Avevo capito che rinunciare a se stessi, non amarsi è come sbagliare a chiudere il primo bottone della camicia. Tutti gli altri poi sono sbagliati di conseguenza. Amarsi è l'unica certezza per riuscire ad amare davvero gli altri.
Fabio Volo dal libro "È una vita che ti aspetto"




domenica 27 dicembre 2009

Metamorfica

Robert St. John
La Tecnica Metamorfica fu intuita alla fine degli anni '50 da Robert St. John, naturopata inglese. Uomo dotato di una capacità intuitiva straordinaria, egli studiò a fondo le diverse scuole di Riflessologia; dopo diversi anni di esperienza, si creò una sua mappa personale dei punti riflessi dei piedi, rendendosi conto di come siamo noi stessi a creare gli stress e i blocchi responsabili delle nostre malattie. Intuì inoltre che tali blocchi non si manifestano solo sul riflesso dell'organo fisico del piede, ma anche sul riflesso spinale della colonna vertebrale, corrispondente a tale organo. Lavorando solo sui riflessi spinali, ebbe dei grandissimi risultati, che non erano però permanenti, in quanto le persone ritornavano dopo un certo periodo di tempo con lo stesso problema. Nel suo lavoro di naturopata, egli constatò che due schemi di base influenzano la nostra vita: lo Schema Afferente (che si muove verso l'interno) e lo Schema Efferente (che si muove verso l'esterno). Egli adottò questi due termini dai suoi studi, e come esempio estremo riportò da un lato le persone che si estraniano dalla vita (estremo afferente), e dall'altra le persone che si tuffano nell'azione con troppo entusiasmo (estremo efferente).
Osservò che, quando egli toccava il punto del tallone, in caso di blocchi o squilibri in quella zona, le persone che ricevevano il massaggio, cominciavano ad esprimere difficoltà nel rapporto con la madre, nel prendersi cura degli altri, nel nutrire ed essere ricettivi; mostravano inoltre scarso radicamento, ovvero stentavano ad "avere i piedi per terra".
In base a queste esperienze Robert St. John definì il tallone, il Principio Materno.
Robert si domandò se fosse possibile rintracciare nel corpo, anche un Principio Paterno.
Ogni volta che, incontrandovi dei blocchi, massaggiava la prima articolazione dell'alluce, constatò che i riceventi mostravano problemi legati al padre, all'autorità in genere e alla difficoltà di esprimere le proprie qualità paterne, come pure problemi a concedersi il diritto di essere se stessi e persino di esistere. Ne dedusse allora che se nella prima giuntura dell'alluce si trova riflesso il Principio Paterno, e cioè il momento del concepimento in cui il padre è più attivo, e sulla parte interna del tallone il Principio Materno, ovvero il momento della nascita in cui la madre è più attiva, il percorso fra questi due punti riflette il periodo della Gestazione. Il lavoro su questa zona venne pertanto definito Terapia Prenatale. E fu in seguito ad un'attenta osservazione e all'ampia esperienza maturata in questo lavoro che, con una sottile intuizione, arrivò ad individuare nel Principio di Autoguarigione l'unica forma di guarigione definitiva. Giunse alla conclusione che questa Tecnica lavora:
nel rispetto della libertà interiore altrui, senza interferenze, ne indirizzi provenienti dall'esterno, permettendo alla Forza Vitale della persona di muoversi e di fluire autonomamente per ritrovare la propria piena potenzialità di fondo che è la vita. Fu a partire da questa presa di coscienza che la Terapia Prenatale prese il nome : di Metamorfica.
Robert St. John è deceduto il 1° novembre 1996 a Torre Pellice (TO)
Gaston Saint-Pierre
Gaston Saint-Pierre, canadese residente a Londra, è stato un brillante allievo di Robert St. John, diventando Praticante della Tecnica Metamorfica dagli anni '70. Ha fondato l'Associazione Metamorfica di Londra. Ha ripreso e approfondito i lavori di ricerca, ampliando l'orizzonte della Tecnica Metamorfica sui Principi Universali a livello mondiale.Nel suo libro "Il Massaggio che Trasforma", Gaston Saint-Pierre scrive:
"Nulla è permanente, nulla è fisso, perciò sta a noi prenderci la responsabilità della nostra evoluzione e cominciare a spingerci al di là delle nostre limitazioni. Il nostro potenziale è illimitato e la scelta è nostra. Tuttavia, dalla vita stessa dipende la nostra scelta e quella vita siamo noi".
*****

Oggi nell'universo stanno avvenendo rapidamente cambiamenti molto grandi. Tale movimento di energie produce paura, alterazione dell'equilibrio interiore e caos nell'essere umano. Questo stato caotico dentro e fuori di noi è dovuto, come si è detto, a movimenti energetici molto forti e a profondi cambiamenti.
In questi ultimi anni sono venuti alla luce molti insegnamenti diffusi mediamente diverse tecniche di crescita interiore. Questi "strumenti" esterni consentono alle persone di trovare, o meglio di ritrovare, il proprio cammino, il proprio equilibrio interiore, indispensabili per vivere consapevolmente la propria esistenza. Il movimento è il risveglio che permette il cambiamento: il cambiamento può diventare trasformazione e metamorfosi. La vita stessa è una continua metamorfosi ed è importante, se non addirittura necessario, abbandonarsi ad essa, solo così veniamo in contatto con il nostro potenziale creativo, la nostra consapevolezza, creando unità tra corpo-mente, materia-spirito, terra-cielo. Anche in natura vi è una continua metamorfosi: il bruco prima di diventare farfalla deve passare attraverso lo stato caotico e informe della crisalide. Questa fase di abbandono è un momento di trasformazione in cui è fondamentale che non vi siano interferenze che disturbino e danneggino quel processo naturale che è la vita.
La Tecnica Metamorfica è semplice approccio verso la trasformazione e la realizzazione del proprio potenziale creativo. In essa il praticante si limita a fare da catalizzatore: non provoca cioè il cambiamento o la guarigione della persona che riceve il massaggio, in quanto è la forza vitale, la vita stessa, che, facendo il suo corso, attua la metamorfosi. La vita stessa è il potere che guarisce
In seguito a quanto espresso, rileviamo dunque come sia importante l'atteggiamento mentale di chi pratica la Tecnica Metamorfica. Il suo scopo è di lavorare con la forza vitale della persona ricevente senza dirigerla, senza canalizzarla in una qualche direzione e senza voler aiutare.
Del resto, se non possiamo respirare, sorridere, mangiare, bere o dormire per un altra persona, come potremmo pensare di poterla guarire?!...
La Teoria
Lo scopo della Riflessologia è di provocare dei cambiamenti nel corpo, principalmente sul piano fisico. Il riflessologo lavora specificamente su aree corrispondenti a malattie che egli tenta di alleviare. La Tecnica Metamorfica lascia alla forza vitale di operare il mutamento del ricevente.
Il praticante metamorfico, lasciando da parte i sintomi delle malattie, lavora sempre sullo schema prenatale in quanto area che rappresenta l'epoca in cui le nostre forze e le nostre debolezze si sono inizialmente stabilite. Con questo metodo si possono produrre dei cambiamenti ai vari livelli: mentale, emotivo, comportamentale ed anche fisico.
Il fatto più importante è che le variazioni nel flusso energetico e lo stato di coscienza durante la gestazione creano le caratteristiche con cui noi viviamo la nostra vita adesso. Poiché il periodo di gestazione fa parte del passato, ne consegue che il lavoro della Tecnica Metamorfica riguarda quel tempo: ma il tempo non è qualcosa di lineare e gli eventi del passato sono ancora con noi. Allentando la struttura del tempo, la forza vitale del paziente può modificare le caratteristiche formatesi nel passato (che sono ancora attive) e scioglierle, creando così una maggiore libertà interiore. I principi e la pratica della Tecnica Metamorfica possono essere usati: da soli o insieme ad altri metodi di medicina ortodossa o alternativa. Data la sua semplicità, e il fatto che il trattamento è piacevole e rilassante, molte persone hanno già deciso di utilizzarla come strumento di crescita e di realizzazione del proprio potenziale. In sintesi, può essere usata da chiunque desideri un cambiamento nella propria vita.
Il Principio delle Corrispondenze
"La Tecnica Metamorfica, sviluppata da Robert St. John, si è ispirata alla Dottrina delle Corrispondenze, formulata da Emanuel Swedenborg, maestro spirituale svedese vissuto nel XVIII secolo. Questo principio è perciò applicabile quando prendiamo in considerazione i tre modi primari in cui la vita si manifesta nell'uomo: come energia, come pensiero e come emozioni".
Essi corrispondono alle tre strutture cellulari di base del corpo umano: tessuti duri, tessuti molli e fluidi. Il principio ci fornisce la mappa per leggere quanto succede a noi, e cioè la funzione delle varie parti del corpo e la comprensione del nostro essere.
La pratica
La ragione per cui nella Tecnica Metamorfica si toccano testa, mani e piedi è che questa tre aree di comunicazione con l'esterno corrispondono alle tre azioni primarie: pensiero, azione e movimento. Ciò spiega perché nella Tecnica Metamorfica si lavora specialmente sui piedi: il nostro avanzare nel mondo parte da essi che corrispondono alla qualità essenziale del movimento e sono espressione del nostro radicamento della vita. Cominciando dunque da essi, la pratica prosegue con le mani (azione) e la testa (pensiero).Come si pratica:
Si attua un leggero sfioramento, tramite i polpastrelli delle dita o del pollice, in su e in giù lungo il riflesso della colonna vertebrale dall'alluce al calcagno. La durata delle sedute è di venti minuti per piede, dieci minuti per mano, cinque minuti per la testa. La frequenza è di una volta la settimana con persone che conducono una vita attiva. Sui bambini sono sufficienti dieci minuti al giorno.
Il Distacco
In questo lavoro è di primaria importanza che il praticante abbia ben chiaro qual è il proprio ruolo nel processo di metamorfosi: quello di catalizzatore. Facciamo un parallelo con ciò che accade in natura, quando, per esempio, la ghianda cade dalla quercia e viene in contatto con la terra, il suo catalizzatore. Non è la terra a far sì che la ghianda diventi quercia, ma è la forza vitale, la vita stessa della ghianda, a consentire la trasformazione.
Nella Tecnica Metamorfica, dunque, il praticante deve fungere da catalizzatore, e quanto meno è coinvolto, tanto più è un buon catalizzatore. Non è lì per fare diagnosi,nè per far guarire o provocare un cambiamento,pertanto, durante il trattamento, deve assumere un atteggiamento distaccato : il distacco infatti è una forma sottile di presenza.
Queste qualità di distacco e compassione si possono notare nei genitori quando osservano il loro bambino che impara a camminare: il bambino si alza in piedi, comincia a camminare, poi cade ripetutamente. Se essi si precipitassero ad aiutarlo non imparerebbe mai a farlo da sè.
I genitori sanno che il bambino ha la capacità di camminare, sanno pure che devono lasciarlo imparare a suo modo, anche se desiderano aiutarlo; si fanno da parte e rimangono distaccati pur sentendo grande amore e compassione.
Abbiamo ripetutamente osservato che la pratica all'interno del gruppo famigliare è di particolare efficacia. Ciò potrà forse stupire, in quanto i genitori tengono ad avere difficoltà ad essere distaccati, soprattutto se il figlio è portatore di qualche handicap.
Eppure, avendo i genitori un così stretto legame genetico con i figli, è come se disponessero di speciali doti intuitive: quando toccano i piedi dei loro figli, le loro dita vengono in qualche modo guidate dalla conoscenza fornita loro dalle proprie cellule


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