Avevo capito che rinunciare a se stessi, non amarsi è come sbagliare a chiudere il primo bottone della camicia. Tutti gli altri poi sono sbagliati di conseguenza. Amarsi è l'unica certezza per riuscire ad amare davvero gli altri.
Fabio Volo dal libro "È una vita che ti aspetto"




giovedì 28 ottobre 2010

STAR BENE AL VERDE

Nell'archivio storico del Corriere della Sera ho trovato questo bell'articolo pubblicato su Corriere Salute nel 1998...buona lettura
Perche' le piante medicinali possono aiutare a curarci. Non " alternativa " alle terapie convenzionali, ma valido supporto per il massimo beneficio ; E' questa la piu' moderna visione della fitoterapia, che è entrata con tutto rispetto anche negli ospedali ; Perche' studi condotti con rigore scientifico hanno verificato l' efficacia di molte erbe. naturalmente di buon passo. dolore al tallone: la cura con omeopatia o oligoterapia

Star bene al verde perche' le piante medicinali possono aiutare a curarci
Non "alternativa" alle terapie convenzionali, ma valido supporto per il massimo beneficio. Questa la piu' moderna visione della fitoterapia, che e' entrata con tutto rispetto anche negli ospedali . Perche' studi condotti con rigore scientifico hanno verificato l'efficacia di molte erbe Da popolare e alquanto magica "medicina delle erbe", la fitoterapia e' diventata, in tutto il mondo, parte integrante della medicina ufficiale. E ne e', a tutti gli effetti, una branca non proprio secondaria. E' cio' che sostiene il dottor Fabio Firenzuoli, presidente dell'Associazione nazionale medici fitoterapeuti (Amfit), che all'ospedale San Giuseppe di Empoli (Azienda Usl 11, Regione Toscana) ha aperto il primo servizio specialistico di fitoterapia in Italia. "Possiamo affermare con certezza" dice Firenzuoli "che davvero la fitoterapia rappresenta un aspetto importante della terapia medica. Non e' affatto una medicina a se', "alternativa", "parallela" o "dolce" che dir si voglia, intesa come non scientifica, empirica, illusoria, inutile". La gente che entra in farmacia non si rende conto che moltissimi prodotti, anche fra le specialita' medicinali regolarmente registrate e presenti nel Prontuario, sono di origine vegetale. Basti dire che nella classe A (quella dei farmaci a carico del Servizio sanitario nazionale) si contano, per esempio, analgesici come la morfina (dal papavero), cardiocircolatori come la digotossina e la digitossina (dalla digitale), broncodilatatori come la teofillina (dal caffe'), antitumorali come la vincristina e la vinblastina (dalla pianta della vinca), miorilassanti come la tubocurarina (dal condrodendro la pianta del curaro). Superano di gran lunga il migliaio le specialita' farmaceutiche costituite da estratti o da principii attivi naturali semisintetici o sintetici che vengono da piante medicinali. Le novita' della ricerca "Va pero' chiarito" precisa il dottor Firenzuoli "che nella pratica clinica per fitoterapia intendiamo la cura delle malattie con le piante medicinali e i loro derivati, sotto forma di estratti di vario tipo, sovente complessi, invece che l'utilizzo di singole molecole di origine vegetale caratteristiche dei farmaci di produzione industriale, come quelli cui si accennava. "La fitoterapia" prosegue l'esperto "e' in grande evoluzione anche sul piano della ricerca. Sono stati scoperti nelle cellule del nostro organismo i recettori di molte sostanze terapeutiche provenienti dal mondo vegetale. E mentre e' stato accertato che le proprieta' curative di certe erbe, tramandate di generazione in generazione, sono frutto di fantasia o del pensiero magico popolare, negli ultimi anni si e' avuta la conferma scientifica dell'attivita' ansiolitica, antireumatica, antidepressiva, anticancerogena, antibiotica, antiossidante, antivirale, immunostimolante di numerose piante da molto tempo in uso nella fitoterapia. D'altra parte ne sono stati messi in evidenza anche i limiti curativi, i potenziali effetti collaterali negativi e le controindicazioni, riconoscendo che "naturale" non significa sempre "innocuo" o "salutare". C'e' ancora, tuttavia, chi ritiene che con le piante si possano curare, tutt'al piu', disturbi minori non ancora classificabili come sintomi di malattia vera e propria. Disturbi come tosse, cattiva digestione, stitichezza, stress, insonnia. E c'e' anche chi afferma che le piante medicinali hanno piu' che altro il ruolo di placebo, di pseudofarmaco che agisce per suggestione. "Invece la fitoterapia ha indubbiamente una parte di rilievo nella cura di molte malattie" spiega Firenzuoli "e puo' integrarsi, o in alcuni casi deve, con altre forme di terapia. Cosi', per curare una broncopolmonite il farmaco di prima scelta sara' pur sempre un antibiotico; associato, eventuamente, a un estratto vegetale coadiuvante per una piu' rapida e migliore guarigione. Con la fitoterapia e' possibile intevenire favorevolmente in molte malattie, su persone di ogni eta', compresi i bambini. "D'altronde", continua l'esperto, "rileviamo un costante aumento di richieste di genitori che desiderano curare i figli con le piante medicinali, in caso di malattie recidivanti delle prime vie respiratorie (tonsilliti, adenoiditi), di otiti, dermatiti, mal di testa, disturbi digestivi e altro". E nell'adulto quali malattie si possono meglio curare con la fitoterapia? "Esempi comuni di patologie per le quali anche nell'adulto e' adatta una fitoterapia sono malattie reumatiche, asma bronchiale, malattie metaboliche (iperlipidemia, diabete, obesita'), malattie circolatorie (stadi iniziali di arteriopatie, ipertensione arteriosa), malattie dell'apparato digerente (gastroduodeniti, epatopatie, colon irritabile, stitichezza), disturbi della menopausa, turbe neurologiche minori (insonnia, depressione, ansia, vertigini) e numerose infezioni (acne, sinusiti, otiti, bronchiti, cistiti)".
Cesare Capone .
DA OLTRE SESSANT'ANNI IN ATTESA DI UNA LEGGE (ricordatevi che è stato pubblicato nel 1998)Che il settore erboristico aspetti da anni una legge che tarda troppo ad arrivare lo dicono le date: l'ultima regolamentazione sull'argomento risale addirittura al 6 gennaio del 1931. E, visto l'interesse che le cure alternative stanno riscuotendo in tutto il mondo, non c'e' dubbio che la situazione debba essere chiarita entro brevissimo tempo. Attualmente e' all'esame della Camera una proposta per la regolamentazione della materia. Va comunque detto che "erboristeria" e' il negozio dove si vendono piante officinali, cosmetici e alimenti cosiddetti "biologici". Il termine di "Erboristeria medicinale" e' quindi usato impropriamente e puo' generare equivoci: per la legislazione italiana ogni prodotto (anche le piante medicinali) presentato in forma e dose di medicamento deve essere venduto non in erboristeria ma in farmacia. Con pianta medicinale si intende, secondo l'Oms, l'Organizzazione mondiale della sanita', "qualsiasi vegetale che contiene in una o piu' parti dei suoi organi sostanze che possono essere utilizzate a fini terapeutici o che sono i precursori di emisintesi chemio - farmaceutiche". "A questo punto - dice il dottor Fabio Firenzuoli - diventa indispensabile e urgente una legislazione che preveda e definisca il ruolo del "farmaco fitoterapico", cioe' la pianta medicinale e i suoi derivati con valenza farmacologica e quindi utilizzabili come medicamenti, che possano essere adeguata
mente registrati come farmaci e sottoposti a tutti i controlli previsti, a garanzia della salute pubblica". Le tre conferme piu' recenti . In regola con la scienza Risultati positivi da corrette sperimentazioni. Negli ultimi anni si sono moltiplicati gli studi clinici sulla reale efficacia di varie piante medicinali. Studi condotti secondo le procedure che vengono normalmente usate in ambito scientifico e cioe': scelta di pazienti con sintomi omogenei e informati della loro partecipazione a un test; impiego, e quindi confronto, della sostanza e di un placebo; scelta casuale dei pazienti destinati a prendere il principio attivo e di quelli destinati invece al placebo; somministrazione "in doppio cieco", il che significa che sia i pazienti sia i medici ignorano quali persone stanno usando la sostanza attiva e quali il placebo. Queste ricerche hanno convalidato le proprieta' terapeutiche delle piante in esame, confermando e in molti casi chiarendo o ampliando le indicazioni empiriche della fitoterapia tradizionale. Ecco tre esempi recenti e di rilevante interesse che riguardano l'iperico, il ginkgo e un gruppo di piante indiane. In tutti i casi e' stato somministrato il "fitocomplesso" sotto forma di estratto totale della pianta medicinale. Infatti, quando si utilizza il fitocomplesso tutti i componenti interagiscono, rafforzando l'effetto; anzi, in molti casi, questo effetto puo' essere dovuto solo alla combinazione delle sostanze. 
La pianta che ridona il buonumore
Nel Medioevo la chiamavano "scacciadiavoli" perche' si credeva che fosse in grado di respingere gli spiriti maligni. Oggi questa pianta cresce anche alle nostre latitudini allo stato spontaneo ed e' popolarmente nota alla gente come l'"erba di San Giovanni". E' l'iperico (Hypericum perforatum), che ha varie indicazioni terapeutiche tradizionali, fra le quali molti dei disturbi che oggi vengono classificati come depressione. E proprio sull'azione antidepressiva dell'iperico si sono concentrati di recente ben 25 studi clinici controllati ai quali hanno partecipato 3.250 pazienti. Sono stati condotti quasi tutti in Germania, dove l'iperico e' molto in uso e registrato come farmaco rimborsabile dal Servizio sanitario o dalle assicurazioni. Se ne parla per esteso nel libro "L'iperico e la depressione" (l'edizione italiana e' di Longanesi & C.), scritto da tre americani, gli psichiatri Harold H. Bloomfield e Michael Nordfors con il divulgatore Peter McWilliams. Il volume, che e' un best seller negli Stati Uniti, ha contribuito a scatenare in questo Paese una vera "corsa all'iperico" nei supermercati e nei negozi di prodotti per la salute. I venticinque studi clinici sopra accennati concordano nella conclusione che l'iperico e' indicato nelle depressioni lievi e moderate, negli stati depressivi tipici dell'autunno - inverno e nei disturbi psicovegetativi della menopausa. Al termine di tutte queste ricerche, in una misura variabile tra il 50 e l'80 per cento, i risultati ottenuti con l'impiego dell'iperico si sono, infatti, rivelati sovrapponibili a quelli ottenibili con una dose medio - bassa di un farmaco antidepressivo di sintesi.
Dall'albero un aiuto per l'Alzheimer
Il ginkgo (Ginkgo biloba) e' un grande albero, uno dei piu' antichi del Pianeta, originario della Cina. Le ricerche in corso negli ultimi trent'anni si sono indirizzate sulle capacita' del ginkgo di migliorare la circolazione cerebrale insufficiente, aiutare la memoria e la concentrazione e di influire positivamente sulle demenze presenili e senili. Ma scarsi e non decisivi erano stati finora gli studi clinici controllati e i rispettivi risultati. Un notevole passo avanti e' stato fatto ultimamente con lo studio condotto negli Stati Uniti in sei centri di ricerca facenti capo al Dipartimento di psichiatria del New York Institute for Medical Research. Lo scopo era di accertare l'efficacia e la sicurezza del ginkgo sommistrato per 52 settimane a 202 pazienti di entrambi i sessi, dai 45 anni in su, affetti in forma moderata o severa da morbo di Alzheimer e da demenza multinfartuale dovuta a una serie di piccoli infarti che danneggiano il cervello. Lo studio e' stato pubblicato integralmente dall'autorevole Jama (Journal American Medical Association). Queste, in sintesi le conclusioni dello studio: il ginkgo e' stato in grado di stabilizzare e in un buon numero di casi migliorare, per un periodo da sei mesi a un anno, le facolta' cognitive e le funzioni sociali dei pazienti. I risultati sono stati obiettivamente misurati e riconosciuti con l'impiego di test psicologici standard. Quanto alla sicurezza dei prodotti e alle conseguenze che potrebbero derivarne dall'uso prolungato, nessun effetto collaterale negativo e' stato segnalato dalle persone sottoposte allo studio. 
Indirizzi utili Cosi' sai a chi ti affidi Chi desideri consultare medici esperti in fitoterapia puo' rivolgersi a questi indirizzi: * Associazione nazionale medici fitoterapeuti (ANMFIT), Ospedale San Giuseppe, via Paladini 40, Empoli (Fi). Tel. 0571 - 7021, fax 702629. E - mail alla seguente casella postale: ANMFIT DADA.IT * Societa' italiana di fitoterapia (SIFIT) Istituto biologia, via Pendola 62, Siena. Tel. 0577 - 263525, fax 263509.
Dolore al tallone
Naturalmente di buon passo
Un dolore localizzato alla pianta del piede e' un sintomo piuttosto frequente negli adulti. Si parla di sindrome dolorosa del calcagno, sindrome dello sperone calcaneare, sindrome del cuscinetto calcaneare perche' puo' avere numerose cause: lesioni a livello dell'osso, del tessuto connettivo, del tessuto adiposo, dei nervi, della cute. Puo' dipendere anche da infezioni, corpi estranei o malattie come artrite reumatoide, spondilite anchilosante, gotta, psoriasi. Peso eccessivo, calzature sbagliate, attivita' lavorativa che richiede di stare a lungo in piedi o, al contrario, eccessiva sedentarieta'. Un aiuto puo' venire da esercizi di allungamento del tendine di Achille e della fascia plantare guidati da un fisioterapista. Inoltre, si puo' ottenere giovamento con alcune "cure" naturali. Omeopatia: Hekla lava 5CH: 3 granuli due volte al di'; utile per trattamenti a lungo termine nei casi di osteiti e periosteiti. Thuya 9CH: 5 granuli al di' associati a dieta adeguata, quando il sovrappeso e' una delle concause piu' evidenti. Fitogemmoterapia: Ampelopsis Weitchii (vite vergine) MG1DH: 30 gocce tre volte al di' nelle forme infiammatorie. Oligoterapia: a giorni alterni Manganese, Cobalto e Fluoro, una dose. Paola Nannei .
Sollievo dall'India ai reumatismi
Nel corso del recente congresso dell'Associazione nazionale medici fitoterapeuti svoltosi a Milano, il dottor Virender Sodhi, ricercatore farmacologo della Bastryr University di Washington, ha riferito le ultime novita' su alcune piante ad attivita' antireumatica native dell'India, utilizzate dalla locale medicina ayurvedica e dalla fitoterapia occidentale. Sono, secondo l'esperto americano, totalmente prive degli effetti collaterali dannosi dei Fans (farmaci antinfiammatori non steroidei) e dei farmaci steroidei come i cortisonici. Una notevole attenzione va data alla "sallaki" (Boswellia serrata), della quale alcune importanti ricerche cliniche e farmacologiche controllate hanno confermato l'attivita' antireumatica, e in particolar modo contro l'osteoartrite e l'artrite reumatoide. La curcuma (Curcuma longa) e' molto conosciuta come spezia e componente essenziale del curry. Ma puo' essere usata anche come medicamento perche' dotata di attivita' antinfiammatoria paragonabile a quella dei farmaci steroidei (cortisonici) e non steroidei come la indometacina e il fenilbutazone. La sua notevole efficacia ha trovato riscontri in una serie di studi clinici controllati su pazienti affetti da artrite reumatoide. Ulteriori studi clinici controllati hanno dato anche dimostrazione che l'artrite reumatoide e' curabile con un'altra pianta medicinale, l'ashwagandha (Withania somnifera), che ha dimostrato di poter avere un'azione antinfiammatoria simile a quella dei farmaci cortisonici.

Capone Cesare, Nannei Paola

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(8 novembre 1998) - Corriere della Sera

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