11 luglio 2010
Eccomi seduta qui. Ormai si vede solo una striscia di terra. E' illuminata e lontana: Kiel. Punto di partenza. Punto di arrivo, come se si potesse distinguere l'uno dall'altro. Un viaggio comincia nel momento in cui lo si è pensato. tante distrazioni, tanti piccolo disguidi ma ora, finalmente, ho preso il largo. Certo non è una dimensione che mi appartiene. Troppo ostentare, finto e pacchiano lusso. Più che su una nave siamo in una piccola città galleggiante. Tutto è ovattato, troppo sguaitamente luminoso, plastico. tanti stranieri. Tutta la mia vita è piena di stranieri. Forse la straniera sono io e, ancora una volta, mi stupisco. Ho ancora la notte umida e appiccicosa di Milano addosso. Autan, stanchezza, sensazione di non ritorno. Quella nostalgia che mi prende sempre prima di una partenza. Non tutte le mie cose importanti sono con me. le porto dentro. Sono valigie pesanti, piene di tutto quello che mi serve. Non si vedono, non si fanno attendere al nastro bagagli. Talvolta non si aprono, ci si dimentica la combinazione. A volte, durante i viaggi, si sciupano. Una crepa qua, un gibollo là... Spesso qualcosa al loro interno si rompe. Forse era stato imballato male, forse era fragile, forse, forse... Con pazienza e follia riordino sempre tutto. Colore per colore. Consistenza per consistenza. E che piacere ritrovare le cose come le ricordavo. Ogni tanto non le ritrovo ma mi basta allargare le narici per inspirarne l'odore e visualizzarle lì dove non sono ma dovrebbero stare.
I gabbiani volano e mi richiamano dal mio sognare. E' tempo di voltare pagina
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