per secoli lo sviluppo della medicina. Ippocrate riconobbe l’azione dell’ambiante sull’individuo e sull’origine delle malattie e parlò della “forza risanatrice della natura”, l’unico autentico medico. Fondamentale la sua “patologia umorale”, secondo cui quattro umori cardinali (sangue, flemma, bile gialla e bile nera) costituiscono gli elementi del corpo umano e della vita: benessere e malattia corrispondono a una situazione di equilibrio o di squilibrio degli umori. In base alla medicina ippocratica, il temperamento degli individui (sanguigno, flemmatico, bilioso, atrabiliare) dipende dalla miscela dei vari umori.

L’aura e i suoi colori


All’inizio degli anni Ottanta l’americana Nancy Ann Tappe, insegnante e psicoterapeuta, riprese la classificazione medievale in base ai colori ampliandola notevolmente e riferendola a tutti i colori dell’arcobaleno, più alcune sfumature (per esempio rosa, lavanda, marrone, magenta) e descrisse certi tipi di caratteristiche umane e modelli comportamentali che sembravano essere in relazione con i colori dell’aura.
S’intende con “aura” il campo elettromagnetico che, in base a certe tradizioni soprattutto orientali ed esoteriche, permea e circonda ogni essere vivente. Le “aureole” e le “glorie” che circondano rispettivamente la testa e tutta la persona dei mistici e dei santi, così come sono stati raffigurati dai pittori, si rifanno certamente a questa luminosità che, a quanto pare, emana con particolare vivezza dal corpo umano.

I “colori di vita”


La psicoterapeuta Nancy Ann Tappe sensitiva e figlia di sensitivi era in grado fin da bambina di visualizzare l’aura delle persone. La signora Tappe cominciò presto a mettere in relazione questa sua abilità con osservazioni di tipo psicologico e, confrontando i colori che percepiva nell’aura con il carattere e le attitudini delle persone, creò gradualmente un sistema molto preciso che combina intuizione e pratica concreta derivante da una lunga esperienza con i bambini e con i loro genitori ed insegnanti. In base alle sue osservazioni, convalidate nel tempo e confermate anche da altri ricercatori, ogni persona ha un suo colore di vita (life color).
Con “colore di vita” la dottoressa Tappe intende la qualità della lezione che deve essere appresa nel corso della vita in atto. Quello che si è personalmente scelto di fare in quest’esperienza chiamata vita. E’ evidente che la terapeuta crede nella dottrina della reincarnazione e nella scelta individuale, compiuta prima di nascere, del tipo di esperienza da affrontare nella vita che seguirà.
Una delle categorie messe a punto da N. A. Tappe è l’indaco le cui caratteristiche si ritrovano appieno nei bambini che sto iniziando a farvi conoscere: personalità insolite e spesso non facili, con elementi non ancora notati in precedenza. L’indaco, afferma la psicoterapeuta, è, infatti, un colore che ha cominciato ad apparire nell’aura delle persone soltanto di recente, a partire dagli anni Ottanta, con un crescendo alla fine del millennio.
I colori di vita, sempre secondo la psicoterapeuta americana, sono a loro volta suddivisi in quattro categorie:
  • Fisico (rosso, arancio);
  • Mentale (giallo, verde);
  • Spirituale (blu, violetto),
  • Fluttuante (indaco).
I colori fisici sono quelli che si esprimono attraverso il corpo, la fisicità, l’emotività. Le persone caratterizzate da questi colori vivono pienamente “nel qui e adesso”, assaporano e godono la vita appieno.
I colori mentali si esprimono attraverso le azioni del processo mentale. Le persone che hanno questi colori di vita sono pensatori, le loro azioni esprimono il loro pensiero, raramente sono frutto dell’emotività. Tendono ad osservare, valutare, giudicare, scrivono volentieri per esprimere i loro processi mentali.
I colori spirituali si esprimono attraverso una visione idealistica della vita. Le persone con questi colori possono servirsi sia della mente che del corpo, o ignorarli entrambi. Sono sognatori, immaginifici, creativi e devono imparare ad esprimersi anche attraverso il corpo e la mente.
Il colore fluttuante (indaco) ha connotazioni complesse.

I bambini Indaco


Questa denominazione fu scelta da due psicologi statunitensi Jan Tober e Lee Carrol che per motivi professionali si sono sempre molto occupati di bambini. Essi avevano notato le caratteristiche particolari di molti bambini dei nostri giorni (più intelligenti, intuitivi, audaci, spirituali, ma in certi casi più difficili ed aggressivi delle generazioni precedenti) e si erano resi conto che ciò che N. A. Tappe aveva scritto nel suo libro a proposito del “colore di vita” indaco si attagliava perfettamente alle peculiarità dei bambini in questione.
Tale denominazione fu poi adottata indipendentemente dalla visione dell’aura e da qualunque altra connotazione esoterica, da tutti coloro che hanno studiato questi casi per indicare bambini che presentano una serie nuova ed insolita di caratteristiche psicologiche e modelli comportamentali non segnalati in precedenza. Reale ed innegabile, il fenomeno deve, infatti, essere affrontato principalmente dal  punto di vista educativo, psicologico e sociale perché sono questi gli aspetti fondamentali da tenere presenti.
Non è facile descrivere le caratteristiche dei bambini indaco in maniera tale da rendere giustizia a tutta la complessità della casistica. Non esistono al mondo due persone uguali, quindi neppure due bambini indaco che si somiglino come due gocce d’acqua. Ognuno avrà sempre le proprie caratteristiche, pur riconoscendosi in una serie di elementi comuni che, in base alle osservazioni compiute finora, sono i seguenti:
  1. Questi bambini vengono al mondo con una sensazione di regalità, cioè si sentono dei piccoli re e piccole regine, e si comportano di conseguenza, meravigliandosi se gli altri non condividono tale sensazione.
  2. Precoci, consapevoli, coraggiosi, tempisti, possiedono talento organizzativo, sono integri, onesti, sinceri e molto dignitosi. Non di rado, quando cominciano a parlare, balbettano perché in loro l’ideazione è più veloce della traduzione in parole. Hanno un alto QI (quoziente d’intelligenza).
  3. Possiedono una volontà forte, non si fanno inquadrare facilmente e non possono venire costretti a fare cose in cui non credono. La prima parola che imparano è “no”, e la usano con molta frequenza. Non si può “combattere” con loro, bisogna convincerli con argomenti adatti.
  4. Non accettano la guida di persone di cui non hanno stima. Non hanno paura di niente e, se bloccati, possono reagire in maniera aggressiva.
  5. Hanno difficoltà con l’autorità assoluta, quella cioè che non offre spiegazioni.
  6. Sono indipendenti e orgogliosi, molto emotivi, facilmente irritabili, spesso ansiosi e tendenti alla depressione e all’isolamento. Di conseguenza possono essere portati all’introversione o tenere comportamenti aggressivi. Superata la prima infanzia non tollerano che si prendano decisioni per loro senza interpellarli.
  7. Se non sono compresi e aiutati nel modo giusto e da persone adulte sicure ed emozionalmente stabili, possono subire blocchi emotivi e sembrare antisociali. Se invece si trovano a loro agio, sono molto socievoli e si intrattengono volentieri con tutti.
  8. Prediligono la compagnia degli adulti a quella dei loro coetanei. Amano i discorsi seri e ricchi di contenuto, rifuggono dai rapporti superficiali. Hanno grandi idee, ma poche risorse per portarle avanti, cosa che può provocare frustrazione.
  9. Sono molto sensibili ed intuitivi, spesso possiedono doti paranormali. Non pochi di loro dicono di avere visto gli angeli o personaggi invisibili agli altri. E’ opportuno dedicare loro attenzione e non mortificarli.
  10. Sono ipersensibili nei confronti del cibo e prediligono alimenti naturali e biologici.
  11. Hanno rispetto ed attenzione per ogni aspetto della vita e uno stretto rapporto con piante, animali e in genere con la natura.
  12. Amano apprendere giocando e, se questo non avviene, si annoiano, si stancano rapidamente e facilmente, per cui necessitano di nuovi e stimolanti metodi educativi.
  13. Hanno bisogno di strutture precise e, all’interno di queste, di grande libertà e flessibilità.
  14. Sono molto desiderosi di sapere e non si accontentano di risposte facili. Con loro non si può mentire, bisogna essere autentici e leali.
  15. Amano essere trattati alla pari, da adulti. Sono orgogliosi e idealisti, a volte con scarso senso pratico.
  16. Sono creativi e portati per tutti i tipi di arte.
  17. Sovente, a casa e a scuola, ritengono di poter fare le cose in un modo migliore di quello proposto, e se non trovano seguito possono divenire intolleranti o addirittura distruttivi.
  18. Quando concedono la loro amicizia, lo fanno in maniera profonda e duratura. Per natura sono aperti, disponibili, tolleranti e non giudicano. Si occupano volentieri e spontaneamente dei loro compagni, specie se hanno l’impressione che vengano ingiustamente maltrattati.
  19. Nelle situazioni difficili sanno assumersi le loro responsabilità e far coraggio agli altri.
  20. Sono spirituali, sono “anime antiche”. Sanno di avere un compito e sono ansiosi di crescere per poterlo svolgere.
Il bambino indaco è un bambino “interdimensionale” cioè colui che porterà sulla terra nuove idee e filosofie. Precocemente maturo, è spesso ben sviluppato fisicamente e viene ritenuto più grande di quanto non sia. Difficile da trattare in quanto si adatta non facilmente al nostro tipo di società. E’ un bambino che ritiene di sapere tutto e che non è quindi facile da guidare. Richiede di conseguenza molta attenzione e flessibilità da parte dei genitori e da chi gli sta intorno e la capacità di porre ben precisi confini oppure di lasciare andare, a seconda della situazione. L’interdimensionale non si adegua alle regole correnti, specie se rigide, reagisce negativamente all’autorità senza spiegazioni e vorrebbe darsi le proprie regole. E’ pieno di idee nuove, è per natura un capo e non si sottomette facilmente alle idee altrui. Quando si prefigge qualcosa, va fino in fondo, senza valutare le difficoltà. Tende a dare comandi, anche ai genitori. Sa di avere un compito e ha fretta di crescere per poterlo svolgere. Ha una grande forza interiore, è razionale, ma ha bisogno dei suoi spazi altrimenti la convivenza in famiglia può diventare problematica. Il periodo difficile per la sua educazione è quello tra i 4 e i 12 anni: se si riesce a stabilire un buon rapporto, il bambino può diventare un adolescente equilibrato e in armonia, altrimenti può uscirne un ribelle sbandato.
Riuscire a far evolvere armonicamente le qualità innate più positive, aiutando nel contempo i bambini a far regredire quelle meno positive, sarà cosa che dipenderà in larga misura dall’accoglienza e dall’educazione: perché i bambini possano diventare esseri socialmente equilibrati è infatti indispensabile l’aiuto sensibile, paziente e fantasioso degli adulti. Grande quindi la responsabilità di coloro ai quali è affidato il compito educativo. Ciò suggerisce che coloro che hanno a che fare con loro, in particolare naturalmente genitori ed insegnanti, devono modificare radicalmente il loro approccio ai piccoli, per trasformare in punti di forza quelli che sono punti di debolezza. E’ quindi di vitale importanza imparare a riconoscere nel modo giusto la personalità dei nuovi bambini, per poterli aiutare ad evolversi al meglio e far sì che siano all’altezza del ruolo che sono chiamati a svolgere in un momento di profonda crisi e cambiamento quale è quello che stiamo vivendo. 

POSSIBILI INTERVENTI NON FARMACOLOGICI IN AMBITO NATUROPATICO

di Luciana Ferri


ALIMENTAZIONE E ADHD

Come detto anche con la dieta si può provare a far migliorare la qualità di vita dei bambini cosiddetti ‘iperattivi’.
Da ricerche cliniche è stato dimostrato che questi bambini hanno un profilo nutrizionale anomalo. Vi è un deficit di zinco, magnesio, ferro, calcio, di acidi grassi e di vitamine B6 e B12

LE VITAMINE


Le vitamine sono un insieme molto eterogeneo di sostanze chimiche, necessarie, generalmente in minime quantità, per i fabbisogni dell’organismo.
 Il loro compito è quello di regolare una serie di reazioni metaboliche e funzionano spesso come coenzimi.
La carenza di vitamine, solitamente definita ipovitaminosi quando la vitamina è presente in quantità insufficienti nell’organismo e avitaminosi nei casi, molto più rari, in cui è totalmente assente, ha sintomi specifici a seconda del tipo di vitamina e può causare diversi disturbi o malattie.
LE VITAMINE DEL GRUPPO B in generale idrosolubili
Queste vitamine forniscono energia all'organismo, convertendo i carboidrati in glucosio che l'organismo brucia per produrre energia, sono fondamentali per il metabolismo dei grassi e delle proteine, sono essenziali al normale funzionamento del sistema nervoso, per il tono muscolare nel tratto gastrointestinale, per la pelle, per i capelli, per gli occhi, per la bocca e per il fegato. Vitamine del Complesso B sono contenute nei cereali integrali, nel lievito di birra. I sintomi da carenza sono mancanza di appetito, pelle secca e ruvida, capelli spenti, stitichezza, acne, insonnia.. Le vitamine del Gruppo B aiutano la funzionalità del sistema nervoso, sono utili per la pelle, il tono muscolare, il tratto gastrointestinale, donano energia,  aiutano a mantenere sani i capelli, gli occhi, il fegato, la bocca , facilitano il metabolismo dei carboidrati dei grassi delle proteine. L'assorbimento di queste vitamine è ridotto in presenza di stress, dall'eccessivo consumo di zucchero, caffè, alcolici, dalla pillola anticoncezionale, dai sonniferi, dai sulfamidici, se si è in presenza di infezioni; il suo assorbimento è favorito dalla presenza di Calcio, Vitamina E, Vitamina C e Fosforo.
Alimenti: Lievito di birra, cereali integrali, batteri intestinali, verdure a foglia verde
Assimilazione: Le vitamine del gruppo B vanno prese tutte in sinergia le une con le altre
Alimenti che distruggono le vitamine del gruppo B:
Gli elementi che distruggono le vitamine del gruppo B, sono i, sulfamidici, sonniferi, insetticidi, estrogeni; questi distruggono anche la flora batterica intestinale.
Sintomi da carenza di vitamine del gruppo B:
Stanchezza, irritabilità, nervosismo, depressione, tendenza suicida, capelli grigi, perdita di capelli, calvizie, acne, scarso appetito, insonnia, nevrite, stitichezza, colesterolo alto, cuore ingrossato, aritmia cardiaca, insufficienza cardiaca, deperimento, debolezza, dolore, abbassamento di umore, confusione mentale, ipersensibilità alla luce, arrossamento degli occhi, lingua ingrossata, lucida, di colore rosso chiaro. Lingua nera, liscia, piena di rughe, beri-beri, pellagra causata da carenza di niacina e tiamina.. Ha carenza di vitamine del gruppo B chi è alcolista,  chi mangia troppi carboidrati, chi mangia cibi trattati industrialmente, i vegetariani sono più esposti alla carenza di vitamine del gruppo B, chi consuma troppi zuccheri è soggetto a carenza di queste vitamine, la carenza del fattore intrinseco che è un enzima, porta ad una scarsa assimilazione della vitamina B12, causando anemia perniciosa, aumenta il fabbisogno di vitamine del gruppo B in caso di stress, e nelle infezioni

Attivita' delle vitamine del gruppo B
Indispensabili in caso di overdose da barbiturici, nelle psicosi alcoliche, nei deliri da farmaci, nel mal di testa, nella sindrome di Meniere, nelle disfunzioni cardiache, nella polio, nell'Herpes zoster, nel grande sforzo fisico, nelle anemie, nella nausea e vomito post anestesia, nei problemi sessuali, nei bruciori ai piedi, nelle gengive infiammate, nei bruciori agli occhi, nella stanchezza, nella mancanza di appetito, delle disfunzioni della pelle, nelle screpolature agli angoli della bocca, nella schizofrenia, nel diabete, nella demenza senile, nella vertigine, vista doppia, nella mancanza di concentrazione, nella diarrea, dispepsia, diverticolite, emorroidi, morbo celiaco, stitichezza, vermi, prostatite, vaginite, artrite, borsite, gotta, alitosi, afte alla bocca, forfora, epilessia, capelli, etilismo, ictus cerebrale, insonnia, malattia mentale, meningite, morbo di Parkinson, neurite, paralisi di Bell, sclerosi multipla, calcoli alla cistifellea, angina pectoris, arteriosclerosi, infarto del miocardio, ipertensione, insufficienza cardiaca congestizia, ipertensione, gengive infiammate, piorrea, cirrosi epatica, epatite, crampi, flebite, sciatica, vene varicose, esaurimento surrenale, fibrosi cistica, ingrossamento ghiandolare, ipertiroidismo, ambliopia, astenopia, bruciori e secchezza dell'occhio, cataratta, cecità notturna, congiuntivite, glaucoma, acne, ascessi, contusioni, dermatite, eczema, piaghe da decubito, psoriasi, ulcere, ustioni, enfisema, influenza, poliomelite, polmonite, raffreddore comune, rinite allergica, nefrite, angina pectoris, ictus cerebrale, ipoglicemia, leucemia, gastrite, gastroenterite, ulcera peptica, cefalea, emicrania, febbre, problemi alle unghie, cistite, affaticamento, cancro, dolori alla schiena, edema, febbre, gravidanza, infezioni, ipossia, sovrappeso, obesità.




VITAMINA B6 piridossina, pridossale, piridossamina
La Vitamina B6 è solubile in acqua, le fonti alimentari sono i cavoli, i meloni, i legumi, i piselli, la melassa, il germe di grano, i cereali integrali, il riso integrale, le prugne secche , le verdure a foglia verde, il lievito di birra, il fegato essiccato e le carni, il latte (le proteine animali, purchè biologiche e consumate con moderazione). I sintomi da carenza sono perdita di controllo dei muscoli, nervosismo, dermatite, sensibilità all'insulina, perdita dei capelli, disturbi della bocca, acne, irritabilità, debolezza muscolare, convulsioni infantili, depressione, incapacità di apprendimento, anemia, artrite. E' una vitamina importante per il metabolismo dei carboidrati, grassi, proteine, per il controllo del peso, mantiene sani i nervi, la pelle, i muscoli, aiuta nella formazione degli anticorpi, utile per la digestione. Il suo assorbimento è ridotto dagli alcolici, dalla pillola anticoncezionale, dal tabacco, dal caffè, dalla esposizione alle radiazioni. Il suo assorbimento è favorito dall'acido linoleico, dal sodio, dalle Vitamine B1, B2, C, dall'acido pantotecnico, dal complesso B, dal magnesio.
ALIMENTI che contengono Vitamina B6: Lievito di birra, semi di girasole, germe di grano, olio di germe di grano,fegato essiccato, spirulina, erba medica, carota, pappa reale, polline, cereali, leguminose,  fiocchi di avena, fagioli di soia, noci, semi sgusciati di girasole, uova, pane integrale, avocado, banane, carote, crusca, farina integrale, lenticchie, nocciole, riso tonno, frattaglie, carni magre, pesce, cereali integrali,   arachidi,  farina di grano saraceno, farina di soia,  banane, melassa nera, vegetali verdi, carne, frattaglie, prugne, riso, piselli.
Attività’ Vitamina B6
E’ coinvolta nella sintesi di neurotrasmettitori, viene attivata in presenza del magnesio, importante nella sintesi della emoglobina, nel collagene, per il sistema immunitario, per la sintesi della cistina per le unghie ed i capelli, attivazione degli enzimi, metabolismo dei carboidrati e dei grassi e delle proteine, produzione di ormoni come l’ adrenalina e l’insulina, sintesi dell’RNA e del DNA, produzione degli anticorpi, utile come prevenzione del cancro, nell'arteriosclerosi, diabete, calcoli renali, anemia, acne, seborrea, carie dei denti, reumatismi, asma schizofrenia , crampi alle gambe, nausea e vomito relativi alla gravidanza, depressione, sintomi mestruali, gonfiori e dolori, sintomi della menopausa. Produzione degli anticorpi, produzione di acido cloridrico, metabolismo dei grassi e delle proteine, mantenimento dell’equilibrio sodio/potassio. Nell’organismo si converte nella forma biologicamente attiva, il coenzima piridossalfosfato, il quale ha un ruolo chiave nel metabolismo degli amminoacidi. Agisce nel metabolismo proteico dei vari tessuti organici ed in modo particolare in quelli nervosi. Ha effetto benefico sul sistema nervoso, favorendo la coordinazione psicomotoria e sulla cute. Viene utilizzata nella cura delle convulsioni infantili, nel vomito gravidico, nel morbo di Parkinson, negli eczemi seborroici, nelle dermatiti e, infine, nelle cosiddette cinetosi o malattie del movimento, mal di mare, auto, aria. Indispensabile la sua assunzione durante la gravidanza, l'allattamento, l'esposizione alle radiazioni, negli scompensi cardiaci, nella vecchiaia e in chi usa contraccettivi orali.
Sintomi da carenza Vitamina B6
Ipoglicemia, bassa tolleranza allo zucchero, perdita dei capelli, spaccature della pelle intorno alla bocca e agli occhi, intorpidimento e crampi alle braccia e alle gambe, diminuito apprendimento, disturbi alla vista, neuriti, artrite, scompensi cardiaci, paralisi temporanea ad un arto, aumento delle urine, disturbi al midollo osseo, acne, anemia, artrite, convulsioni, depressione, vertigini, ipoglicemia, caduta dei capelli, irritabilità, difficoltà di apprendimento, stanchezza, contratture muscolari, dermatiti vicino agli occhi, calcoli renali, acne, ritenzione idrica in gravidanza, nausee mattutine, morte del feto prima o dopo il parto, colesterolo alto, debolezza muscolare, nervosismo,  depressione, incapacità di concentrazione, perdita della memoria, distorsione della realtà, autismo, artrite, dermatite, pelle secca, pruriginosa, diabete, ipertensione, globuli rossi troppo piccoli, arteriosclerosi, convulsione dei lattanti, eruzioni eczematoidi sul viso e sul corpo, lesioni della pelle e della bocca, deterioramento del sistema nervoso.
Utilita' Vitamina B6:
Arteriosclerosi, alopecia, ipercolesterolemia, cistite, seborrea facciale, ipoglicemia, ritardo mentale, disturbi muscolari, nervosi, nausea gravidica, obesità, nausea post-operatoria, stress, aiuta nei problemi pre-mestruali, è necessaria nella produzione di anticorpi e di globuli rossi, vomito e nausea in gravidanza, scompensi sessuali maschili, eczemi, capelli, diarrea, emorroidi, pancreatite, ulcere, debolezza muscolare, scompenso cardiaco, piedi doloranti, calcoli renali, acne, carie dentaria. Consigliata alle persone fotosensibili, a chi è soggetto ad ustioni solari; riduce l'annebbiamento della vista nella cataratta, agisce sulla schizofrenia, aggiungendo manganese e zinco; aiuta insieme alla vitamina C nelle reazioni allergiche da disadattamento che colpiscono il cervello e sono collegate all'umore, alle emozioni, al pensiero, nei bambini ritardati, in chi soffre di convulsioni;, insieme allo zinco è utile nello stress, nella malattia di Crohn insieme allo zinco ed al magnesio, è diuretica, utile  in alcune forme di sterilità, nella menopausa, nell'herpes gravidico; tonificante, di aiuto  nel tunnel carpale a dosi da 50 a 100 mg con vit. C ed E, acne, nelle neuropatie da diabete, nelle neurit:, mantiene l'umidità degli occhi e della bocca, nel morbo di Parkinson, nei dolori alle giunture delle dita.

Tossicita'  Vitamina B6:
La sua assunzione è sconsigliata a chi soffre del morbo di Parkinson ed assume levodopa, perché altrimenti diminuisce l'assorbimento di questo farmaco, le proteine hanno bisogno della B6 per essere assimilate, va assunta insieme alle altre vitamine del gruppo B. Alte dosi di questa vitamina vanno date con cautela in chi soffre di ulcera gastrica, , la B6 va assunta insieme allo zinco,
SINERGISMI, B6 con B2, E,A,B1,B3,B5,B12,B10
ANTAGONISMI B6 con A, Mg, B1, Ca, B3, B2
VITAMINA B12  cianocobalamina, cobalamina, fattore intrinseco
La Vitamina B12 (cobalamina) è solubile in acqua; le fonti alimentari sono le proteine animali come il manzo, il maiale, il formaggio, il latte i derivati del latte, le uova, il pesce. I sintomi da carenza sono stanchezza, debolezza generale, perdita di appetito, difficoltà nel parlare, anemia perniciosa, nervosismo, neuriti, danni cerebrali, arresto dello sviluppo nei bambini. E' una vitamina necessaria per la formazione dei globuli rossi, per il metabolismo dei carboidrati, per i grassi, per le proteine, per il sistema nervoso, per l'appetito, per il buon funzionamento cellulare. Il suo assorbimento è ridotto dal tabacco, dagli alcolici, dal caffè dai lassativi. Il suo assorbimento è favorito dalle vitamine del complesso B, dall'acido folico, dalla vitamina B6, dalla colina, dall'inositolo, dalla vitamina C, dal sodio, dal potassio.
Alimenti che contengono Vitamina B12: fegato di vitello, fegato di pesce, frattaglie, pesce, uovo, latte e derivati, formaggi fermentati, lievito di birra, olio di germe di grano, pappa reale, spirulina, latte, latticini, gorgonzola, manzo, molluschi, sardine.
Attività Vitamina B12:
Assicura l' integrità del sistema nervoso, della mielina. Interviene nella sintesi della metionina, nella formazione, moltiplicazione e maturazione dei globuli rossi; nella integrità del sistema nervoso, nella secrezione degli anticorpi, nella replicazione del DNA, nella moltiplicazione cellulare dei tessuti che si rinnovano rapidamente; utile al sangue, intestino tenue, utero. La sua presenza dona  la salute del sistema nervoso, indispensabile alla crescita normale, nel metabolismo dei carboidrati, fertilità, gravidanza. Di aiuto nella anemia perniciosa, nei disturbi nervosi, nella stimolazione della crescita, nel rafforzamento del sistema immunitario, nelle malattie mentali, per l'appetito. E' utile per la longevità e contiene anche minerali essenziali e cobalto. E’ una vitamina energizzante, di aiuto in chi è stressato, stanco e convalescente, non può essere prodotta sinteticamente, le proteine animali sono l'unica fonte della vitamina B12, il fegato è la fonte migliore, il rognone, la carne il muscolo, il pesce il formaggio. E’ indispensabile al metabolismo del tessuto nervoso, contribuisce alla migliore funzione del ferro.
Sintomi da carenza di Vitamina B12:
Anemia, la sua carenza può essere causata anche dal verme solitario, cambiamento del sistema nervoso, debolezza e dolore alle gambe e alle braccia, diminuzione dei riflessi e della percezione sensoriale, difficoltà a camminare e a parlare, balbuzie, spasmi muscolari, perdita della memoria, debolezza e stanchezza, disorientamento, perdita del tatto, minore percezione del dolore, bruciore alla bocca, schizofrenia, bocca dolente, intorpidimento, rigidità, dolori acuti, formicolio, sensazione di caldo e di freddo, gravi sintomi psicotici, lentezza mentale, difetti della memoria, nervosismo, neuriti, cattivi odori del corpo, disturbi mestruali, deterioramento mentale, paralisi. Aumenta l'appetito e dà vigore. Osteoartrite, artrite reumatoide e borsite, ambliopia da tabacco, attenuazione o perdita della vista dovuta ad avvelenamento da tabacco, oscuramenti della vista, mal di testa, presbiopia. Protegge dai tumori da fumo, emicranie, naso che cola, congestione spasmi bronchiali, nella irritabilità nervosa, nel deterioramento della memoria, epatiti, depressione mentale, insonnia, mancanza di equilibrio, resistenza alle infezioni, riduce gli effetti dei lividi neri, nei sintomi dopo sbornia, paralisi delle gambe, atrofia del cervelletto, protegge il fegato dalle infezioni tossiche, cancro, osteoporosi, confusione mentale, stanchezza generale, nervosismo, anemia perniciosa, disturbi del sistema nervoso, alcolismo, allergie, anemia, artrite, asma bronchiale, epilessia, ipoglicemia, stanchezza, herpes zoster, stress, difficoltà nella crescita
Utilità  Vitamina B12:
Morbo celiaco, vermi, artrite reumatoide, borsite, malattie degenerative delle articolazioni, epilessia, disturbi neuropsichici,insonnia, neurite, sclerosi multipla, vertigini, angina pectoris, arteriosclerosi, aterosclerosi, cirrosi epatica, esaurimento surrenale, osteoporosi, herpes zoster, pellagra, psoriasi, ulcere, allergie, asma, tubercolosi, distrofia muscolare, ematomi, herpes facciali, paralisi degli arti inferiori, anemia, anemia perniciosa, diabete, ipoglicemia, gastrite, ulcera peptica, allattamento, ambliopia tossica, etilismo, leucemia, osteoporosi, postumi da intossicazione, sindrome da affaticamento cronico, sovrappeso, obesità.

VITAMINA C (o acido ascorbico)
E' ampiamente distribuita nel mondo vegetale. Una riserva importante si trova nelle ghiandole surrenali e nei momenti di maggior tensione s'impoverisce notevolmente. E' solubile in acqua, poco in alcool. Si ossida in presenza di metalli, alcali, luce, ossigeno.
E’ necessario un rifornimento continuo, infatti il corpo umano non è capace di sintetizzarla. La quantità consigliata è di  200 mg al giorno (100 mg al mattino e 100 mg nel  pomeriggio, verso le 17:00).
Aumenta la resistenza dell’organismo, rafforza la funzione dei fagociti, aumenta la produzione di anticorpi, stimola la sintesi di interferone, la biosintesi della carnitina, anticolesterolo, antistress, distrugge i radicali liberi ossigenati, il radicale ossidrile, il radicale superossido, il radicale di ossigeno, partecipa ai processi di respirazione cellulare, interviene nello sviluppo dei fibroplasti, nella sintesi del collagene, nella formazione degli ormoni surrenalici, favorisce l'assorbimento del ferro (in dosi di 200-500 mg) incrementando il tasso di emoglobina, zinco, calcio, magnesio, etc., contrasta gli effetti tossici della nicotina, del benzoato, dei composti azotati, dei citotossici, delle radiazioni ionizzanti, inattiva le tossine batteriche, interviene nel trasporto dell'ossigeno e degli elettroni, indispensabile per le attività vitali di tutte le cellule, indispensabile per la produzione di energia soprattutto muscolare, previene l'accumulo di istamina (responsabile di allergie), modula le prostaglandine (mediatori dei processi infiammatori), previene la degenerazione cellulare (fra cui il processo di invecchiamento), previene i danni provocati dal formolo, protegge occhio e polmone, converte cistina (da origine alimentare) in cisteina, etc. etc.
Una sua funzione molto importante è quella di mantenere in attività il collagene, una proteina necessaria per la formazione del tessuto connettivo della pelle, dei legamenti e delle ossa. La vitamina C ha un ruolo rilevante nella rimarginazione delle ferite e delle ustioni perché facilita la formazione del tessuto connettivo della cicatrice.
Contrasta gli effetti tossici del fumo di tabacco, dei gas di scarico degli autoveicoli, etc.
Contenuta in frutta e verdura, frattaglie (fegato e reni).
Il livello di acido ascorbico nel sangue raggiunge la punta massima due o tre ore dopo l’ingestione di una quantità media, per poi diminuire quando inizia l’eliminazione attraverso le urine e la sudorazione. La maggior parte della vitamina C viene eliminata dal corpo in tre o quattro ore, ecco perché essa deve essere assunta diverse volte al giorno. Una maggiore eliminazione della vitamina C attraverso le vie urinarie dovuta ad una maggiore assunzione della vitamina non significa che i tessuti del corpo sono saturi. Il livello di vitamina C nel sangue tornerà ai livelli medi in 12 o 13 ore, indifferentemente dalla quantità assunta. Per mantenere un giusto livello della vitamina nel siero, bisognerebbe assumerla ad intervalli di tre o quattro ore. L’eccesso di vitamina C che arriva alla vescica può prevenire il cancro alla vescica.
E' una vitamina estremamente labile, e viene distrutta rapidamente dalla cottura, dall'esposizione all'aria e alla luce. La conservazione riduce molto il contenuto di vitamina C.
Quanto più freschi e meno cotti saranno gli alimenti maggiore sarà la quantità di vitamina contenuta. La capacità dell’organismo di assorbire la vitamina C viene ridotta dal fumo, dallo stress, dalla febbre alta o dall’inalazione di gas derivati dalla combustione del petrolio. I sulfamidici aumentano l’eliminazione della vitamina C attraverso le vie urinarie di due o tre volte rispetto alla quantità normale. Il bicarbonato di sodio crea un ambiente alcalino che distrugge la vitamina C. Inoltre quantità d’acqua eccessive impoveriscono le riserve organiche di vitamina C.
I contraccettivi orali ne diminuiscono l'effetto. I salicilati, i sulfamidici, le tetracicline, il fumo, l'aspirina ne riducono l'assorbimento.
La sospensione improvvisa di vitamina C in soggetti che la assumono regolarmente, può rilevare sintomi da carenza.
Per uso esterno, la vitamina C è un potente antiossidante ed opportunamente formulato è capace di penetrare nella cute, proteggerla contro i danni indotti dai raggi U.V., Stimola la crescita dei fibroplasti e la sintesi di nuovo collagene. La vitamina C e la vitamina E combinate insieme, proteggono le componenti idrofile e lipofile della cute, riducendo i danni indotti da UVA, UVB.
La vitamina C può bloccare la formazione di sostanze cancerogene come le nitrosammine. Queste sostanze si trovano nei cosmetici, nei prodotti a base di tabacco, nel fumo di sigaretta, nelle bevande a base di malto e nelle carni trattate (ad alcuni tipi di salumi viene aggiunta la vitamina C per evitare che le nitrosammine entrino nell’organismo).
La mancanza di vitamina C può essere causa di infarti e di ictus, provocati da coaguli. La carenza può causare degenerazione muscolare che può includere il cuore. E’ noto che il fumo diminuisce il livello di acido ascorbico nel sangue. Ad un campione di sangue umano di cui si conosceva con precisione il contenuto di acido ascorbico è stato aggiunta nicotina. Il contenuto di acido ascorbico è diminuito di una percentuale dal 24 al 31%.
Gli etilisti hanno un tasso bassissimo di vitamina C nel siero perché la vitamina è utilizzata per eliminare gli effetti tossici dell’alcool.
Segni di carenza sono respiro corto, cattiva digestione, capelli fragili con doppie punte, capelli che si spezzano sottopelle e che si attorcigliano, capelli secchi e annodati, rottura dei vasi sanguigni causa di sanguinamento delle gengive alla base dei denti; rottura dei capillari causa di emorragie puntiformi, problemi alla pelle, indebolimento dello smalto, tendenza alla formazione di ematomi, giunture gonfie o doloranti, perdita di sangue dal naso, anemia, diminuita resistenza alle infezioni, lenta guarigione di fratture e ferite. I denti possono essere meno saldi e perdere le otturazioni. Anche carenze minime di vitamina C possono causare disturbi alle gengive che permettono ai batteri e alle sostanze tossiche di penetrare nei tessuti causando periodontopatie.
Protegge il materiale genetico dello sperma e garantisce la buona salute della progenie. E' importante per gli ormoni e combatte le infezioni.
Tra gli alimenti che ne contengono di più : arance, kiwi (circa 85mg per etto) e soprattutto le cime di rape (circa 110mg per etto), fragole, agrumi.
Nella letteratura medica non viene riferito neppure un caso di formazione di calcoli renali in seguito all'assunzione di forti dosi di vitamina C.  Un sovradosaggio può provocare effetti lassativi. Sussiste tuttavia la possibilità che alcune persone abbiano una tendenza accentuata a produrre calcoli renali di ossalato di calcio in seguito all'assunzione di forti dosi di vitamina C.
E' noto che l'acido ascorbico (vitamina C) può essere ossidato nell'organismo diventando acido ossalico.
Le compresse di vitamina C possono danneggiare lo smalto dei denti.

VITAMINA E  (o tocoferolo)
Con questo termine si indicano un gruppo di sostanze ad azioni simili. Tocoferolo significa utile alla gravidanza.
La vitamina E, liposolubile, è composta da un gruppo di componenti chiamati tocoferoli. Esistono sette tipi di tocoferolo in natura: alfa, beta, delta, ipsilon, eta, gamma e zeta. Di queste l’alfa-tocoferolo è la forma più potente di vitamina E ed ha un alto valore biologico e nutritivo.
E' solubile nei grassi e olii. E' la vitamina antiossidante per eccellenza, protegge i lipidi delle membrane cellulari l'LDL (lipoproteine a bassa densità), principale bersaglio dei radicali liberi.
Grazie alla carnosina (enzima) fa piazza pulita dei radicali liberi.
E' una delle sostanze più attive contro i radicali liberi derivanti dall'ossigeno (quindi anche l'anione superossido). Utile nella prevenzione dell'arteriosclerosi, efficace nelle malattie cardiovascolari, fondamentale nella prevenzione del cancro, indispensabile per il corretto funzionamento dei muscoli, migliora il sistema immunitario, necessaria per una adeguata funzionalità dell'apparato riproduttivo.
Topicamente l'alfa-tocoferilacetato se ben veicolato è senz'altro assorbito dalla pelle, ha azione idratante, antinfiammatoria e lenitiva. Applicata sulla cute riduce la formazione di lipoperossidi e rallenta il fotoinvecchiamento.
La vitamina E e la vitamina C combinate insieme, proteggono le componenti idrofile e lipofile della cute, riducendo i danni indotti da UVA, UVB.
Ottima fonte vegetale di vitamina E è l'olio di germe di grano.
E' termostabile, sensibile alla luce. Si deposita nel fegato, nel tessuto adiposo dell'ipofisi, ghiandole surrenali, utero e testicoli. Non sono dimostrati disturbi da eccessi di assunzione.
Si trova anche negli olii vegetali spremuti a freddo (soia, arachidi, mais, olive, etc.), nel tuorlo d'uovo, nei semi interi e noci, etc.
Il fabbisogno giornaliero per gli adulti è di 10 mg. Il fabbisogno è di gran lunga superiore quando desideriamo utilizzare le sue proprietà antiossidanti per rafforzare le difese, prevenire il cancro, le malattie cardiovascolari, etc.
Circa il 90 % si perde nel processo di macinazione del grano.
La vitamina E è un’antitrombina altamente efficace nella corrente sanguigna, poiché inibisce la coagulazione del sangue e così previene la formazione di trombi.
La vitamina E impedisce che avvenga l’ossidazione dell’ormone pituitario e surrenale e stimola un perfetto funzionamento dell’acido linoleico, un acido grasso insaturo. Poiché l’ossidazione provoca l’invecchiamento delle cellule, la vitamina E ne ritarda il processo.
Essa è in grado di migliorare la messa a fuoco della vista nelle persone di mezza età.
Stimola la secrezione urinaria, aiutando i pazienti cardiopatici i cui tessuti corporei contengono una quantità eccessiva di liquidi (edema). In qualità di diuretico la vitamina E è efficace per riequilibrare l’ipertensione.
Le forme di vitamina E migliori da cercare negli integratori sono d-alfa tocoferolo acetato, d-alfa tocoferilo succinato, dl-alfa tocoferilo acetato e dl-alfa tocoferilo succinato.
Eccessivi quantitativi di grassi polinsaturi o oli nella dieta aumentano il tasso di ossidazione della vitamina E; più grassi insaturi si consumano, più aumenta il fabbisogno di vitamina E.
La vitamina E viene distrutta da qualunque tipo di frittura, dai raggi ultravioletti, dall’ambiente alcalino (come il bicarbonato di sodio), dall’ossigeno e dai sali ferrosi. Gli alimenti che contengono grandi quantità di vitamina C possono favorire l’assorbimento della vitamina E (i broccoli e il cavolfiore per esempio, che contengono entrambi anche la vitamina E).
Non è consigliabile assumere troppa vitamina E perché si tratta di una sostanza complessa e imprevedibile. Perché gli effetti benefici di questa vitamina si manifestino ci vuole tempo, qualche volta mesi. I dosaggi sino a 600 UI al giorno non sono considerati tossici. E’ stato scoperto che il selenio aumenta l’efficacia della vitamina E, è quindi consigliabile assumere le due sostanze insieme.
Le dosi consigliate per i neonati sono di 4-5 UI al giorno e non devono in ogni caso superare le 50 UI; l’efficacia è maggiore assumendo sino a 50 microgrammi di selenio; per i bambini sino a quattro anni sono consigliate 10 UI al giorno; per i bambini e gli adolescenti la dose consigliata è di 30 UI e non deve mai superare le 200 UI al giorno; per i bambini sotto i sette anni la dose di selenio non deve superare i 100 microgrammi; per i maschi adulti (la quantità di selenio per tutti gli adulti va dai 50 ai 200 microgrammi al giorno) è di 15 UI; per le donne di 12 UI. Nelle donne durante il periodo di gravidanza e di allattamento il fabbisogno aumenta a 30 UI al giorno. Molti nutrizionisti ritengono questi dosaggi eccessivamente bassi. Le persone che usano olio di pesce o mangiano molti alimenti ricchi di grassi polinsaturi dovrebbero prendere almeno 30 UI al giorno per combattere l’irrancidimento degli oli. Minore è l’età in cui si inizia il trattamento con la vitamina E maggiori sono le possibilità di guarigione. La vitamina E somministrata ad alti dosaggi tende a far aumentare la pressione sanguigna a pazienti il cui organismo non è abituato a massicce assunzioni di tale sostanza; ne consegue quindi che la somministrazione inizialmente dovrebbe essere per piccole dosi e gradualmente aumentata, in relazione alla tolleranza dell’organismo. Per determinare un dosaggio corretto è necessario consultare un medico esperto nella terapia della vitamina E. L’assunzione di estrogeni, presenti nella pillola contraccettiva, può neutralizzare l’effetto della vitamina. La vitamina E non viene considerata tossica, eccetto che in due condizioni: per i pazienti ipertesi (in quanto la pressione sale ulteriormente) e per pazienti in fase iniziale di reumatismo cardiaco cronico, poiché la somministrazione di alti dosaggi potrebbe causare loro un rapido peggioramento e portarli alla morte. La vitamina E può aumentare la pressione sanguigna nelle persone ipertese o che sono predisposte all’ipertensione.  I diabetici dovrebbero evitare l’assunzione di dosaggi elevati.
Un ritardo nella cicatrizzazione delle ferite è stato notato negli animali (la vitamina E inibisce la sintesi del collagene), ma non crea problemi in persone normalmente sane. I sintomi di intossicazione sono stanchezza, nausea, disturbi digestivi, problemi alla pelle, ferite e bruciature che non guariscono, o emorragie inspiegabili.
La vitamina E è un potente immuno-stimolante; le persone che hanno alti livelli di vitamina E nel sangue hanno ottimi livelli di funzionalità immunitaria. Dato che si conoscono le proprietà protettive della vitamina E nei confronti dei globuli rossi, si pensa che anche i globuli bianchi siano coperti. Le persone anziane hanno tratto grande beneficio dalle proprietà immunitarie della vitamina E. Dato che la concentrazione della vitamina E diminuisce con l’invecchiamento, l’integrazione può essere di aiuto nei casi di cambiamento dell’epitelio pigmentato della retina accompagnato da diminuzione della vista.
La vitamina E permette lo scioglimento dei trombi nelle arterie. L’angina pectoris, un dolore al torace che si manifesta in seguito ad un insufficiente apporto di sangue ai tessuti cardiaci, viene trattata con successo con l’alfa-tocoferolo. Le vitamine A ed E possono rivelarsi efficaci nel diminuire il tasso di colesterolo nel sangue, evitando depositi di grasso. Le vitamine, in generale, aiutano a rimuovere gli eccessivi accumuli di colesterolo depositati sulle pareti arteriose. Le ricerche eseguite in questo senso hanno dato risultati misti, ma è stato scoperto che 500 UI al giorno aumentano il colesterolo HDL (quello buono), mentre quantità superiori possono aumentare il colesterolo LDL (quello cattivo).
La vitamina E è in grado di apportare miglioramento nei casi di claudicazione intermittente, un dolore acuto dei muscoli del polpaccio, che si manifesta in seguito ad un apporto insufficiente di sangue provocato da spasmo arterioso, “gamba senza riposo”. Essa allevia il dolore alle estremità, accelera il flusso sanguigno e riduce la formazione di trombi.
In passato si riteneva che la vitamina E potesse rimarginare ustioni, ulcere della pelle ed abrasioni, ma non ci sono prove scientifiche di queste proprietà, né del fatto che elimini il tessuto cicatriziale sulla pelle o sulle pareti arteriose. Si riteneva anche che la vitamina E aumentasse la potenza sessuale e le dimensioni dell’organo sessuale maschile, ma anche in questo caso non esistono prove scientifiche. Negli studi sugli animali la somministrazione di vitamina E ha effetti sorprendenti sull’apparato riproduttivo: aumenta la fertilità maschile e femminile e aiuta recuperare la potenza sessuale maschile. Nel periodo precedente al concepimento si consiglia l’assunzione di un preparato di vitamine e minerali a bassa intensità insieme a concentrati di vitamine del complesso B e di vitamina E (tocoferoli misti).
Le persone con alti livelli di vitamina E nel sangue hanno due volte e mezzo meno probabilità di ammalarsi di tumore al polmone. Un’assunzione adeguata di vitamina E, che si comporta da spazzino di radicali liberi, protegge dal tumore. Il suo effetto antiossidante nei polmoni protegge dalle sostanze inquinanti. In alcuni studi effettuati sugli animali, è stato scoperto che la vitamina E protegge dalle tossine dell’ozono e dal diossido di azoto (componenti dello smog), un effetto benefico per chi vive in città. Gli animali ai quali è stata somministrata la vitamina E sono sopravvissuti più a lungo in quelle condizioni rispetto a quelli a cui non era stata data. Lo sviluppo di nitrosammine cancerose, come quelle presenti in alcuni alimenti industriali viene impedito dalla vitamina E.
Gli effetti del fumo di sigaretta possono essere diminuiti da livelli adeguati di antiossidanti, dei quali fa parte la vitamina E; l’uso di integratori è essenziale per i fumatori. Il monossido di carbonio del fumo di sigaretta distrugge la capacità dell’emoglobina di trasportare l’ossigeno nel sangue.
Svolge effetti di protezione dagli effetti collaterali di alcune terapie antineoplastiche quali la radioterapia e la chemioterapia.

ZINCO
Lo zinco è un minerale in traccia essenziale, presente nell’organismo in quantità superiore a quella di qualsiasi altro oligoelemento al di fuori del ferro.
E’ in relazione col normale assorbimento e con l’azione delle vitamine, in particolare quelle del complesso B. E’ un elemento costitutivo di oltre 2000 enzimi preposti alla digestione e al metabolismo ivi compresa l’anidrasi carbonica, necessaria per la respirazione dei tessuti.
Lo zinco è usato per ridurre la secrezione sebacea, nei processi di cicatrizzazione per lesioni interne ed esterne (aumenta la velocità di guarigione delle ferite e delle scottature), nella terapia dell'acne e della dermatite seborroica.
Solitamente si usa lo zinco solfato all’1 - 3 %.
Nel corpo umano si trova soprattutto nelle ossa, nei denti, nella pelle, nel fegato, nei muscoli e nei capelli.
Gli integratori possono essere sotto forma di solfato di zinco, acetato di zinco, gluconato di zinco, citrato di zinco, chelato di zinco, dipicolinato di zinco, aspartato di zinco e orotato di zinco.
Lo zinco orotato, tra le altre formule,  è formulato per un migliore assorbimento.
Lo zinco viene rapidamente assorbito nella parte superiore dell’intestino tenue. Viene assorbita unicamente la quantità di cui il corpo ha bisogno (40 o 50%), il resto non viene assorbito, e vengono persi circa 6 mg al giorno.
Lo zinco è depositato anche in alcune parti degli occhi, nella prostata e negli spermatozoi, nella pelle, nei capelli, nelle unghie ed è presente anche nei globuli bianchi. Queste riserve non sono facilmente utilizzabili, per cui la dieta deve contenerne quantità sufficienti per soddisfare il fabbisogno dell’organismo.
E' indispensabile per la crescita corporea, per la riparazione dei tessuti, per una normale risposta immunitaria. E' importante per la digestione dei carboidrati e per il metabolismo del fosforo. Partecipa alla sintesi dell'acido nucleico che controlla la formazione di varie proteine nelle cellule, importante per l'assorbimento delle vitamine, utile nei processi di cicatrizzazione (inoltre inibisce le lipasi dei batteri, lieviti, saprofiti della pelle). Più di duecento enzimi per essere attivi hanno bisogno dello zinco, indispensabile per la formazione delle proteine, per alcuni aspetti delle funzioni ormonali, per le funzioni cerebrali, per la vista, per il senso del gusto.
Si pensa anche che aumenti la potenza sessuale negli uomini grazie alla sua abilità di regolare il testosterone nella prostata.
Fa parte dell'enzima indispensabile per scomporre l'alcool (quindi l'alcool ne provoca la carenza).
Il fumo di sigaretta produce cadmio, un potente veleno che interferisce con la capacità del corpo di utilizzare lo zinco.
Il ferro, rame, calcio, cereali crudi e fibre nella dieta possono ridurre la quantità di zinco presente nel nostro corpo, in quanto riducono la quantità di zinco assorbita dall' intestino. Anche la caseina, proteina del latte, ne ostacola l'assorbimento (il latte umano contiene una bassa quantità di caseina).
L'analisi chimica dei capelli può indicare se vi è un eccesso di piombo nell'organismo (veleno che interferisce come il cadmio con l'assorbimento dello zinco).
La carenza di zinco provoca disturbi gravi in ogni organismo vivente. Un mineralogramma dei capelli può valutare la quantità di zinco del corpo.
I cibi che contengono più zinco sono quelli ad alto contenuto proteico (carni, uova), germe di grano. E ' contenuto anche nei cereali e nei legumi.
I farmaci che possono provocare un deficit di zinco sono anti MAO, corticosteroidi, diuretici ed altri.
Lo zinco, infine, è uno degli elementi meno tossici per l'organismo umano. Comunque non si dovrebbe integrare la propria dieta con lo zinco per un periodo troppo lungo. Un eccesso di zinco può infatti impedire l'assorbimento del ferro e del rame, è quindi utile integrare questo elemento con piccole dosi di questi due minerali, se la cura si protrae nel tempo.
Relativamente frequenti sono anche le forme alimentari da carente introduzione di zinco, tipiche in pazienti alimentati parenteralmente ma anche come conseguenza di diete incongrue. Il Consiglio Nazionale di Ricerca (Usa) raccomanda un’assunzione quotidiana di zinco per gli adulti di 12,5 milligrammi. I bambini sino a 1 anno dovrebbero assumerne 5 mg e da 1 a 10 anni 10 mg. I ragazzi dagli 11 anni in su dovrebbero assumerne 15 mg e le ragazze 12 mg. Durante la gravidanza se ne dovrebbero assumere 30 mg e 15 mg durante l’allattamento. Una “buona” dieta media ne fornisce dai 10 ai 15 mg al giorno.
Lo zinco è relativamente poco tossico. Tuttavia l’assunzione prolungata di dosaggi alti ha causato effetti collaterali. A pazienti più anziani sono state somministrate dosi giornaliere di 660 milligrammi di solfato di zinco con effetti collaterali minimi. Alcuni hanno avuto diarrea. Altri sintomi dell’eccesso di zinco sono nausea, vertigini, perdita della coordinazione muscolare, sonnolenza, fastidi gastrointestinali, apatia, insufficienza renale, anemia e vomito. Questi sono sintomi di reazioni tossiche a breve termine e se si presentano bisogna ridurre il dosaggio. Massicce assunzioni di zinco possono causare una carenza di rame, che provoca un aumento del colesterolo LDL, fattore di rischio di cardiopatie e un metabolismo incompleto del ferro. In caso di assunzione di grandi quantità di zinco, bisognerebbe aumentare anche l’assunzione di rame, ad eccezione delle persone colpite dal morbo di Wilson (un eccesso di rame nel sangue che causa ittero, cirrosi, tremori e disturbi comportamentali). Quando lo zinco viene integrato alla dieta, occorre ingerire anche quantità maggiori di vitamina A. Nei casi in cui lo zinco diventa antagonista del cadmio esso ha un ruolo protettivo nei confronti dei tumori. Quando invece lo zinco diventa antagonista del selenio, la reazione può aumentare il rischio di tumore. L’assunzione di dosi massicce di zinco può indebolire il sistema immunitario.
Una carenza di zinco è anche causa di stanchezza, di maggiore esposizione alle infezioni e alle ferite e di diminuita prontezza mentale. La carenza di zinco ostacola la produzione di energia, la sintesi delle proteine, la formazione del collagene e la tolleranza all’alcool.
La carenza di zinco può causare ritardo nella crescita, ritardata maturità sessuale e tempi prolungati di rimarginazione delle ferite. Negli animali carenti di zinco la crescita tumorale è lenta - perché lo zinco è essenziale per tutti i tipi di crescita. Una carenza di zinco, rame e vanadio, può portare all’arterosclerosi e aumentare la vulnerabilità alle infezioni. Smagliature della pelle e macchie bianche sulle unghie possono essere sintomi di una carenza di zinco. Altri sintomi di carenza possono essere unghie e capelli fragili, mancanza di pigmento nei capelli, cicli mestruali irregolari nelle donne adolescenti, impotenza maschile giovanile e dolori alle ginocchia e all’articolazione dell’anca negli adolescenti. L’esaurimento cronico dello zinco può predisporre le cellule del corpo al cancro.
Anche piccole carenze di zinco provocano una diminuzione dell’interesse sessuale, una minore concentrazione di spermatozoi e impotenza.
Lo zinco può contribuire ad una rapida rimarginazione delle cicatrici interne (incluse le ulcere) ed esterne o di qualsiasi danno alle arterie.
Lo zinco può aiutare a prevenire o accorciare raffreddori (se preso alla comparsa dei primi sintomi) e può migliorare la vista notturna e l’odore del corpo. Si ritiene che la causa dell’acne vulgaris (quello degli adolescenti) sia una carenza di zinco. Il disturbo è stato curato con successo con la somministrazione di integratori di zinco.
Lo zinco può favorire la ricrescita dei capelli nelle persone che soffrono di alopecia areata totalis (totale mancanza di peli nel corpo).
Lo zinco è efficace per la cura del diabete grazie ai suoi effetti regolatori sull’insulina nel sangue. Si è riscontrato che l’aggiunta di zinco all’insulina prolunga il suo effetto sullo zucchero del sangue.

MAGNESIO
Il magnesio ha un ruolo fondamentale nel metabolismo del corpo umano.
E' il coenzima di ben 350 enzimi.
Svolge un ruolo fondamentale nel metabolismo dei lipidi, dei glucidi, delle proteine, partecipa alla sintesi di atipi e lo stabilizza nel citoplasma, presiede ai meccanismi di trasporto ionico, consente la contrazione muscolare, consente la funzione delle pompe delle cellule.
È presente in grandi quantità nei semi e nelle foglie verdi.
Il fabbisogno giornaliero è di 350 mg, aumenta in gravidanza e con l'attività sportiva.
La cottura riduce fino al 75% il contenuto di magnesio.
La sua carenza determina astenia, nervosismo, contratture, morte improvvisa.
In cardiologia è usato nella terapia della torsione di punta, una aritmia mortale, infatti il magnesio esplica una attività anti aritmica.
E' usato anche nell'infarto acuto e riduce in modo sensibile la mortalità.
Studi hanno anche dimostrato la sua importanza prevenzione e terapia del diabete di tipo II.
La carenza è frequente negli alcolizzati e nelle zone dove il cibo o l'acqua sono poveri di magnesio. Nella carenza grave troviamo allucinazione e delirio.
Deficienza di magnesio comporta a livello cardiaco, fibrosi, degenerazione cellulare, necrosi, calcificazione.
Nella sindrome premestruale i globuli rossi delle donne sofferenti di questa sindrome presentano un basso tasso di magnesio.
Contrastando l’effetto stimolante del calcio, il magnesio svolge un ruolo importante per le contrazioni neuromuscolari. Aiuta anche a regolare l’equilibrio acido-alcalino dell’organismo.
Il magnesio stimola l’assorbimento e il metabolismo di altri minerali quali il calcio, il fosforo, il sodio e il potassio.
Aiuta inoltre ad utilizzare le vitamine del complesso B e le vitamine C ed E. E’ di aiuto durante la crescita ossea ed è necessario per un buon funzionamento dei nervi e dei muscoli, compreso quello cardiaco. Secondo alcuni studi il magnesio è associato alla regolazione della temperatura corporea.
La vitamina D è necessaria per una piena utilizzazione del magnesio.
La ghiandola surrenale secerne un ormone chiamato aldosterone, che aiuta a regolare il tasso di eliminazione del magnesio attraverso i reni e ne garantisce così una presenza costante nel corpo, indipendentemente dalle variazioni dell’assunzione alimentare. Le perdite tendono ad aumentare con l’uso di diuretici e con il consumo di alcool.
La tossicità è minima, grazie all’abilità dei reni di eliminare il magnesio in eccesso (sino a 60 g al giorno). L’intossicazione da magnesio (ipermagnesiemia) è rara, ma può manifestarsi in diverse circostanze: quando la funzione urinaria è anormalmente diminuita, quando sono state assunte alte quantità del minerale o qualche volta dopo iniezioni intramuscolari.
La carenza di magnesio è un fenomeno molto comune. La lavorazione e la cottura dei cibi ne provoca, molto spesso, l’eliminazione. L’acido ossalico presente negli spinaci e l’acido fitico presente nei cereali, formano dei sali che fissano il magnesio dell’organismo.
La carenza di magnesio può manifestarsi in pazienti affetti da diabete, nelle persone che assumono diuretici o preparazioni a base di digitale, nelle persone anziane, nelle persone che soffrono di pancreatite, alcolismo cronico, disfunzioni renali, kwashiorkor, cirrosi epatica, arteriosclerosi; nelle gestanti, in persone che seguono una dieta a basso contenuto calorico o ad alto contenuto di carboidrati, oppure a causa di una grave mancanza di assorbimento causata da diarrea cronica o vomito. Alcuni ormoni, se assunti come farmaci, possono sconvolgere il metabolismo e causare carenze locali. Il fluoro, alti livelli di zinco, alti livelli di vitamina D, i diuretici e la diarrea causano la carenza di magnesio.
Si ritiene che la carenza di magnesio sia legata alle malattie cardiocoronariche, tra le quali la necrosi miocardica. Un’assunzione insufficiente di questo minerale può portare alla formazione di grumi nel sistema circolatorio e nel cervello e può facilitare depositi di calcio nei reni, nei vasi sanguigni e nel cuore. L’insufficienza cardiaca causata da fibrillazione e lesioni delle piccole arterie è legata alla carenza di magnesio, come pure la vasodilatazione, seguita da comportamento ipercinetico e convulsioni fatali.
I sintomi di una carenza di magnesio possono includere disturbi gastrointestinali, mancanza di coordinazione, debolezza, cambiamenti di personalità, apprensione, spasmi muscolari, tremori, confusione, ritmo cardiaco irregolare, depressione, irritabilità e disorientamento. La carenza ostacola la trasmissione degli impulsi nervosi e muscolari. La carenza a lungo termine può portare alla tetania, come nel caso della carenza di calcio, alle allucinazioni alcoliche, a movimenti anormali di viso e occhi, alopecia (calvizie), gonfiore e lesioni alle gengive.
Il magnesio è fondamentale nella prevenzione degli attacchi di cuore e delle trombosi coronariche. Gli integratori di magnesio possono proteggere dalle ischemie cardiache (mancanza di ossigeno del muscolo cardiaco causata da spasmi o restringimenti e intasamenti delle arterie coronarie). Le persone che hanno assunto integratori di magnesio dopo un attacco di cuore hanno avuto un tasso di sopravvivenza più alto e una minore incidenza di pericolose aritmie. Esso sembra avere una certa importanza nel controllare il modo in cui le cariche elettriche vengono utilizzate dall’organismo per indurre il passaggio degli elementi nutritivi all’interno e all’esterno delle cellule. E’ stato usato con successo per curare la poliomielite. Si è rivelato efficace anche nel trattamento di disturbi neuromuscolari, nervosismo, scoppi d’ira, sensibilità al rumore, depressione e tremori alle mani. La sindrome pre-mestruale viene alleviata dal magnesio. A pazienti con calcoli di ossalato sono stati somministrati 200 mg al giorno di magnesio insieme a 10 mg di vitamina B6; si possono somministrare anche 300 mg di solo magnesio, ma la presenza della vitamina B6 tende a ridurre ulteriormente i calcoli. Il magnesio aiuta a prevenire l’accumulo di depositi di calcio nel tratto urinario. Rende solubili nelle urine il calcio e il fosforo impedendone la trasformazione in calcoli duri.
Negli alcolizzati i livelli di magnesio nel sangue e nei muscoli sono bassi. I trattamenti a base di magnesio aiutano l’organismo a trattenere il magnesio e spesso contribuiscono a controllare il delirium tremens. Il magnesio aiuta a controllare vertigini, debolezza e spasmi muscolari, cardiopatie e ipertensione e instaura un giusto equilibrio del pH. Giuste dosi di magnesio possono aiutare a ridurre il tasso di colesterolo nel sangue e a mantenere le arterie in buona salute.
E’ il magnesio, e non il calcio, il responsabile della formazione di quello smalto dei denti che resiste alle carie. Indipendentemente dalla quantità di calcio che si ingerisce, in mancanza di magnesio non si avrà la formazione di uno smalto resistente.
Contenuto di magnesio nei cibi più comuni per 100 grammi:
  • noci = 134 mg
  • pistacchi = 158 mg
  • riso integrale = 150 mg
  • riso brillato cotto = 28 mg
  • farina integrale = 113 mg
  • farina bianca = 25 mg
  • soia = 240 mg
  • cacao in polvere = 420 mg
  • mandorle = 270 mg
  • latte di mucca  = 13 mg
  • piselli = 130 mg


FERRO
Il corpo umano contiene circa 5 gr di ferro. In massima parte utilizzato per la formazione dell'emoglobina, indispensabile per il trasporto dell'ossigeno nei tessuti.
L’anemia è una malattia diffusa in tutto il mondo e riguarda circa il 50% di alcune popolazioni. Sintomi di anemia possono essere stitichezza, mancanza di lucidità, unghie fragili e convesse, creste verticali sulle unghie, difficoltà di respirazione, letargia, stanchezza, apatia, diminuita funzionalità cerebrale, pallore, cefalea, ingrossamento del cuore.
Il ferro introdotto con gli alimenti può essere assorbito solo se legato alla gastroferrina (l'acido cloridrico dello stomaco forma ioni ferrici che reagiscono col la gastroferrina). La vitamina C favorisce l'assorbimento. Il ferro viene immagazzinato nel fegato sotto forma di ferritina. Viene eliminato attraverso il normale ricambio dell'emoglobina, con l'urina, con il sudore, con le feci, con le mestruazioni.
Chi fa abbondante uso di caffè o tè può trarre beneficio da una supplementazione di ferro, in quanto queste bevande limitano l'assorbimento intestinale. Molto utile alle donne con eccessiva perdita mestruale.
L’eccesso di zinco e di vitamina E ostacolano l’assorbimento. Il ferro inorganico disattiva la vitamina E, in questo caso bisogna assumere quantità maggiori di tale vitamina. L’assorbimento viene anche ostacolato dall’artrite reumatoide e dai tumori e non viene favorita neanche nel caso che il corpo disponga di riserve adeguate. L’equilibrio tra calcio, fosforo e ferro è molto importante. Un eccesso di fosforo può rallentare l’assorbimento del ferro, sebbene la presenza di quantità sufficienti di calcio possano, combinandosi coi fosfati, favorire l’uso del ferro. Tra gli altri fattori che ostacolano l’assorbimento del ferro ci sono: carenza di acido cloridrico, la somministrazione di alcali, consumo eccessivo di cellulosa, caffè e tè, presenza di composti di ferro insolubili (fitati, ossalati, fosfati) ed eccessiva mobilità intestinale. Le perdite quotidiane di ferro si aggirano intorno ad 1 mg.
La cottura dei cibi acidi in recipienti di ghisa aumenterà il loro contenuto in ferro di trenta volte.
Il livello di ferro può raramente diventare tossico per l’organismo in seguito a trasfusioni, assunzione orale prolungata di ferro, consumo eccessivo di vino rosso contenente ferro e nei consumatori di tonici a base di ferro. L’accumulo di ferro è associato ad una malattia chiamata emocromatosi (genetica) che causa un colorito giallastro, cirrosi, diabete e disfunzioni cardiache. L’emocromatosi è causata da un accumulo eccessivo di ferro nei tessuti molli come fegato e milza, ostacolante il funzionamento di questi organi.
Depositi anormali di ferro possono derivare da disturbi come insufficienza del pancreas, anemia emolitica o aplastica, emosiderosi, epatite, dieta vegetariana o dalla presenza di altre malattie. Si ritiene che l’eccesso di ferro nei tessuti molli porti ad una produzione di radicali liberi, che aumenta il fabbisogno di vitamina E.
L’accumulo di ferro nel corso degli anni viene riscontrato normalmente in uomini anziani. Un sovrappiù di ferro può causare siderosi, disturbi al cuore, al fegato e al pancreas. I disturbi causati dalla tossicità del ferro dipendono dall’incapacità dell’apparato digerente di eliminare il ferro in eccesso. Il ferro che si deposita nei tessuti dell’organismo dà alla pelle un colore grigiastro. I sintomi di intossicazione da ferro includono emicranie, difficoltà di respirazione, stanchezza, vertigini e perdita di peso.
Si ritiene che l’assunzione di quantità eccessive di ferro nel momento in cui c’è un’infezione in corso, favorisca lo sviluppo di un maggior numero di batteri.
Il desiderio intenso di alcuni alimenti può essere un sintomo di carenza. Anche il desiderio intenso di ghiaccio, amido, argilla e altri materiali non commestibili è stato attribuito a carenza. I bambini carenti di ferro hanno una tendenza all’iperattività, minore capacità di concentrazione e minore quoziente di intelligenza. Questi disturbi possono essere risolti con un’adeguata integrazione di ferro.
Quando viene diagnosticata un’anemia da carenza di ferro, con i sintomi caratteristici di pallore, predisposizione alla stanchezza e diminuita resistenza alle malattie, una dieta ricca di cibi ad alto contenuto di ferro ed una contemporanea assunzione di vitamina C accelereranno il ristabilimento dell’emoglobina a livelli normali.
Il ferro è il minerale più importante per la prevenzione dell’anemia durante le mestruazioni e può rivelarsi benefico nel trattamento della leucemia e della colite. La sindrome di Plummer-Vinson viene curata col ferro. Questa malattia può portare al cancro allo stomaco o all’esofago. La candida e l’herpes simplex in persone carenti, migliorano con la somministrazione di sufficienti quantità di ferro. Le proteine che dipendono dal ferro producono radicali dell’ossigeno antibatterici, come quelli presenti nel colostro. La debolezza muscolare e la resistenza nell’esercizio fisico migliorano con il ferro così come il tono muscolare e la funzionalità cardiaca.


CALCIO
Il calcio è il minerale e la quinta sostanza più abbondante dell’organismo. Circa il 99% del calcio nell’organismo è depositato nelle ossa e nei denti. Il rimanente 1% si trova nei tessuti molli, nei fluidi cellulari e nel sangue.
Partecipa al processo di coagulazione del sangue, di stimolazione dei nervi e dei muscoli, al funzionamento dell’ormone paratiroideo e al metabolismo della vitamina D.
Il rapporto calcio-fosforo nelle ossa è di 2,5:1. Perché il calcio possa espletare al meglio la sua funzione, deve essere accompagnato da magnesio, fosforo e dalle vitamine A, C, D e possibilmente dalla vitamina E. Per la stabilità ossea sono necessari la vitamina A, il magnesio e il fluoro. Il calcio si trova insieme al magnesio, il sodio, il fosforo, lo stronzio, il carbonato e il citrato.
La funzione principale del calcio è di agire in concomitanza con il fosforo per la formazione e il mantenimento delle ossa e dei denti. Un’altra funzione importante è quella di creare delle riserve del minerale nelle ossa in modo che il corpo possa utilizzarle. La quantità di calcio contenuta nelle ossa varia continuamente secondo il tipo di alimentazione e i fabbisogni dell’organismo.
Quando le concentrazioni sono troppo elevate (calcium rigor), gli ormoni e la vitamina D fanno sì che il calcio venga depositato nel suo punto di riserva: le ossa. Quando sono troppo basse (tetania da calcio) lo squilibrio viene corretto in diversi modi: nei reni, con un’eliminazione più lenta, nelle ossa che controllano il rilascio delle quantità necessarie, e nell’intestino che favorisce l’assorbimento. Il calcio conservato nelle ossa, rifornisce il flusso sanguigno, che non viene influenzato dall’assunzione alimentare. Tuttavia una carenza alimentare cronica diminuisce le riserve nelle ossa dopo un certo numero di anni.
Tutte le acque naturali contengono calcio quale componente fondamentale della loro "durezza" sotto forma di solfato e bicarbonato. Entra nella composizione delle ossa e dei denti, partecipa ai meccanismi della coagulazione ematica, permetti gli scambi materiale attraverso la membrana delle cellule. Ha un ruolo primario nei processi di contrazione della muscolatura liscia, scheletrica e del miocardio e prende parte, come cofattore a numerose reazioni enzimatiche.
Il calcio rappresenta il componente cationico più abbondante. L'individuo assume giornalmente con gli alimenti 500-800 mg di calcio. L'assorbimento intestinale del calcio è favorito dalla presenza della vitamina D e dai sali biliari, mentre è inibito dall'acido ossalico e dall'acido fitico. Bisogna quindi fare attenzione se si introducono forti quantità di verdure ricche di ossalati (spinaci, crescione, barbabietola, pomodori, etc.) oppure cereali o farine integrali di grano, orzo, avena, mais che contengono molto acido fitico.
Il latte e i suoi derivati ne sono fonte sicura, ad eccezione dei fiocchi di latte, che ne contengono molto poco. Altre fonti sono le sardine e il salmone inscatolati con la lisca, tofu, ostriche, broccoli, foglie di senape, verza, prezzemolo, crescione d’acqua, mandorle, asparagi, lievito di birra, melassa, cavolo, carruba, fichi, nocciole, prugne, semi di sesamo, yogurt, siero del latte, latte di capra, kelp, avena, formaggio e pane integrale. In caso di allergia ai derivati del latte si possono assumere integratori. Ci sono alcuni alimenti ai quali viene aggiunto il calcio come la gassosa, il succo di arancia, il latte ad alto contenuto di calcio e il pane.
L’assorbimento del calcio è alquanto difficoltoso e di solito solo il 20-30% del calcio ingerito viene assorbito. Le donne dopo la menopausa possono arrivare ad assorbirne solo il 7%. Una quantità che va dai 100 ai 200 milligrammi viene filtrata dal sangue ed espulsa con le urine, mentre altri 160 milligrammi circa vengono eliminati con le feci. Una parte si perde col sudore, ma solo in caso di malattia o di attività fisica molto intensa in ambienti caldi e asciutti.
Quando l’organismo ne è carente l’assorbimento è più efficace; quindi maggiore il bisogno e minore la quantità di calcio nell’alimentazione, migliore sarà l’assorbimento. Quest’ultimo aumenta anche durante periodi di crescita rapida. Il lattosio presente nel latte favorisce l’assorbimento. Lo zinco e il magnesio non ostacolano l’assorbimento.
L’assorbimento del calcio dipende anche dalla presenza di quantità adeguate di vitamina D, che insieme all’ormone paratiroideo regola la quantità di calcio nel sangue. Il corpo ha bisogno di fosforo nelle stesse quantità, ma non dovrebbe mai superare la quantità precisa di calcio. Calcio e fosforo vengono utilizzati congiuntamente per dare resistenza alle ossa. Se vengono assunte quantità eccessive di uno dei due minerali, il minerale in eccesso non viene utilizzato in modo efficace. L’alimentazione tipica americana, povera di calcio e ricca di fosforo (a causa di alimenti molto diffusi come le bibite gassate, alimenti lavorati come gli insaccati, il formaggio e altri cibi pronti), può causare fragilità ossea. In caso di iperparatiroidismo viene prelevata dalle ossa una quantità eccessiva di calcio. Le vitamine A e C sono necessarie per l’assorbimento del calcio. I grassi, in quantità limitata, come pure la bile e i sali biliari, muovendosi lentamente attraverso il tratto digerente, ne facilitano l’assorbimento.
Un’altra malattia da carenza di calcio è l’osteoporosi, nella quale le ossa diventano porose e fragili perché il calcio viene sottratto dalle ossa e da altre parti del corpo molto più velocemente di quanto non si depositi. Tutti gli esseri umani perdono densità ossea a partire dai 30 o 40 anni. Un eccesso di perdita ossea colpisce oltre 20 milioni di persone, soprattutto le donne dai 45 anni in su. La migliore prevenzione della perdita ossea e delle fratture legate all’invecchiamento, è un buon accumulo di calcio nelle ossa nelle prime fasi della vita.
Una carenza può essere dovuta ad una mancanza di vitamina D o ad una concentrazione anormale degli ormoni che regolano la disponibilità dalle ossa al sangue e non ad un’alimentazione sbagliata.
Bassi livelli di calcio aumentano il rischio di ipertensione (alta pressione del sangue). Il calcio può combattere gli effetti del sodio nello sviluppo dell’ipertensione. Le carenze gravi possono causare aritmie cardiache, demenza e convulsioni. Gli anziani possono essere carenti a causa di maggiori problemi di assorbimento e un minor consumo di alimenti ricchi di calcio. Quando il corpo non assorbe abbastanza calcio diminuisce la produzione di estrogeni. Il calcio è un tranquillante naturale e tende a calmare i nervi. Assumendolo dai 20 ai 40 minuti prima di andare a letto, favorisce un sonno profondo. Il calcio favorisce anche la produzione di energia e il mantenimento del sistema immunitario. Gli integratori di calcio insieme alla vitamina D hanno un forte effetto protettivo nei confronti del tumore colonrettale.
Si ritiene che il calcio, abbassando il colesterolo sia efficace nella cura dei disturbi cardiovascolari. Dosi di calcio sino a 1500 mg hanno diminuito la pressione sanguigna di persone normali o ipertese. Si pensa che questo fenomeno sia dovuto alla reazioni dei muscoli lisci che circondano i vasi sanguigni. Viene inoltre utilizzato nella cura dei crampi ai piedi e alle gambe.
Il calcio è stato usato nel trattamento delle scottature. Oltre a proteggere contro gli effetti dannosi del sole, come arrossamento, e successiva spellatura, protegge contro il cancro della pelle causato dal sole. Il calcio aiuta la pelle a rimanere sana. Preso insieme alla vitamina A, forma una buona combinazione per mantenere e proteggere la pelle. Tale combinazione può anche essere usata come agente neutralizzante contro il veleno della vedova nera o la puntura di un’ape.
L’artrite, causata spesso dall’impoverimento di calcio nelle ossa, può essere curata con l’integrazione regolare di calcio, anche se i risultati di questa cura non sono stati dimostrati scientificamente. Una regolare assunzione del minerale è utile per la prevenzione dell’artrite. Anche i reumatismi possono essere curati con successo con una terapia a base di calcio. Insieme agli estrogeni, il calcio è stato usato con successo nel trattamento dell’osteoporosi. Gli integratori possono aiutare a prevenire le fratture ossee nelle donne in post-menopausa che soffrono già di osteoporosi. Gli ormoni interessati sono stimolati dalla concentrazione di ioni di calcio nel sangue.
I problemi della menopausa, come nervosismo, irritabilità, insonnia e mal di testa sono stati risolti con somministrazioni di calcio, magnesio e vitamina D. Il calcio può prevenire la tensione premestruale e i dolori mestruali.
L’assunzione di grandi quantità di calcio può dar sollievo a quei sintomi che vengono comunemente associati all’invecchiamento. Alcuni di questi disturbi comprendono dolori alle ossa, mal di schiena, denti fragili con lesioni da carie e tremori alle dita.
Dato che la pelle contiene un enzima antiossidante sensibile al calcio, l’integrazione può ritardare la comparsa dei segni di invecchiamento cutaneo.
L'escrezione del calcio avviene per via intestinale ed urinaria (calciuria). In normali condizioni il bilancio calcico è in equilibrio, perché la quantità introdotta giornalmente è pari a quella eliminata. Ciò si osserva anche con l'assunzione di diete ipocaloriche, in quanto l'organismo  può normalizzare il bilancio del calcio prendendolo dalle ossa. L'abbassamento dei livelli ematici del calcio può produrre gravi alterazioni dell'attività muscolare, ipereccitabilità cardiaca, spasmi bronchiali, della vescica, dell'intestino, dei vasi sanguigni. Il calcio in eccesso nel sangue causa invece riduzione dell'eccitabilità muscolare e nervosa.

 MANGANESE

Il manganese è un minerale molto importante del metabolismo, entra come cofattore in enzimi importantissimi, come la superossido dismutasi, la RNA sintetasi, la piruvato cocarbossilasi, l'arginasi. Il tasso di superossido dismutasi varia nelle diverse specie animali ed è proporzionale alla longevità.
Gli alimenti più ricchi di manganese sono i semi e il the. Il suo fabbisogno è di 5 mg al giorno.
Contenuto in manganese nei principali alimenti
  • Riso integrale cotto una tazza = 1,68 mg
  • Spinaci bolliti una tazza = 1,60 mg
  • Mandorle una tazza = 3,06 mg
  • Tè una tazza = 0,49 mg
  • Piselli una tazza =0,80 mg
È molto frequente una carenza di manganese.
I diabetici presentano sovente bassi livelli di manganese. Questo potrebbe spiegare le alterazioni del ricambio glucidico.
Un sintomo di avvelenamento di manganese è la cosiddetta pazzia del manganese caratterizzata da insonnia, allucinazioni, impulsività, violenza.
Si ritiene che possa avere un ruolo nel processo degenerativo di invecchiamento.
Partecipa anche alla produzione delle proteine, dei carboidrati e dei grassi ed è necessario per la regolazione dello zucchero nel sangue. Tra le funzioni del manganese troviamo il benessere del sistema nervoso e del cervello, il mantenimento della produzione degli ormoni sessuali, il normale sviluppo dello scheletro, il buon funzionamento del sistema immunitario e la formazione del sangue. Il manganese è importante nella cura dell’anemia da carenza di ferro, e per l’utilizzazione della tiamina e della vitamina E. Il manganese è un elemento importante per la produzione del latte materno, la formazione dell’urea e del collagene. E’ fondamentale per la formazione della tiroxina, un componente della tiroide.
Il manganese è presente in piccole dosi nelle ossa, nell’ipofisi, nel pancreas, nella mucosa intestinale, nel fegato e in altri tessuti. Solo piccole quantità vengono immagazzinate in una sola volta con dosi massime che vanno dai 10 ai 20 mg. Il magnesio può espletare alcune funzioni al suo posto aiutando così a conservare sempre delle riserve minime del minerale nell’organismo.
Dosaggi estremamente alti di manganese portano ad una riduzione nell’immagazzinamento e l’uso del ferro, e possono causare anemia da carenza di ferro. Questo disturbo è curabile con l’aggiunta di ferro alla dieta.
Il manganese è necessario per il processo riproduttivo a causa del suo ruolo nella sintesi del colesterolo, un precursore degli steroidi sessuali.
Alcuni studi condotti indicano che il manganese può essere utilizzato nel trattamento della sclerosi multipla. Il manganese ha dato risultati positivi nella cura dell’osteoartrite. Alcuni studi sugli animali hanno mostrato che il manganese può essere efficace nel trattamento del diabete. Combinato con le vitamine B, il manganese ha aiutato bambini e adulti affetti da grave debolezza stimolando la trasmissione degli impulsi tra nervi e muscoli. La stessa combinazione di sostanze nutritive produce un’intensa sensazione di benessere.
Molti schizofrenici hanno livelli di rame troppo elevati. Il manganese, come lo zinco, aiuta l’eliminazione del rame dal corpo.

 RAME

E' necessario e la superossidodismutasi (è un processo che avviene nel corpo umano. In pratica è la trasformazione - quindi la distruzione - del radicale libero superossido O2- in altre sostanze meno dannose. E' un tipo di antiossidante. Il superossido è il precursore principale di molti altri radicali liberi)
 Ha notevole importanza per i processi di cheratinizzazione di pelle e capelli, infatti catalizza l'ossidazione della cisteina a cistina. Molti importanti processi enzimatici nel nostro corpo dipendono dal rame. Il corpo umano richiede rame per la produzione di melanina, quindi la pigmentazione (tirosinasi), per spazzare via i radicali liberi (SOD), il metabolismo energico (citocromo c ossidasi) e l'unione tra collagene ed elastina (lysal ossidasi). Partecipa alla produzione del collagene e del neurotrasmettitore noradrenalina. Contribuisce alla conversione dell’aminoacido tirosina in un pigmento scuro (melanina) che colora i capelli e la pelle. Partecipa anche al metabolismo delle proteine e ai processi di cicatrizzazione.
Le persone a rischio di carenza sono quelle che consumano grandi quantità di fruttosio o antiacidi, e quelle che assumono da molto tempo dosi massicce di vitamina C. L’assunzione di dosi massicce di zinco può causare una carenza di rame.
Necessario per la sintesi dei fosfolipidi. E' essenziale per l'utilizzo della vitamina C nel processo di produzione dell'RNA. Permette l ' utilizzo della tirosina e del ferro.
Favorisce lo sviluppo delle ossa, cervello, nervi, globuli rossi. Aumenta la resistenza alle infezioni e agli agenti tossici.
Il rame è contenuto soprattutto in carne e legumi. L ' assorbimento è ridotto dallo zinco. Occorre avere prudenza nella somministrazione prolungata a dosi massicce : una quantità eccessiva porta ad un abbassamento del livello dello zinco, causando perdita dei capelli, insonnia, mestruazioni irregolari.
In caso di artrite reumatoide è consigliato il suo uso, in quanto il minerale ha la capacità di localizzarsi nella zona dell'infiammazione.
La somministrazione tramite solfato di rame, 0.05 mg per Kg di peso corporeo al giorno, va fatta solo dopo carenza accertata.



Azioni sulla pelle provocate dai rame peptidi
Riparazione della pelle
Incremento della sintesi di collagene, formazione di pelle con maggiore fermezza

Incremento della sintesi di elastina, formazione di pelle con maggiore elasticità

Incremento della sintesi di glicosaminoglicani e proteoglicani, le proteine che trattengono l'acqua nella pelle, il risultano è una pelle idratata dall'interno

Stimolazione della formazione di nuovi capillari per un miglior nutrimento cellulare

Attrazione dei macrofagi nell'area di applicazione, le cellule che riparano la pelle

Rimozione delle proteine danneggiate e riduzione delle cicatrici
Attivazione delle matalloproteine che rimuovono le proteine danneggiate

Soppressione della produzione di TGF-beta, il fattore di produzione di cicatrici e rughe


Azione antinfiammatoria
Blocco del rilascio del ferro ossidativo dalla ferritina

Blocco dell'azione negativa di interleukina-1

Attivazione della superossidodismutasi

 ACIDI GRASSI ESSENZIALI O INSATURI

Producono sostanze chimiche ormonosimili che controllano molte funzioni dell’organismo. I grassi saturi possono essere trasformati in grassi insaturi attraverso il processo di idrogenazione.

Il COLESTEROLO è un componente dei tessuti organici: cerebrali, sistema nervoso, fegato e sangue. Agisce come lubrificante delle arterie, è necessario nella produzione di adrenalina.

LECITINA trasforma i grassi in piccole particelle che possono essere trasportate fuori dalle pareti delle arterie e quindi del sangue. E’ un componente della bile. E’ un ottimo ricostituente del cervello, sistema nervoso e surreni. Le fonti principali sono uova (ma solo bollite), mais, soia.

TRIGLICERIDI rappresentano la quasi totalità  dei lipidi presenti negli alimenti. La digestione dei lipidi avviene nell’intestino ad opera della lipasi pancreatica, che viene attivata nel duodeno dall’azione dei sali biliari e di un fattore proteico detto lipasi. Al termine della digestione si ottengono acidi grassi liberi, monogliceridi, glicerolo, colesterolo libero.

I prodotti della digestione dei grassi, attraverso la circolazione portale arrivano al fegato e quindi entrano nel circolo linfatico e, successivamente, in quello sanguigno. I lipidi utilizzati da tessuti, specie quello adiposo, dal quale possono essere rimossi in caso di necessità costituiscono una notevole fonte di energia per l’organismo.

GRASSI SATURI

A temperatura ambiente sono solidi, sono di origine animale, sono utili come fonte di energia e di adipe, grassi non necessari. Le fonti più ricche di grassi saturi sono:
-       la carne;
-       il formaggio;
-       le uova;
-       i cibi dei fast food.

STRATEGIE DI INTERVENTO PER I BAMBINI CON PROBLEMI COMPORTAMENTALI

OTTIMIZZARE LA NUTRIZIONE

  • Bassi livelli glicemici
  • Abbondante colazione, prima le proteine, pasti frequenti
  • Grassi ‘buoni’
  • Niente eccitotossine
  • Il più organico possibile
  • Grandi quantità di fibre
  • Attenzione al rame
Iniziare in maniera incrementale con i minerali che seguono:
  • Zinco con manganese
  • B6 (e/o P-5-P) con Magnesio
  • Calcio
  • Vitamine C ed  E
Quindi aggiungere gli Acidi Grassi:
  • Olio di Enotera (attenzione agli attacchi epilettici o asma)
  • Olio di fegato di merluzzo (fornisce Vitamina A e D più EPA/DHA)
  • Olio di pesce per ulteriore apporto di omega 3.
Altro: B12, Biotina, Taurina, MSM; Folati, DMG, Aminoacidi, Mb, Fe.

OMEOPATIA  [1]


Trattamento omeopatico di bambini con ADHD
Un numero crescente di genitori passa all’omeopatia per il trattamento dei propri bambini iperattivi. Alcuni studi e varie esperienze hanno concluso che l’omeopatia ha effetti positivi nei pazienti con disturbo da iperattività e deficit di attenzione (ADHD).
L'utilizzo innovativo di rimedi omeopatici provenienti da neurotrasmettitori (dopamina, serotonina) apre percorsi di ricerca nel settore della psichiatria pediatrica.

Le possibili ‘cause’ di ADHD possono essere:
-  avvelenamento da metalli pesanti, ovvero l’eccessiva esposizione;
-  assimilazione attraverso cibi e creme di metalli quali zinco, manganese,   mercurio, nichel, cromo, alluminio, cadmio, arsenico, etc.;
-  allergie e/o intolleranze alimentari;
-  malnutrizione e/o denutrizione, ipoglicemia;
-  trauma durante il parto;
-  infezione da candida trasmesso dalla madre durante il parto;
-  vivere in un ambiente negativo, nel caso in cui i genitori siano poco presenti o addirittura violenti;
- depressione post-parto della madre.

Un atto di prevenzione consiste nell’evitare di fare assumere al proprio bambino cibi confezionati e perciò ricchi di additivi e conservanti, limitare il consumo di dolci e di zuccheri, fare attenzione al tipo di creme che vengono applicati sulla pelle, assicurarsi che la dieta sia ricca di vitamine del complesso B, C, D , E e zinco.

Anche in questo senso la medicina omeopatica si propone di ristabilire l’equilibrio energetico stimolando le difese immunitarie dell’organismo.
Lo scopo principale è quindi quello di aiutare il paziente a raggiungere  un livello di salute permanente dal punto di vista fisico, emotivo e  mentale.

ORIGINI DELL’OMEOPATIA


Il medico tedesco Samuel Hahnemann (1755-1843) riscoprì la “legge di simili”, già intuita dal medico greco Ippocrate nel V secolo a. C.. infatti durante un’epidemia di colera, Ippocrate curò le persone colpite dalla malattia con dosi minime di elleboro bianco; questo rimedio, in dosi ponderali e in persone sane, provoca scariche di diarrea simili a quelle del colera.
Hahnemann chiamò questo metodo terapeutico “omeopatia” , “simile alla malattia”, in contrasto con la medicina tradizionale, definita “allopatica”, “contro la malattia”, che utilizza farmaci per sopprimere o prevenire i sintomi. Egli definì il metodo in maniera completa nelle tre opere fondamentali. Organon, Materia medica pura e Malattie croniche.

I RIMEDI OMEOPATICI


I prodotti usati per la preparazione dei rimedi omeopatici sono piante, minerali, sostanze di origine animale. Dopo la raccolta della sostanza di base, si procede alla preparazione della tintura madre (TM), immergendo la sostanza in alcol per estrarne i principi attivi; la tintura così ottenuta viene poi progressivamente diluita, procedendo ad una vigorosa “succussione” o “dinamizzazione” dopo ciascuna diluizione (vale a dire dando una serie di energiche scosse al contenitore): pare che ciò renda molto più efficace il rimedio.
Seguendo il metodo di Hahnemann, la tintura madre viene diluita in scala decimale o centesimale: la prima diluizione decimale, indicata come 1 D o 1 DH (= decimale hahnemanniana), è ottenuta diluendo una parte di TM in 9 parti di alcol o acqua. Continuando la serie di diluizioni decimali di ottiene la 2 D, la 3 D ecc.
La prima diluizione centesimale, 1 CH, si ottiene usando una parte di TM e 99 parti di alcol o di acqua. Continuando la serie di diluizioni centesimali si ottiene la 2 CH, 3 CH, ecc.
Per ogni diluizioni si eseguono almeno 100 succussioni, in modo da indurre uno stato di “agitazione” molecolare.
Oltre la 12 CH, nel rimedio non si individuano più tracce della sostanza di partenza e, nonostante ciò, l’efficacia non va perduta, anzi, le diluizioni più elevate hanno un’attività più profonda che le rende indicate per le malattie croniche (per esempio 30 CH); in caso di malattie acute, sono invece indicate le basse diluizioni (per esempio 3, 7 o 9 CH).
I rimedi si presentano in varie forme:
·         Granuli: piccole sfere di saccarosio e lattosio; è la forma più utilizzata.
·         Globuli: sfere più piccole dei granuli, riservate alle diluizioni medie o alte.
·         Gocce: hanno base alcolica e sono riservate alle basse diluizioni.
 L’approccio offerto dalla medicina omeopatica esamina sia i sintomi  generali e propri alla malattia, sia quelli particolari sviluppati dal  paziente. Attraverso una attenta analisi e tenendo conto delle  caratteristiche individuali del paziente, l’appropriato rimedio omeopatico  viene quindi selezionato.
Tra questi, i più comuni (ma non gli esclusivi) sono:
 ARSENICUM ALBUM: il bambino Arsenicum è teso e delicato allo stesso tempo. Nonostante sia fisicamente e mentalmente agile e precoce, spesso è oggetto di atti di bullismo. E’ ansioso ed insicuro, preciso e possessivo in maniera quasi maniacale. Raramente è iperattivo. Più spesso ha difficoltà di apprendimento dovuti a ricorrenti mal di testa ed emicranie al minimo sforzo mentale.
BARYTA CARBONICA: questo tipo di bambino è mentalmente e fisicamente lento, lo sguardo vuoto e distratto. Estremamente timido, mostra forti difficoltà nella concentrazione (è facilmente distratto da luci e rumori), negligente ed immaturo per la sua età.
BELLADONNA: estremamente sensibile a luci e rumori, ‘scatta’ al minimo  suono. Ha un sonno molto agitato caratterizzato da frequenti incubi ed  allucinazioni di sagome nere che saltano sul letto.
Appare sempre molto agitato ed irrequieto; le sue pupille sono dilatate, gli occhi luccicanti come se febbricitante, il volto arrossato e caldo.
CALCAREA CARBONICA: molto raramente questo tipo di bambino è       iperattivo.
Il tipo Calcarea carbonica tende ad essere placido, robusto con testa grossa ed addome in evidenza e con una caratteristica profusa sudorazione notturna della testa e del collo (così eccessiva da macchiare il cuscino).
Questo tipo di bambino tende ad avere difficoltà di concentrazione. Ha uno sviluppo sia fisico che mentale piuttosto lento (esempio, gattonano o imparano a camminare e parlare in ritardo).
Insicuri, spesso manifestano una grande paura di perdere i propri genitori o di venire abbondanti.
CARCINOSINUM: E’ il bambino irrequieto e geniale. Estremamente creativo, appassionato, ostinato e timido. Preciso, quasi maniacale. Spesso ha  subito un trauma o un abuso nella prima infanzia. Ha difficoltà di  concentrazione, è fiacco e fortemente negligente. Ha un forte senso del  dovere ed è responsabile e maturo per la sua età. Nonostante ciò diviene  irritabile e collerico quando ripreso verbalmente circa l’adempimento  delle sue responsabilità ( mettere in ordine i giochi, un compito a scuola, etc,) e non riesce a sfruttare le sue capacità creative.
CAUSTICUM: E’ il bambino sensibile e facilmente eccitabile. La sua sensibilità è rivolta alla consapevolezza della sofferenza degli altri. Scoppia in lacrime alla minima ragione, spesso quando vede gli altri soffrire ( soprattutto gli animali). E’ perfezionista e coercitivo. In età adolescenziale diviene ribelle e fortemente idealista.
CHINA: fisicamente estremamente aggressivo. E’ il bambino che discute verbalmente e fisicamente per ogni cosa e con chiunque. Diventa estremamente collerico quando gli viene detto cosa fare o ad ogni tentativo di essere disciplinato.
PHOSPHORUS FLAVUS HYOSCIAMUS: il bambino è sregolato, sfrenato,   agitato; disordinato e  confuso nell’esprimersi, parla velocemente; difficile se non impossibile da controllare, spesso manifesta atteggiamenti sessuali come mostrare o  toccare in pubblico i propri genitali.
LYCOPODIUM: il bambino ‘Lycopodium’ è quello che piange o lamenta dolori addominali prima di andare a scuola. I ‘mal di pancia’ sono caratterizzati da aria e dolori simili a coliche accompagnati da vomito. Questo tipo di bambino ha difficoltà a concentrarsi, soprattutto nel pomeriggio, ha poca fiducia in se stesso e paura di essere lasciato solo. E’ timido ed introverso con chi non conosce, prepotente ed autoritario con chi ha invece più confidenza.
MEDORRHINUM: Estremista, aggressivo, violento quasi crudele, sensibile e appassionato, spesso protagonista di atti di crudeltà agli animali o eccessivo affetto nei loro confronti.  Il tipo Medorrhinum racchiude la maggioranza dei sintomi dell’ADHD. Nervoso, irrequieto, non riesce a stare fermo, Sembra che il tempo trascorra troppo lentamente per lui, è sempre di fretta. Ha poca  memoria e difficoltà nel concentrarsi. Quando parla perde il filo del discorso e ripete sempre le stesse cose. Rifiuta le proprie responsabilità, sembra che voglia estraniarsi dalla realtà per vivere nel suo piccolo mondo di fantasia.
SULPHUR: tipicamente estremamente attivo, il bambino Sulphur ha sangue caldo, si spoglia durante la notte e spesso soffre di eczemi. E’ il classico bambino che sembra sempre lasciare disordine ovunque vada o ovunque sia stato. Non importa quanto e quando si lavi e faccia attenzione a non sporcarsi attira polvere e sporco ovunque vada. Egocentrico, gli piace essere sempre al centro dell’attenzione e diventa irritabile e collerico se non lo è. Egoista, sembra non avere riguardo per i sentimenti altrui. Spesso è protagonista di atti di bullismo.
STRAMONIUM: è uno dei primi rimedi ai quali si pensa qualora ci sia stato un trauma nell’infanzia ( adozione, abbandono, violenza, etc). I sintomi che indicano questo rimedio sono:
- manifestazioni di rabbia eccessiva e di costante aggressività
- invadenza
- forte paura del buio e dell’acqua che sfocia in atteggiamento violento.

CHOCOLATE

Chocholate fa parte dei rimedi da usare nel trattamento dei bambini iperattivi e/o impulsivi con deficit di attenzione, quelli catalogati (e sono oramai un 4%) affetti da ADHD e a rischio di trattamento con metilfedinato (anche se il 30% dei bambini non risponde nemmeno a questo trattamento). In effetti, i sintomi di chocolate sono i simboli dell'archetipo dell'impazienza, dell'irrequietezza, della fuga, del desiderio di libertà e di spazi sconfinati, dell'andare senza smettere mai di arrampicarsi sui muri (anche letteralmente, soprattutto nei bambini) senza appigli, senza speranza. I bambini e gli adulti Chocholate vivono nel desiderio dell'eterna viandanza, nell'eterno errore di cercare fuori di sé l'anima individuale e nell'incapacità di "intelligere" nel proprio cuore. Chocholate cerca di cogliere l'attimo, di fissare l'istante di vivere il "carpe diem" senza prospettiva di maturazione interiore, alimentando la propria instabilità e lo sradicamento dal proprio sé, sempre superficiale, senza mai coagulare il pensiero con l'emozione e la corporeità.
Così Chocolate ha avversione per tutto ciò e tutti coloro che mettono limiti alla sua insoddisfazione e alla esigenza di ricerca, di cambiamento e di movimento. Chocholate, da adulto, prova avversione per i propri figli, per il proprio partner. Ha avversione per il colore rosso (rosso mattone), rosso come il sangue (anima-coraggio) che simboleggia l'incapacità d'incontro con la parte più profonda di sé. E a causa di questa impulsività/iperattività diventa vago, confuso: compie errori nel parlare (mette le parole al posto sbagliato, salta da un argomento all'altro durante la conversazione), nello scrivere (omettendo o trasponendo le lettere), ha difficoltà di concentrazione nel leggere, nel guidare e nello studiare: è sempre affaccendato, in preda ad una irrequietezza interna, aspecifica, spesso accompagnata da dolori addominali. E' in preda alla sensazione di "vuoto interiore", di abbandono, alla sensazione di isolamento e di essere ferito.

E' spesso il bambino lasciato precocemente all'asilo nido dalla mamma lavoratrice, separato troppo presto dalla figura materna quando ancora forte era il desiderio di succhiare, con avidità, il seno materno. Ora si sente solo e abbandonato, diventa "un riccio" e sogna di esserlo, ha illusioni di vedere ricci intorno a sé. I suoi sintomi sono improvvisi, repentini: cefalea frontale, meteorismo, forte stipsi, dolori addominali. Ha ansia per la sua salute ed ha paura degli animali, soprattutto dei cani.

ADHD e omeopatia: la testimonianza di una pediatra omeopata

di Simonetta Bernardini
Davvero toccante la lettura della relazione che la dottoressa Annie Courthaliac ha presentato al Convegno Internazionale "7th Journées de L'Institut Boiron".
La sua esperienza ha dato il via ad una ricerca scientifica che ha coinvolto 294 bambini. La ricerca è stata condotta dal Prof. Regis de Villard, neupsichiatra infantile della Scuola di Medicina di Lione.
La dottoressa Courthaliac scrive: "Nel 1997 quando cominciai la pratica dell'omeopatia realizzai che avevo alcuni vuoti riguardo le mie conoscenze del bambino psichiatrico. Per questo motivo contattai il Prof. De Villard che accettò che lavorassi insieme a lui per una periodo di pratica di sei mesi in europsichiatria infantile. Durante questo periodo compresi finalmente cosa fosse un bambino iperattivo. Mia sorella mi aveva detto che suo figlio, il mio nipote, era un bambino difficile da maneggiare. Ma nella nostra famiglia noi non pensavamo che il bambino fosse un iperattivo. Dopo che il professor de Villard visitò mio nipote fu confermata la diagnosi di iperattività e fu somministrato il Ritalin®. Come pediatra considerai la terapia interessante ma come omeopata la giudicai piuttosto forte. Mi domandai dunque se non vi fossero altre opzioni in omeopatia. Mi risolsi a studiare il meccanismo di azione del Ritalin®: esso agisce aumentando la concentrazione di dopamina e noradrenalina a livello sinaptico, ma anche la serotonina è ritenuto che abbia un moderato effetto sulla dopamina. Con il consenso di mia sorella, decisi di dare a mio nipote un trattamento omeopatico che non era mai stato usato prima. Gli somministrammo Dopamina 5CH, 5 granuli al giorno e Serotoninum muriaticum 5CH, 5 granuli al giorno, insieme al Ritalin®. Il risultato fu positivo e mio nipote arrivò a sospendere l'assunzione di Ritalin® dopo appena un anno e mezzo di trattamento. Contemporaneamente somministrai lo stesso trattamento ad altri bambini miei pazienti affetti dalla stessa malattia. Alcuni bambini assunsero soltanto la terapia omeopatica; tra questi vi erano sia bambini i cui genitori si erano rifiutati di somministrare il Ritalin®, sia bambini di età inferiore ai 6 anni, e dunque troppo piccoli per essere trattati con il metilfenidato. I dieci bambini che assunsero il trattamento omeopatico, dopo un follow-up di due anni, diventarono bambini normali. In seguito all'esame dei risultati di questa piccola casistica, il Prof. De Villard accettò di avviare una sperimentazione con un gruppo più ampio di bambini."


GINGKO BILOGA E GINSENG

(da: “Il Verde Mondo di Gaia”)

“ADHD, Disturbo da deficit d'attenzione e iperattività. Un aiuto naturale.

Di norma quando si intende curare una patologia, si studiano le varie cause che la determinano: se ne studiano gli organi interessati, le vie metaboliche coinvolte, i meccanismi che la scatenano e quelle che la possono fermare. Qualche volta, però, in mancanza di meglio ci si limita a curarne i sintomi, lasciando latente tutto quanto li abbia potuti far nascere. In ogni caso sulla base di questi studi si utilizzano i rimedi il cui meccanismo di azione interferisca con le cause o con i loro sintomi, inibendoli. Un fattore che difficilmente viene preso in considerazione è quello alimentare, chiamato in causa quasi esclusivamente per quei disturbi in cui risulti direttamente coinvolto... dimenticando che quanto noi assumiamo (o non assumiamo) con la nostra alimentazione, ci fornisce quei mattoncini che costruiscono il nostro corpo, che prendono parte ai processi metabolici, che fanno funzionare i nostri organi ed apparati.
La filosofia che impera è che introducendo dall'esterno le giuste molecole nei giusti dosaggi il problema si affronta e si supera... e così si fa sempre ricorso ai farmaci.
A questa logica non sfugge neanche l'ormai tristemente famoso Disturbo da Deficit dell'Attenzione ed Iperattività, meglio noto come ADHD. In molti casi, il tentativo di guardare ad altro che non sia la classica pillola è accolto dal mondo scientifico con sospetto, quasi fosse antiscientifico parlare di alimentazione, o di principi attivi vegatali: non ci sono mai evidenze scientifice sufficienti, e quando qualcuna salta alla ribalta delle cronache immediatamente nascono fior fior di riceche che dimostrano esattamente il contrario. Come se la scientificità fosse appannaggio unico della farmacologia. Abbiamo parlato di questo con il dr. Maurizio Bonati, del Dipartimento per la Salute Materno Infantile dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, di Milano: in realtà si è trattato di un’unica domanda piuttosto articolata, che nasce spontanea ogni qualvolta ci imbattiamo nell’ipotesi di soluzioni di diverse e naturali, rispetto al farmaco.
Gaia”. Esistono in letteratura diversi lavori, pubblicati anche su riviste di provata serietà, come il Lancet, un po’ la bibbia per il mondo scientifico, che percorrono strade diverse dal metilfenidato (Ritalin) come plausibili alternative per la cura dell’ADHD. Studi che portano all’integrazione alimentare con omega 3, ad esempio, oppure alla somministrazione accoppiata di Ginkgo biloba e Ginseng, che stimolano e tonificano il cervello e ne acuiscono l’attenzione. Eppure, nonostante si tratti di riviste accreditate, questi lavori cadono in genere nel nulla, e difficilmente riescono a raggiungere la rilevanza necessaria perché questo genere di rimedi possa essere preso in considerazione quale alternativa al farmaco.
Perché non si prendono mai in considerazione simili spunti per avviare una seria ricerca? Non parliamo di omeopatia o di Fiori di Bach, nei quali l’inconsistenza di un principio attivo riconosciuto non consente l’individuazione di un meccanismo di azione su cui basare uno studio serio. Parliamo delle piante medicinali, i cui principi attivi sono noti, e da sempre costituiscono base da cui prendono origine le molecole farmacologiche ad oggi note. Perché questo?
Non esiste curiosità scientifica in merito, non esiste interesse “commerciale”, o come troppi, e troppo poco seriamente, sostenitori del “naturale” ipotizzano, è tutto un complotto della “lobby del farmaco”?
Bonati. […] sia per il farmaco che il “non farmaco” la scelta e il percorso assistenziale si deve basare sulle evidenze, e la cura su quello che risulta essere il “più evidente” terapeutico. Quindi c’è bisogno di produrre evidenze che un approccio (quindi non solo un farmaco) sia “migliore” di un altro, secondo la metodologia oggi ritenuta più accurata. Lei ha citato il lavoro di Lancet, che è un buon lavoro ben fatto, ma che esula da quella che è la condizione standard del percorso diagnostico e terapeutico del contesto quotidiano. […] Alcuni dei meccanismi d’azione postulati per i farmaci utilizzati nell’ADHD rendono ragione che sono i neurotrasmettitori (in particolare dopamina e noradrenalina) ed i rispettivi recettori ad essere coinvolti. Ipotesi che giustificano il loro utilizzo e l’orientamento della ricerca futura. Ripeto, è solo un aspetto, preponderante ma non esclusivo. Ben vengano altre ipotesi, e che queste vengano testate. Come? Non verso il placebo, ma rispetto al trattamento “standard” (e non solo farmacologico). Questo ha anche a che fare con un’altra sfera: quella dei diritti. Il diritto di ricevere il miglior trattamento ritenuto oggi di riferimento. E’ in quest’ottica che la ricerca tutta, e in particolare quella no-profit si dovrebbe orientare. Purtroppo però il farmaco è uno strumento si di terapia e salute, ma anche di mercato… e chi regola o domina il mercato ha più chance” A questo punto, visto il parere di un luminare come il dott. Bonati su un punto così delicato, forti del fatto che “Purtroppo però il farmaco è uno strumento si di terapia e salute, ma anche di mercato… e chi regola o domina il mercato ha più chance”, vediamo un po’ più da vicino uno di questi studi che propone un alternativa “naturale” al farmaco: la combinazione di Ginkgo biloba e Ginseng. Si tratta di uno pubblicato nel 2001 sul Journal of Psychiatric Neuroscience (2001, Vol. 26, No. 3, 221-8), fornisce una alternativa al Ritalin: in base a questo studio l'ADHD potrebbe (il condizionale è d'obbligo) essere determinato da un insufficiente flusso di sangue alla corteccia prefrontale, area deputata all'elaborazione di movimenti complessi, espressione della personalità e comportamenti sociali adeguati. Data questa ipotesi si è pensato di sperimentare gli effetti che possono avere due antiche erbe di origine orientale: il Gingko biloba ed il Ginseng. Piante queste che agiscono entrambe a livello cerebrale.
Il Gingko biloba ha una riconosciuta attività vasodilatatrice periferica, ed agisce sul sistema circolatorio determinando l'aumento dell'irrorazione cerebrale e del tono venoso.
Il Ginseng invece, stimola la sintesi proteica del Sistema Nervoso Centrale, favorendo la trasmissione neuronale I ricercatori hanno scelto le due piante partendo dal presupposto che insieme possono incrementare l'afflusso di sangue al cevello, con un meccanismo di azione simile a quello del Ritalin, senza manifestarne però gli effetti collaterali. In questo studio sono stati presi in esame 36 bambini di cui 17 affetti da ADHD: dopo due settimane di trattamento, il 50 % dei bambini ha mostrato un calo dei comportamenti iperattivi, il 56 % ha manifestato un incremento delle abilità cognitive, ed il 64 % si è mostrato meno incline ai comportamenti oppositivi nei confronti di familiari ed insegnanti. Alla quarta settimana il 65 % dei bambini sottoposti al trattamento ha mostrato una netta diminuzione dei comportamenti iperattivo-impulsivi. La conferma di tali risultati era allo studio con l'impiego di placebo... ma ad oggi non ne sono noti i risultati, senza i quali l'evidenza scientifica non può essere considerata tale. Le perplessità di fronte a questa indagine sono legate soprattutto all'interazione del Gingko biloba con altri farmaci: questa pianta infatti va somministrata con cautela in chi assume farmaci anticoagulanti, di cui potenzia l'effetto, e risulta particolarmente pericolosa in associazione con l'aspirina o con altri farmaci ad azione antiaggregante piastrinica. Cautela, d’accordo... ed anche giusto! Ma a fronte dei numerosi e noti danni procurati dal Ritalin, perchè non tentare?
Perchè non approfondire queste ricerche, andare avanti, fare un confronto tra i risultati ottenuti con questa combinazione ed il farmaco di elezione? Ne abbiamo parlato con il dotto. Bonati, e adesso sappiamo perché.”

FIORI DI BACH

Il metodo di cura floriterapico fu sviluppato negli anni ’30 dal dottor Edward Bach, noto medico di origine gallese nato nel 1886, che aveva alle spalle una lunga esperienza come omeopata, batteriologo e immunologo. Egli era convinto che la mente in buona salute fosse il mezzo per guarire dalla malattia. Per Bach era fondamentale il rapporto tra anima e personalità. Secondo il suo pensiero quindi le disarmonie sono riconducibili a “difetti” quali l’orgoglio, la crudeltà, l’odio, l’ignoranza, l’instabilità, l’avidità e ciascuno di loro è contrario al principio dell’unione tra anima e personalità.
Il motivo che spinse il dr. Bach, giovane ed apprezzato clinico, a cambiare il suo metodo curativo, fu una malattia: nel 1917 gli fu diagnosticato un esteso tumore, che gli lasciava, a detta dei suoi colleghi, solo pochi mesi di vita. Dopo un primo breve periodo di depressione, Bach reagì buttandosi a capofitto nel lavoro e scoprì su se stesso che l’energia prodotta da una grande passione era in grado di sconfiggere la malattia. Quella che doveva essere la sua fine fu invece l’inizio di una nuova vita, con l’avvio delle ricerche che portarono, anni dopo, ad identificare e classificare i suoi “rimedi”.
Partì dallo studio dell’omeopatia e condivise il pensiero di Hahnemann sul fatto che l’uomo nella sua interezza, considerato come persona, era assai più importante della malattia. Cominciò quindi a curare con piante, erbe, metalli e persino veleni, in dosi infinitesimali. Arrivò a sperimentare e codificare, insieme al suo collega Paterson, la preparazione di nuovi rimedi omeopatici, chiamati “nosodi”, ancora oggi largamente usati.
Da qui prese l’avvio lo studio dei profili psicologici dei pazienti e si pose una domanda fondamentale: “E se fosse l’indole, lo stato d’animo a provocare la malattia?”.
Nel 1922 decise di abbandonare Londra e di tornare nel Galles, incurante del successo che aveva ottenuto come immunologo e sperimentatore. Nella sua amata campagna, durante lunghe passeggiate, cerco di “capire” l’energia dei fiori e ne scoprì 38, tra fiori e piante che, secondo il suo pensiero, contenevano una forza maggiore e completa, adatta ad emanare vibrazioni intense.
Nel 1932 completò lo studio di dodici fiori, che corrispondono ai dodici stati d’animo da lui isolati e che chiamò “I dodici guaritori”: Mimulus, Impatients, Centaury, Clematis, Rock Rose, Gentian, Chicory, Vervain, water Violet, Agrimony, Cerato, Scleranthus.
Dal 1932 al 1935 scoprì gli altri ventisei rimedi, completando il suo lavoro. Morì poco dopo, a soli cinquant’anni, ma a diciannove anni di distanza da quella diagnosi che gli aveva dato solo tre mesi di vita.
Fu un vero pioniere della “medicina psico-somatica” perché studiò e comprese esattamente il rapporto tra emozioni e salute del corpo e della psiche.

COME AGISCONO I FIORI DI BACH


I fiori di Bach, con il loro impulso sottile, agiscono sul cosiddetto campo bioenergetico, riportando il bambino in una condizione di equilibrio ed evitando che certe emozioni cristallizzino nella sua personalità.
Le essenze floreali sono di natura “vibratoria”. Il loro effetto non deriva da una azione biochimica sulla fisiologia del corpo, opera invece attraverso i campi di energia che influenzano il benessere mentale, emotivo e fisico. Dal punto di vista fisico le essenze floreali sono fortemente diluite, e, secondo il principio omeopatico, poiché sostanze energizzate, contengono un potere di risonanza, che agisce gradualmente, risvegliando energie latenti. Per questo motivo è indispensabile la regolarità nell’assunzione e la pazienza per ottenere risultati.
Le essenze floreali sono derivate da fiori e piante, raccolti e preparati secondo precisi dettami; si somministrano quasi esclusivamente per via orale e servono a curare atteggiamenti mentali negativi e problemi emozionali dai quali, con l’andar del tempo, si possono sviluppare, per somatizzazione, vere e proprie malattie organiche.
La floriterapia è una cura dolce, naturale, che mira a restituire armonia al corpo ed alla psiche della persona. Si parte dal presupposto che dentro ogni individuo, anche durante la malattia, esistono le energie necessarie per attivare la guarigione. Si deve solo trovare la “chiave” per attivarle, per sbloccarle, affinchè possano agire dall’interno.
I fiori di Bach funzionano anche con persone che non sanno di assumerli; con bambini, che non hanno coscienza di uno stato psico-somatico alterato; con gli animali e persino con le piante. Questo significa che non si possono attribuire i miglioramenti all’effetto placebo né all’autosuggestione.
I bambini reagiscono ai fiori con maggiore rapidità rispetto agli adulti: entro poche ore o al massimo pochi giorni, fanno capire chiaramente quando una combinazione è utile oppure non serve più, semplicemente rifiutandosi di assumerla.
Nel caso di disturbi persistenti è probabile che il conflitto spirituale origini e/o coinvolga anche i genitori, che dovrebbero anche essi assumere i fiori giusti per loro.
Ecco alcuni esempi di fiori tra i più noti adatti ai bambini ADHD e i sintomi che ne richiedono l’utilizzo:
Aspen            Paura di restare soli, di dormire al buio, dell’’uomo nero’.
Centaury      Eccessiva sensibilità agli elogi e ai rimproveri.
Cerato           A scuola continuano a correggere anche se ciò che hanno scritto è giusto.
Cherry Plum Scoppi d’ira incontrollati.
Clematis       A scuola sono distratti e sognano ad occhi aperti.
Holly              Gelosia e rabbia per la nascita del fratellino.
Impatients    Bambini che non riescono a rimanere seduti.
Larch             A scuola si sentono inadeguati.
Mimulus        Si aggrappano paurosamente alla madre, hanno paura di dormire.
Rock Rose   Panico, paura manifesta
Vervain         Bambini iperattivi, difficili da mandare a letto la sera.
Vine               Bambini aggressivi che picchiano i loro compagni.
Rescue Remedy (Rimedio di pronto soccorso, costituito dall’insieme di 5 fiori)
Per i traumi improvvisi, come pronto soccorso fisico e psicologico.
I rimedi possono essere combinati tra di loro, sino ad un massimo di 5 per volta, per rendere il più personale possibile l’intervento.
Dopo aver scelto i rimedi, si mettono 2 gocce (4 gocce per il Rescue Remedy) di essenza pura per ogni rimedio in un flaconcino da 30 ml, che abbia il contagocce. Si aggiungono 2 cucchiaini di Brandy (o aceto di mele per bambini) e si finisce di riempire di acqua di sorgente o, in mancanza, di acqua minerale naturale da bottiglia di vetro.
Se ne prendono 4 gocce alla volta, per 4 volte al giorno, cominciando la mattina prima di colazione e finendo la sera prima di dormire, possibilmente sempre lontano dai pasti.
Le dosi sono uguali per gli adulti e per i bambini.
I fiori non hanno effetti collaterali di alcun tipo o pericolo di tossicità e possono essere usati contemporaneamente a medicinali omeopatici e farmaci tradizionali (chimici). A volte, ma raramente, può verificarsi un’eruzione cutanea dopo l’assunzione dei fiori: è un segno positivo, significa che l’organismo comincia a liberarsi delle tossicità, mandandole in superficie, quindi il rimedio sta agendo in profondità.
Tabella riassuntiva fiori Bach e stati d’animo collegati
nome del fiore
cosa cura
aspetto positivo
Ansia, tormento,fuga dai confronti e dalle tensioni
Si trova pace e serenità con se stessi e gli altri
Paura dell'ignoto, angoscia
Sicurezza e capacità di farsi valere, protezione
Ipercritico, arrogante, rigidità dei valori
Empatia, profondità
Scarsa volontà, paura di deludere
Rafforza la personalità
Indecisione, sfiducia nelle proprie intuizioni
Chiarezza nelle scelte e nell'azione
Perdita di controllo, paura di impazzire
Serenità, tranquillità interiore
Scarsa attenzione, attegiamenti ripetuti
Concentrazione, integrazione delle esperienze vissute
Ricatto morale, autocompatimento
Capacità di amare spontaneamente, cura degli altri
Distrazione, mancanza di concetrazione
Creatività pratica e produttiva
Perfezionista, rifiuto del proprio aspetto fisico
Accettazione del proprio corpo, serenità
Momentaneo scoraggiamento, troppi impegni
Concretezza ed equilibrio
Pessimismo, scetticismo
Capacità di affrontare gli ostacoli, sicurezza
Rassegnazione, senza speranza
Forza d'animo, capacità di affrontare le situazioni
Solitudine, eccessiva loquacità
Accettazione della vita, empatia, migliori relazioni
Gelosia, collera
Comprensione e amore, senso di calma
Nostalgia, si vive nel passato
Integrazione delle esperienze passate, interesse per il presente
Stanchezza mentale, scarso interesse per la quotidianità
Energia e gioia
Frenesia, impazienza
Rispetto degli altri, pazienza, profondità
Insicurezza, paura di sbagliare, sfiducia di se stessi
Coraggio, e sicurezza nelle proprie capacità
Paure, timidezza, insicurezza
Coraggio, saggezza interiore e sensibilità
Malinonia, depressione, abbattimento
Forza interiore, fiducia
Eccessivo senso del dovere, stanchezza
Rispetto di se stessi, forza
Sfinimento fisico e psichico, astenia
Forza fisica e mentale, vitalità
Senso di colpa, inadeguatezza
Autoaccettazione, perdono di se stessi
Preoccupazione eccessiva per gli altri
Sicurezza degli affetti, autonomia emotiva
Panico, terrore, paure che bloccano
Rigenerazione nervosa, calma
Rigidità, eccessiva autodisciplina
Accettazione della vita, flessibilità
Indecisione, alternanza
Forza decisionale, caapcità di scelta
Traumi, shock, traumi
Si integrano gli eventi traumatici, ritrovando la forza
Disperazione
Capacità di trasformare e di ritrovare la luce
Fanatismo, tensione
Calma, attenzione verso i bisogni degli altri
Ambizione, desiderio di dirigere tutto
Carisma, rispetto e amore
Scarsa capacità di adeguarsi ai cambiamenti
Protezione, flessibilità ed accettazione del nuovo
Distacco, solitudine, senso di superiorità
Partecipazione, simpatia
Pensieri ripetitivi, fatica mentale
Chiarezza nel pensiero, tranquillità
Dispersione, scarsa capacità di scelta
Si scopre il proprio valore e la propria missione
Apatia, scarso interesse
Decisione, motivazione, gioia anche nella routine
Risentimento, amarezza
Si guida il proprio destino, ottimismo





TERAPIA CRANIO-SACRALE


La Terapia Cranio Sacrale è una tecnica messa a punto dall'osteopata John E.      Upledger, professore di Biomeccanica della Facoltà di Medicina Osteopatica pressa l'Università del Michigan. Oltre trent'anni fa, nel corso di un intervento chirurgico, egli osservò un movimento delle membrane interne al cranio fino ad allora mai rilevato, e cominciò a studiarlo cercando risposta.
Fu così scoperto il ritmo cranio-sacrale, e dopo quasi vent'anni di ricerche fu messa a punto una metodologia fondata su questo movimento fisiologico. Questo ritmo garantisce la corretta e costante nutrizione del cervello, l'organo deputato al mantenimento degli equilibri fisiologici e psicologici nell'essere umano, e appare modificato in presenza di patologie organiche o in seguito a traumi, fisici o psicologici. Il sistema cranio-sacrale prende nome dalle ossa che, insieme alle vertebre, circondano il sistema nervoso, cioè le ossa del cranio e  l'osso sacro. Il cervello e il midollo spinale sono ricoperti da membrane protettive che formano intorno ad essi una sorta di involucro unico, nel quale circola il liquido cerebrospinale.
Questo liquido viene prodotto e riassorbito all'interno della scatola cranica creando un ritmo, che si propaga in tutto il corpo come un movimento leggerissimo, sia in corrispondenza delle varie ossa del cranio e lungo tutta la colonna vertebrale fino all'osso sacro, sia nelle partì periferiche del corpo attraverso la fascia connettivale.

COME AGISCE LA TERAPIA
E' noto che il cervello e il midollo spinale coordinano tutte le nostre percezioni e i nostri movimenti e regolano tutte le funzioni corporee quali il battito del cuore, la digestione, la respirazione. Nel cervello inoltre si trovano l'ipotalamo e l'ipofisi importante centro che regola ed è a sua volta regolato da altre ghiandole come l'epifisi, la tiroide, il pancreas, le surrenali, le gonadi, e che produce alcuni importanti ormoni.
Questi centri regolano inoltre la percezione della fame e della sete, garantiscono la termoregolazione, hanno influenza sulla respirazione, sull'attività cardiovascolare, sul ritmo sonno-veglia, sulla produzione di ormoni sessuali.
Se il ritmo cranio-sacrale è disturbato a causa di una qualsiasi tensione presente nei  tessuti del corpo (come conseguenze di un qualsiasi trauma fisico o emotivo anche di vecchia data o una cicatrice), possono verificarsi inconvenienti che vanno dall'insonnia all'ansia, dalla depressione all'emicrania, dal mal di schiena alla stanchezza cronica, oppure la disfunzione dì un organo particolare.
Nel corso di un trattamento terapeutico il ritmo craniosacrale viene riportato in equilibrio grazie all'allentamento delle tensioni e delle restrizioni corporee, cosicchè l'intero organismo possa riattivare correttamente i propri meccanismi di funzionamento.
Con un movimento delicato, applicando una forza generalmente  inferiore ai 5 grammi (il peso di una monetina), i terapisti eliminano le restrizioni nei tessuti sia all'interno del sistema craniosacrale sia nel resto del corpo, facilitando la circolazione del liquido cerebrospinale e migliorando il funzionamento neuronale.
Ciò a sua volta contribuisce ad eliminare gli effetti negativi dovuti allo stress, a rafforzare la resistenza alle malattie, a rallentare i processi di invecchiamento, a migliorare globalmente lo stato di salute.



ADHD e YOGA


Un aiuto concreto al problema viene anche dallo yoga, che sviluppa l’armonia e l’equilibrio interiore, mentre la respirazione completa aumenta la capacità di concentrazione e di apprendimento e induce il rilassamento. Una pratica costante è caldeggiata anche da molti medici dell’età evolutiva. Lo yoga non può certo essere una panacea, però è un momento bello, sereno e gioioso in cui i bambini non sono in competizione fra loro e già questo li fa sentire meglio. I genitori riferiscono che i piccoli perdono aggressività e sono più dolci e pazienti con i fratellini. Lo yoga, dunque, può aiutare i bambini ipercinetici e aggressivi. Gli asana riequilibrano sia il corpo fisico sia quello energetico. Lo yoga agisce sulla colonna vertebrale rafforzando organi e struttura ossea, innalza naturalmente le difese immunitarie e rilassa le fasce muscolari. E’ utile per riequilibrare i chakra e armonizzare le energie sottili, e risulta particolarmente efficace in sinergia con i fiori di Bach. I maestri yoga suggeriscono il ‘saluto al Sole’ o ogni altra sequenza che includa una estensione (per esempio la Pinza), un inarcamento (il Ponte, che piace molto ai bambini), una rotazione della colonna vertebrale (il Triangolo), infine una posizione di equilibrio (come l’Albero). Oltre alla respirazione completa (addominale, toracica, clavicolare), un valido aiuto viene anche da altre tecniche semplici di ascolto o di rilassamento.




BIBLIOGRAFIA

-       Paola Giovetti – INDACO – I Bambini Indaco realtà del terzo millennio – Ed. Mediterranee 2007.
-       Nancy Ann Tappe – UNDERSTANDING YOUR LIFE THROUGH COLOR – Starling publisher 1982.
-       Carolina Henenkamp – manuale per genitori dei bambini indaco – Macro Edizioni 2006.
-       M.B. Toro, T. Cantelmi, M.R. Parsi – Un bambino maleducato – I garanti – Salani Editore 2007.
-       Atti del XVIII Congresso Nazionale di Omeopatia, Omotossicologia e medicina Biologica – Milano, 31 Maggio – Roma, 7 Giugno 2003 (allegati).
-       Maria Fiorella Coccolo – Guida alle terapie naturali – Edizioni Riza.
-       Marilena Zanardi – Curarsi con i Fiori di Bach – Edizioni Riza.
-       Angela De Simine – I Fiori di Bach – Reverdito Edizioni.
-       www.omeopatia33.it
-       www.yogajournal.it
-       www.anagen.net
-       www.altropensiero.com
-       www.bimbonaturale.org



 Se qualcuno fosse interessato agli atti del convegno e non li trovasse in rete, mi mandi una mail all'indirizzo "luciana.riflessologia@yahoo.it" e glieli spedirò. 
Luciana

[1] Nota: tutte le prescrizioni di rimedi sono di competenza esclusiva del Medico omeopata. Ho scelto di allegare in calce gli Atti del Congresso Nazionale di Omeopatia, Omotossicologia e medicina biologica del 2003

 LA MEDICINA BIOLOGICA OTTOBRE - DICEMBRE 2003
THERAPEUTICS
APPROCCIO OMEOPATICO
– OMOTOSSICOLOGICO
AL BAMBINO IPERATTIVO
HOMEOPATHIC – HOMOTOXICOLOGICAL APPROACH
TO THE HYPERACTIVE CHILD

Per riferimento bibliografico:
BIANCHI I. - Approccio omeopaticoomotossicologico
al bambino iperattivo.
La Med. Biol., 2003/4; 3-14.
Indirizzo dell’Autore:
Prof. Ivo Bianchi
– Presidente A.I.O.T
– Docente della Scuola Triennale di
Omeopatia, Omotossicologia e
Discipline Integrate.
Via Cà dei Cozzi, 10
I – 37126 Verona

1 commento:

  1. http://bambinioggi.blogosfere.it/2011/02/la-sindrome-da-disturbo-di-attenzione-e-davvero-una-malattia.html

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