Avevo capito che rinunciare a se stessi, non amarsi è come sbagliare a chiudere il primo bottone della camicia. Tutti gli altri poi sono sbagliati di conseguenza. Amarsi è l'unica certezza per riuscire ad amare davvero gli altri.
Fabio Volo dal libro "È una vita che ti aspetto"




martedì 8 dicembre 2009

il racconto nel cassetto - oggi mi sento coraggiosa

Come si fa a dire “crepa” ad una persona eppoi ad aspettarsi che quella, qualora le parole abbiano un potere, quando sta per crepare chieda il tuo aiuto?
Come ogni mattina bisognava alzarsi…La sveglia gracchiava almeno da 5 minuti.
Chissà perchè tutta questa voglia di guadagnare tempo?

Radio a manetta:
“Notizie della sera:
Milano - ore 22
trovato corpo di donna nudo in un canale, dai primi accertamenti la morte sembra causata da strangolamento.
La donna non aveva con sé documenti. “

Come al solito la non cura dei particolari regnava sovrana.
Che senso avrebbe abbinare maglia e pantaloni se poi, una volta estinti, ti spogliano e ti vestono come vogliono loro?
Già, ma Loro chi?
Anche questo è uno di quei dubbi che non ti permette una organizzazione che si possa definire tale…
Molto dipende dal gusto di chi sceglie per te. Oddio, gusto forse è esagerato, semplicemente basterebbe dire “voglia”.
Come si fa ad avere voglia di scegliere abiti per qualcuno che nemmeno li vede e vanno a dissolversi, come l’essenza e la sostanza di chi li indossa per l’ultimo viaggio.
Viaggio, poi, che termine è?
Un viaggio ti porta sempre da qualche parte. Anche quando tu non te ne accorgi.
Ogni passo in avanti o in qualsiasi altra direzione, ti muove nello spazio e anche, se vuoi, nel tempo, nelle sensazioni.
Oggi non era giorno di viaggio. Non ci sarebbe stata alcuna partenza (quella era iniziata molto tempo prima) ma, semmai, si prospettava un insolito ritorno.
Vestita secondo una legge di casualità, scendevo in cucina.
Che bella la mia casa quando è vuota! Respira, pulsa. Non sempre è gradevole sentirla così palpitante. A volte è nervosa, irascibile. Altre è lo specchio della quiete. Quel mare denso e calmo che ti invoglia a bagnarti, lasciarti sommergere ed invadere dall’acqua, ogni poro, ogni senso.
Ho provato dolore in quella ed in altre case, ma, una volta capito quali stanze chiudere a chiave, tutto è diventato più facile.
Ecco, sono pronta veramente, adesso. Tutto mi chiama all’azione, svelta, esci, muoviti, respira, pensa..quante cose dice il mio cervello. Ed io ascolto, ubbidiente come non do mai l’impressione di essere.
“Possiamo parlare di crescita autentica quando si è in grado di fare le solite cose in modo diverso non quando si fanno cose diverse nel solito modo”.
Questa frase l’ho sposata da quando l’ho sentita ad un corso. Strano, vorremmo dire tante cose e quando le sentiamo, dette da altri, ci stupiamo dei nostri pensieri. Sembrano sempre più profondi ed elaborati espressi con stile e maniera da qualcuno diverso da noi, ma così simile.
Non è che io sia sempre così. Non so nemmeno dire come. Colgo sfumature in ogni cosa. Guardo con gli occhi perennemente spalancati.
Già il mio viso, per chi lo sa guardare, dice molto.
La struttura ossea è marcata, decisa. Ma l’ovale è gentile. Grandi occhi, grandi labbra. Osservo, parlo, esprimo.
I capelli tradiscono il mio rigore. Ricci, in perenne movimento.
Onestamente mi piaccio. MI trovo bella anche se, come si dice, un prodotto di nicchia (per intenditori, insomma).
Faccio una vita che, molto spesso, non mi appartiene.
MI sento estranea alla mia vita. Come vederla da fuori.
Non amo la solitudine ma sono sola, disperatamente sola.
Sono cinica e ironica e questo mi permette di andare avanti (quasi sempre).
Oggi c’è vento. Amo il vento ed il temporale.
Salgo sull’autobus, scanso le orde di studenti (ero anch’io così rimbambita? Forse basterebbe semplicemente che mi chiedessi se ero).
Mi piace guardare le persone, immaginare le loro vite, fare congetture su cosa faranno, cosa hanno fatto. Vorrei parlare con tutti. Chiedere notizie. Semplicemente sapere cosa amano e cosa odiano.
A volte sorrido ma non si è più abituati a guardarsi e così il destinatario di cotanta felice generosità, distoglie lo sguardo. Che occasione sprecata!
Quando entro in ufficio rivivo appieno la condizione dei miti e degli eroi.
Entro nel “Magico Mondo”. Per sopravvivere tramuto la realtà in qualcosa di fantastico. Il Magico Mondo comincia a vivere alle 9, minuto più, minuto meno.
Tutto è possibile, lì. Ovviamente il mio potere è smisurato. Decido chi salvare, chi distruggere. Sono la sola che vede tutto.
Fortunatamente questo delirio di onnipotenza alle 16 finisce.
Ci si potrebbe divertire un mondo, nel Magico Mondo, ma tutti sono confusi, isterici, piccoli e molto, molto ottusi.
Così non resta che lasciarli al loro destino e sperare che si autoeliminino, come un nastro segreto destinato ad una spia russa (senza offesa per quella popolazione).
“Possiamo parlare di crescita autentica quando si è in grado di fare le solite cose in modo diverso non quando si fanno cose diverse nel solito modo”.
Ecco spiegato il significato della frase a me tanto cara!
Io faccio il solito lavoro ma in modo diverso, oserei dire creativo.
Da piccola avevo un mondo tutto mio, abitudine dannosa ma meravigliosa.
Ero sempre “diversa”. Speravo, come molti bambini, di essere stata adottata.
Non potevo credere che quelli che venivano definiti dagli altri (loro non si erano mai definiti in nessun modo) “Genitori”, lo fossero veramente.
Non mi tornavano mai i conti.La mamma premurosa, sorridente, gentile, educatrice..niente di tutto questo. Ma anche allora ero eroina del mio fantastico mondo personale.Mi convincevo che la realtà reale stava al di fuori da quelle mura. Mi facevo da mamma con molto rigore ed attenzione.Non mi concedevo vezzi, disattenzioni. Ero nuda e pura. Non particolarmente sensibile. La sensibilità, ho imparato anni dopo, ti ammazza.Che bambina intelligente! Così piccola, così sola, così preparata!
Uno dei miei difetti è la velocità. Non dico quella positiva, quella che ti godere del vento in faccia.Ho una velocità tipo fast-food. Tutto e subito (senza nemmeno guardare il prezzo).Non ascolto mai fino in fondo…tempo perso. Non gusto l’attimo e non vivo qui ed ora, come dice un saggio contemporaneo.Ogni occasione persa è un’occasione che non torna più. Carpe diem, cogli l’attimo, sì, ma a che prezzo.
A questo punto credo di poter iniziare questa storia e se tu hai avuto la pazienza di arrivare fin qui, beh, sei più bravo di me.
Chissà perché penso a te, lettore uomo, è molto più probabile che tu sia una Lei.
Questo è indifferente. Voglio, per un attimo solo, essere accolta dalla tua anima, senza razionalità, senza giudizio.
Non è quello che vorremmo dagli altri? Arduo il compito ma impagabile il risultato.

“Mi chiamo Eva.Sono in una età media, vivo in una media città e svolgo un lavoro mediocre.
Non sono brutta ma nemmeno esageratamente bella.
Per passare il tempo e trasmettere i miei pochi valori morali, come capirete non ne ho molti, allevo due figli maschi. Li allevo con poca attenzione, come viene, viene.La sera faccio la prostituta o, come dico io, la battona.
Faccio concorrenza ad un nugolo di sciattone che per 15 € farebbero anche sesso con un gatto randagio.Lavoro su una strada poco frequentata, vicino ad un lampione verde, con la targhetta “Chi tocca muore”. Ho una seggiolina di quelle da campeggio, con la tela rossa e blu a righe. Mi vesto abbastanza ricercatamente. Non dimentico mai di abbinare le mutande con il reggiseno, anche se le prime si consumano sempre molto prima del secondo.Non sopporto le calze bucate e, per questo motivo, sto sempre senza, anche in inverno, quando la brina mi arriva sui peli, anche su quelli più nascosti.Tra i miei clienti non c’è nessun Adone, nessun uomo piacente o particolarmente intelligente.Solo uomini che vogliono scopare, all’insaputa (credono loro) delle mogli, che lasciano a casa coi pargoli (apparentemente più fortunati dei miei!).Ero tutta intenta nelle mie divagazioni circa le qualità umane, quando accosta una macchina.I vetri erano scuri, mmm… macchina di lusso.
Senza scatti o rumori un finestrino scivola verso il basso come la lama di un coltello che affonda nel burro.Una mano ben curata e uno strepitoso orologio da polso fanno capolino.Strano! Non è il mio target. Solo a vedere la morbidezza della pelle, la grana sottile, le lunghe ed affusolate dita, mi viene un colpo al cuore.
Questa è la perfezione! Non vorrei vedere altro. Resterei delusa se tutto il resto non fosse all’altezza di questa inarrivabile estremità umana. Inspiro, un sentore di buono arriva dall’abitacolo. Ascolto…musica soffusa, calda, suadente.Una voce senza inflessione mi chiede di salire – “per favore” – e io salgo. Non ero preparata allo spettacolo. Un uomo di una bellezza paralizzante, quasi perfetta. Intimorente. Sembra di essere al cospetto di nostro Signore. Non sono a mio agio, strano, non lo siamo mai completamente di fronte alla bellezza pura ed assoluta. In questi momenti ci sentiamo in difetto. Come abbiamo potuto dimenticare che nasciamo tutti così? Belli, puri, inarrivabili? Perché ci sporchiamo crescendo, perché permettiamo alla bruttura di contaminarci? Ecco, di fronte alla bellezza senza sfregi, siamo impotenti.Non capisco cosa mi succede. Io non ho chiesto niente. Lui si è fermato. La merce era chiaramente esposta, nulla lasciato all’immaginazione. Cerco di recuperare la mia sicurezza, la mia ostentata sicurezza. Lui, finalmente, parla.
Anzi, sussurra…:”Salvami” Non capisco, devo riappropriarmi dell’uso di tutti i miei sensi. “Salvami, salvami…” Lacrime trattenute da un’immensità sgorgano dai suoi occhi neri e liquidi. Le labbra tremano, le mani si stringono attorno al volante. “Non ti capisco, chi sei? Cosa vuoi?”
“Sono una persona disperata che non vede né presente, né futuro”
“Ho ucciso i miei ideali, ho tradito i miei amici, ho venduto la mia anima…” – silenzio –
Io non so nulla di tutto questo. Come salvare nostro Signore che affonda?Non ho idee, solo istinto, un abbraccio, un caldo abbraccio.
Succede che come una corrente, la sua anima attraversa, per un istante, la mia.
Vedo il buio del suo cuore, sento il gelo nel suo sangue.
Vorrei aiutarlo. Non so perché ma lo amo. Voglio condividere il suo dolore, che è anche il mio. Voglio colmare il vuoto dentro di me, aiutando lui a riempire i solchi della sua anima. Ora piango, piango, sciolgo le emozioni intrappolate nei ghiacciai del tempo. Fuoco, tempesta, vento…tutto si agita dentro di me.
Finalmente sento di essere tutt’uno con il Cosmo, con l’umanità. Percepisco miliardi di dolori come il mio, sconfinate gioie.
Mi stacco dallo sconosciuto, lo guardo con attenzione. Ora è sereno, rilassato. Che occhi buoni ha, che mani grandi. Non mi accorgo che inizia a mancarmi l’aria, le sue mani non mi cingono il collo amorevolmente, mi impediscono di respirare, di muovermi.
Inizia a diventare tutto nero, è come affogare. Non me ne importa.
Salvami, Salvami. Capisco che è giusto così. Capisco che il suo è amore.
Sono stanca, mi lascio andare. Non ho nessuno da salutare, nessuno che mi rimpiangerà.
Addio. “

Notizie della sera:
Milano:
ore 22
trovato corpo di donna nudo in un canale, dai primi accertamenti la morte sembra causata da strangolamento.
La donna non aveva con sé documenti.
Segni particolari, un luminoso sorriso e due occhi grandi spalancati verso il cielo.

nota dell'autore. tutti i diritti di questo racconto sono dell'autrice del Blog. Ogni riferimento a persone , luoghi o situazioni è casuale ed il racconto è frutto di fantasia

2 commenti:

  1. "Il viaggiatore insonne
    se il treno si è fermato
    un attimo in attesa
    di riprendere il fiato
    ha sentito il sospiro
    di quel buio paese
    in un accordo breve..." (S. Penna)

    Ti si perdona anche un post lunghissimo...
    Please, another one...

    Nana

    P.S.: quando attivi l'angolo dell'aspirante attore...

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  2. grazie di cuore Anna, hai colto il senso del blog.

    Tu sei una grande, altro che aspirante...

    In poche parole un grande senso. MI piace!

    Un abbraccio

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